23/9/2004 ore: 10:03

Banca Intesa, Ifil e Marcegaglia nel polo turistico di Sviluppo Italia

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            giovedì 23 settembre 2004


            Pagina 31 - Economia
            Dopo l´aumento di capitale i soci privati avranno il 17,5 per cento della Sit
            Banca Intesa, Ifil e Marcegaglia nel polo turistico di Sviluppo Italia
            Cardine del progetto la creazione di un sito capace di mettere in rete 300mila operatori per far crescere il fatturato del 18% in cinque anni
            L´obiettivo è invertire la tendenza e riportare i turisti stranieri in Italia Il piano finanziato con 140 milioni di fondi pubblici già stanziati


            GIORGIO LONARDI

            MILANO - Potrebbe diventare il primo grande operatore turistico nazionale capace di attrarre nel Bel Paese milioni di turisti stranieri. Entro il 15 ottobre Banca Intesa, Ifil Investissements Sa e Marcegaglia spa sottoscriveranno un aumento di capitale di circa 16 milioni di euro nella Sviluppo Italia Turismo (Sit). Al termine dell´operazione i tre soci privati, singolarmente o attraverso una newco posseduta pariteticamente controlleranno il 17,5% di Sit. Una quota destinata a crescere già nel 2005 parallelamente alla riduzione della partecipazione del socio pubblico Sviluppo Italia che per statuto deve uscire dall´azionariato nel giro di un triennio.
            L´obiettivo di Sit, dunque, è arduo ma semplice: creare un polo turistico-industriale in grado di invertire il progressivo declino del turismo estero in Italia. Nel 1970 il nostro paese era la prima meta turistica mondiale. Nel 2003, invece, l´Italia è scesa al quarto posto dopo Francia, Usa e Spagna e rischia di scivolare al quinto. Oggi ad esempio, il più grande tour operator italiano, cioè Alpitour (controllato proprio da Ifil) fattura appena il 4% del primo gruppo europeo di settore. Senza contare che la stessa Alpitour ottiene il 70-80% dei suoi ricavi portando all´estero i turisti italiani e non viceversa.


            La nascita di Sit, però, non è una scommessa isolata ma costituisce il tassello di un progetto più ampio presentato nei giorni scorsi da Massimo Caputi, presidente di Sviluppo Italia, al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Un gruppo di esperti, guidato da Massimo Colomban, fondatore del gruppo Permasteelisa e presidente di Sviluppo Italia Veneto, ha infatti appena presentato un piano per il rilancio del settore che sarà finanziato con uno stanziamento iniziale di 140 milioni di fondi pubblici già approvato dal Cmsi (Comitato dei ministri per la Società dell´Informazione ).


            Come ha spiegato ieri lo stesso Colomban alla Bocconi durante la presentazione del libro "Massimo Colomban e la Permasteelisa" di Carmine Garzia e Andrea Moretti (Isedi) fra gli obiettivi del progetto c´è la messa in rete di 300mila operatori turistici sulla nuova piattaforma www.italia.it. «Fra i nostri scopi ? spiega ? c´è di rendere visibili, prenotabili e vendibili il 95% per cento dei piccoli e medi operatori oggi esclusi dalle grandi reti di commercializzazione turistica mondiale». Una manna per la neonata Sit che grazie a www.italia.it avrà anche la possibilità di «pacchettizzare» un´offerta fino a oggi invisibile.


            Colomban, inoltre, precisa, che la piattaforma web sarà utilizzata per la formazione e la certificazione degli operatori. Ma anche per promuovere marchi locali o tematici (musei aziendali, itinerari del vino eccetera) e lanciare eventi. «La qualità del servizio ? spiega l´imprenditore veneto ? sarà uno dei punti centrali del progetto. Dopo un certo numero di reclami da parte dei clienti, infatti, si verrà esclusi da www.italia.it». Quanto agli obiettivi economici del piano sono ambiziosi. Si tratta infatti di aumentare il fatturato del turismo italiano del 18% nel giro di cinque anni con un incremento del Pil dello 0,4% innalzando l´utilizzo medio delle camere d´albergo in Italia pari al 41% contro il 59% di Francia e Spagna. «In questo modo ? conclude Colomban ? ci sarà anche una spinta a emergere per una bella fetta di economia in nero».

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