Badanti, in regola più della metà La Regione ne fa emergere 3mila
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La lotta contro il lavoro nero dà frutti anche nel sociale
BARI — Molte di loro sono invisibili, spesso ingabbiate nelle case a fare da assistenti per anziani e disabili. Arrivano per lo più dall’Est Europa e per rimanere in Italia sono costrette a pagare anche fino a 4mila euro a chi permette loro di allontanarsi illegalmente dai paesi d’origine. Vivono così le circa 5mila badanti pugliesi: di queste 3mila sono state contrattualizzate nell’ultimo anno dalle famiglie che le ospitano. Da quando, cioè, la Regione Puglia ha avviato il progetto Rosa il restante milione emezzo dall’assessorato regionale alla solidarietà sociale. «Eravamo badanti? Siamo assistenti familiari» lo slogan scelto per la campagna di comunicazione e per l’attuazione del progetto, che sarà approfondito nel convegno di domani. «Lo scopo specifico del progetto è favorire l’emersione del lavoro non regolare nel settore del lavoro di cura — spiega Elena Gentile, assessora regionale alla Solidarietà sociale — dall’altro punta a far sì che le donne lavoratrici possano usufruire di una formazione continua e disegnata sui propri bisogni professionali». L’assessorato al ramo collabora con le cinque province pugliesi e una rosa di altri soggetti coinvolti tra cui Anci, Cgil, Cisl, Uil e la Commissione regionale per le pari opportunità. Duplice la tipologia di destinatari del progetto: da una parte le badanti, che assistono a domicilio le persone disabili, in convalescenza o con problemi di impedimento psicofisico aiutandole a svolgere le normali attività quotidiane, e dall’altra i nuclei familiari che richiedono assistenza personale a domicilio. Il progetto Rosa include anche percorsi di formazione specifica — come l’insegnamento della lingua italiana alle straniere — e campagne di comunicazione e sensibilizzazione. «Abbiamo dato vita a una rete istituzionale di soggetti che, a vari livelli, sono impegnati in azioni che favoriscono l’emersione dal lavoro irregolare nel settore della cura domiciliare — prosegue l’assessora Gentile— in una regione, la Puglia, dove il progetto trova attuazione grazie allo sforzo congiunto dell’amministrazione regionale e delle Province». Intanto dagli inizi di giugno si sono aperte le iscrizioni degli assistenti familiari negli elenchi della Regione. « Chi è interessato può recarsi nel più vicino centro territoriale per l’impiego — conclude l’assessora Gentile — dove gli operatori del centro testeranno il livello di conoscenze generali e quelle tecnico-professionali». Gli operatori cercano cioè di capire il tipo di preparazione degli assistenti domiciliari su igiene e gestione della casa, igiene della persona, preparazione dei pasti e aiuto nell’assunzione dei cibi, sostegno nella mobilità dentro e fuori casa, ritiro prescrizioni mediche, posta, prevenzione degli incidenti domestici, di pronto soccorso, e conoscenza delle tradizioni alimentari locali. Alla fine del colloquio viene valutato se il candidato può essere direttamente iscritto nell’elenco o se deve essere indirizzato a un corso di formazione specifico. (Rete occupazione servizi assistenziali), un sistema per aiutare le colf straniere a «emergere» dal lavoro nero. I risultati dell’iniziativa saranno illustrati domani nella Sala Murat a Bari, in concomitanza con la prima giornata regionale dedicata alla lotta contro la tratta degli esseri umani.