Auto, concessionari in panne Il “salone” diventa un supermarket
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Piazzali vuoti, capannoni semideserti, clienti in fuga. È un panorama di desolazione quello che accompagna oggi le sorti dell’automobile, un settore segnato da manodopera a rischio
licenziamento, vendite ridotte ai minimi e aziende pronte a chiudere. La piaga è italiana ma a Roma fa sentire i suoi effetti più drammatici. Qui la vendita di auto è diminuita del 25% negli ultimi mesi consegnando alla città un cimitero di imprese senza lavoro che si estende da Fiumicino alla Tiburtina. “È sufficiente fare due passi intorno alla Salaria – spiega Davide Colaneri, amministratore delegato del Gruppo Colaneri, uno dei maggiori rivenditori di auto della Capitale – per imbattersi in piazzali e stabilimenti vuoti. Una crisi cui gli imprenditori del settore hanno scelto di rispondere vendendo o affittando i capannoni a supermarket e centri commerciali”. Il risultato è un’enorme perdita di ricchezza, ma anche di posti di lavoro. Solo il mondo dei concessionari occupa nella metropoli circa 10.000 persone, un esercito cui vanno aggiunti tutti i soggetti dell’indotto, dalle assistenze fino alle agenzie delle pratiche auto.
Sono loro le vittime senza nome di una crisi che ha il suo simbolo nei grandi gruppi come Mercedes, Renault, Chrysler, Romana Diesel, tutte ferite aperte intorno alla cintura metropolitana. La denuncia, lanciata da Fausto Quattrini, segretario generale della Filcams Cgil, riguarda in primo luogo la casa tedesca che, dopo aver registrato un calo delle vendite che supera il 40%, ha dovuto mettere mano alla sua struttura interna. Su Mercedes Benz
Italia (la sede amministrativa) e Mercedes Benz Roma (la concessionaria) pendono oggi due procedure di mobilità. Per la prima sono circa 110 i licenziamenti previsti, 35 dei quali in mobilità volontaria e quindi prepensionamento e i restanti con un contratto di solidarietà che impone la riduzione dello stipendio del 20%. Nel caso del concessionario la procedura di mobilità è stata invece avviata per 98 persone con le quali è stato chiuso un contratto di volontarietà. Diversa è la situazione della Renault che tra il 2008 e il 2009 ha perso molto meno della Mercedes (grazie anche ai benefici legati agli incentivi statali) ma che comunque
ha dovuto avviare le procedure di licenziamento per circa 125 persone.
Ugualmente difficile è la situazione in Romana Diesel, l’altra concessionaria presente in modo
capillare sul territorio romano che ha messo in mobilità 85 persone, trasformando però la procedura in contratti di solidarietà con la riduzione delle ore lavorate dal 20 al 40%. A questi fronti aperti si aggiunge il punto interrogativo che pende sui 60 lavoratori laziali della Chrysler. Resta tuttavia da chiarire se la risposta alle loro preoccupazioni arriverà da Torino o da Detroit.