Atipici in piazza contro il precariato

Atipici in piazza contro il precariato Manifestazioni in tutta Italia. I nuovi lavoratori dicono no alla flessibilità selvaggia
ANTONIO SCIOTTO
In piazza contro il precariato. Ieri in diverse città italiane - Roma, Napoli, Bologna, Frosinone, Torino, Napoli, Milano - centinaia di precari hanno manifestato per chiedere più diritti e tutele per Cococo, interinali, partite Iva, Lsu, e tutto quanto fa l'universo dell'atipico. Lavoratori esclusi dall'articolo 18, dal diritto a una pensione dignitosa, alle ferie e alla maternità, dalla certezza di un salario e dall'accesso a molti servizi sociali. A Roma, insieme ai lavoratori della ex Ligabue, dell'Alitalia e dell'indotto aeroportuale, sono scesi in piazza i ragazzi del call center Atesia (di proprietà della Telecom), contrattualizzati «a cottimo». Marcello Barberini, della delegazione unitaria di Atesia, parla della sua ultima busta paga, con la quale ha percepito un netto di 10 euro: «In dicembre mi è scaduto il contratto e per 15 giorni di gennaio non ho avuto il rinnovo. A metà mese mi hanno chiamato per un corso di formazione di 10 giorni, non retribuito, e alla fine ho lavorato solo per 5 giorni, rispondendo a pochissime telefonate. Ecco il netto di 10 euro». I 5000 contratti da Cococo dei telefonisti di Atesia scadono ogni tre mesi, ed essere riconfermati è una lotteria: «Se hai un nuovo contratto te lo dice il computer, con un messaggio, qualche giorno prima. In marzo, 100 di noi non hanno avuto il rinnovo, senza nessuna spiegazione da parte dell'azienda. Per questi motivi, chiediamo un salario a ore, e non a telefonata, l'allungamento del contratto, una commissione che verifichi la reale necessità del turn-over, per il momento gestito in maniera assolutamente arbitraria da parte dell'azienda».
Nella capitale c'erano anche i precari dell'Istat e quelli delle cooperative sociali. Roberto Latella, rappresentante della Camera del lavoro e del non lavoro, da diversi anni lavora come precario nelle cooperative sociali di Roma, tra contratti da Cococo e occasionali: «In molti casi preferisco i contratti occasionali, che non versano contributi all'Inps, piuttosto che quelli da Cococo, dove la ritenuta mi darà diritto a una pensione più bassa di quella minima sociale. Stiamo cercando di far applicare al Comune di Roma una delibera di iniziativa popolare approvata già dal passato consiglio comunale, che stabilisce lo stanziamento di adeguate risorse per gli appalti nel settore sociale e l'applicazione di contratti non atipici».
A Bologna i ragazzi del call center Tim, l'Rdb dell'Università, gli studenti hanno manifestato pacificamente partendo da via Ranzani, dove il 21 marzo scorso è morto Reuf Islamj, operaio immigrato di 29 anni che lavorava in nero in un cantiere dell'Ateneo. Precarietà è anche lavorare senza diritti di cittadinanza.
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