Giovedì 23 Novembre 2000 italia - politica Artigiani e commercianti dicono no alla «concertazione da emergenza». Sempre più lontana l’ipotesi dell’inserimento in Finanziaria. Le Pmi: troppa fretta sul Tfr. Confindustria: trattativa con sommerso e flessibilità. Sindacati divisi: sì della Cisl al tavolo unico ROMA.«No» a una concertazione affrettata e «da emergenza» sul Tfr. A pronunciarlo sono state ieri le associazioni di artigianato e commercio alla conclusione dell’incontro tecnico con il Governo sulla riforma delle liquidazioni. Un incontro definito «interlocutorio» da Confcommercio, Confesercenti, Confartigianato, Casa, Cna e Confapi, che hanno registrato sul merito della questione alcuni passi in avanti ma anche una distanza ancora sensibile sul "silenzio-assenso" per aderire ai fondi pensione e, soprattutto, sulle compensazioni da garantire alle imprese, imperniate su un meccanismo di credito d’imposta progressivo finalizzato ad abbassare il costo del lavoro dell’1 per cento. Il Governo ha ribadito la necessità di risolvere la questione in tempi brevi ma non ha vincolato la riforma delle liquidazioni esclusivamente a un emendamento alla Finanziaria, che con il trascorrere delle ore appare sempre meno probabile.
Nell’incontro tecnico i consiglieri economici di Giuliano Amato, Paolo Onofri e Lanfranco Turci hanno, indicato un doppio percorso: l’emendamento alla legge di bilancio da presentare al Senato, considerato «preferibile» dal Governo; in alternativa, una modifica al Ddl originario, presentato dall’Esecutivo D’Alema, attualmente fermo alla Camera. Un’ipotesi, quest’ultima, che nella fase di "fine legislatura" non consentirebbe di fatto di approvare la riforma. In ogni caso Palazzo Chigi ha voluto ribadire la sua volontà di mediare e di raggiungere un accordo con tutte le parti sociali: ieri sera sono stati sondati i sindacati, che restano fortemente divisi. «È necessario che il governo convochi tutti, nessuno rifiuterà di sedersi», ha chiesto Pier Paolo Baretta, segretario confederale della Cisl, favorevole a un tavolo unico su Tfr, flessibilità e lotta al sommerso.
Il passaggio obbligato dalla concertazione è stato confermato anche dal vertice di ieri tra Governo e maggioranza sulla Finanziaria. Gli stessi leader dei Ds e dell’Udeur, Veltroni e Mastella, hanno detto che «non servono forzature». Anche se tra i presidenti delle commissioni Bilancio della Camera e del Senato, Fantozzi e Coviello, resta diffusa la sensazione di poter chiudere la partita facendo leva sulla Finanziaria. Ma nella maggioranza c’è anche chi ha sostenuto che il no di Bruxelles sugli sgravi Irpeg per il Sud rende impraticabile una soluzione per le liquidazioni "via Finanziaria".
A ricordare che il Tfr è esclusiva «materia di contrattazione tra le parti» è stato ieri Francesco Rosario Averna, consigliere incaricato di Confindustria per il Mezzogiorno, che ha anche ribadito con forza che la questione può essere affrontata soltanto con un tavolo a tutto campo: «Tfr, lotta al sommerso e flessibilità sono parti inscindibili di un progetto per il recupero e il rilancio della competitività italiana». Averna ha poi ripetuto il «no» a tavoli separati «su singoli problemi».
A questo punto al Governo non resta che decidere se convocare ufficialmente le parti sociali. Ieri l’orientamento di Palazzo Chigi era di avviare gli "incontri politici" con Confindustria e sindacati, in sedi separate, all’inizio della prossima settimana (un anticipo a domani veniva considerato improbabile).
La proposta del Governo, subito bocciata dal premio Nobel Modigliani, resta quella illustrata ieri, per grandi linee, a commercianti e artigiani. L’adesione ai fondi, previa contrattazione tra le parti, dovrebbe avvenire con il "silenzio-assenso": il lavoratore avrebbe a disposizione 90 giorni di tempo per decidere l’eventuale disdetta. Il tutto verrebbe accompagnato da forme ad hoc di pubblicizzazione della procedura di adesione alla previdenza integrativa. La distanza tra fondi chiusi e aperti verrebbe ridotta garantendo ai lavoratori la possibilità di passare da un fondo all’altro senza perdere il "pregresso". La tassazione sui fondi dovrebbe scendere dall’11 all’8,5-8 per cento. Sulle compensazioni, l’Esecutivo ha ipotizzato un credito d’imposta da garantire progressivamente su tutte le fette di Tfr liberate dalle aziende con meno di 50 dipendenti. L’operazione a regime dovrebbe produrre una riduzione dell’1% del costo del lavoro.
Compensazioni giudicate «riduttive» da commercianti e artigiani. Per la Confesercenti c’è poco tempo per concertare una riforma da inserire nella legge di bilancio. La Confartigianato ha espresso grossi dubbi sul "silenzio-assenso". La Confapi si è detta contraria a una riforma con la Finanziaria.
Marco Rogari
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