20/3/2003 ore: 10:44
Art.18, l’emendamento truffa rimane
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giovedì 20 marzo 2003
economia e lavoro
Art.18, l’emendamento truffa rimane
Cisl e Uil: intervenga il governo. La «sperimentazione» è per sempre?
Felicia Masocco
ROMA È sempre più polemica sull’emendamento
presentato da Forza Italia alla
delega sui licenziamenti. Insorgono i Ds
(da sempre contrari alla delega), e la
Margherita (che pure si astenne al momento
dello stralcio dell’articolo 18). Si
inaspriscono soprattutto le parole dei
sindacati firmatari. Ieri il leader Cisl Savino
Pezzotta ha di nuovo richiamato il
governo a «prendere posizione» sulla
proposta del senatore Paolo Barelli che
punta a rendere definitiva la deroga all’articolo
18 quantunque nel Patto per
l’Italia fosse prevista - sia pure in modo
assai ambiguo - una sperimentazione di
tre anni. Come Pezzotta anche Luigi Angeletti,
leader Uil, si dice contrario alla
«stabilizzazione» e aggiunge che «se il
governo che ha fatto l’accordo non avesse
il conforto del Parlamento dovrebbe
trarne le conseguenze». Preoccupazioni
«giuste» per il segretario della Cgil che il
Patto non lo ha firmato, «è una preoccupazione
che io allargo - ha detto Epifani - a tutto il
testo della legge che non va bene e si presta
ad equivoci». Ciononostante per Corso
d’Italia l’emendamento «è un colpo di mano
su una legge che già destruttura, toglie e
riduce la copertura dell’articolo 18».
Seccata, la replica del senatore Paolo
Barelli ignora le parole di Cisl e Uil e se la
prende con l’Ulivo che farebbe «pessimo
esercizio di propaganda e disinformazione».
Poi, in modo assai singolare, Barelli da un
lato dice «che l’emendamento non intende
ledere il Patto per l’Italia», dall’altro conferma
«l’intento è di porre all'attenzione del
Senato, il problema degli sviluppi successivi
alla conclusione del periodo di
sperimentazione». Infine il senatore forzista
rivendica la paternità dell’iniziativa
fatta «a titolo individuale».
A Cisl e a Uil, e all’Ugl anche lei sul
piede di guerra, certo le parole di Barelli
non bastano. Né può bastare il «No
comment» del titolare della materia, il
ministro del Lavoro Roberto Maroni
che nel silenzio non si è dissociato dall'
iniziativa. Qualcosa di più l’ha detta il
viceministro dell’Economia Mario Baldassarri
«gli emendamenti individuali
devono passare la verifica della coalizione
del governo, il governo le sue scelte le
ha già fatte». In realtà l’emendamento
qualche problema lo crea, soprattutto
in vista del referendum sull’articolo 18.
Non solo riapre la questione sulla
sperimentazione, della «temporaneità» della
modifica, ma dà credito all’orientamento
dei consulenti del ministero del Welfare
che all’indomani della firma del Patto
per l’Italia già si ponevano il problema
del «dopo sperimentazione» ed erano
propensi a rendere stabili, appunto,
gli effetti della deroga.
Se infatti ci pone (e si fa fatica) nell’ottica
del governo secondo cui la libertà
di licenziare porta alla libertà di assumere,
l’emendamento di Barelli una sua
ratio ce l’ha: che cosa faranno alla fine
dei tre anni le imprese che superano la
soglia dei 15 dipendenti in virtù della
deroga all’articolo 18? Se la sperimentazione
è cosa seria - ma i dubbi ci sono
tutti e non è un caso che il Patto per
l’Italia sia stato lasciato deliberatamente
in sospeso su questo - allora le aziende
vedrebbero, come dice Barelli, «vanificati»
i benefici della deroga.
Restano contrari a «qualsiasi» modifica
dell’articolo 18 i Ds, «e tanto più
siamo contrari - afferma il responsabile
Lavoro Cesare Damiano - a rendere
strutturale e permanente la deroga». Anche
la Margherita con l’ex ministro del
Lavoro Tiziano Treu si dice «contraria a
qualunque modifica dell’articolo 18».
«Tuttavia - aggiunge Treu - la soluzione
concordata con il Patto per l’Italia aveva
reso circoscritte le deroghe e le aveva
rese sperimentali: l’emendamento viola
il Patto». Per Paolo Ferrero di Prc «l'unico
modo per impedire al governo di
produrre ulteriori danni all'articolo 18 è
quello di votare “si” nel referendum».