Arriva il primo stop del giudice alle espulsioni di dieci immigrati
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IL CASO Milano, la richiesta di regolarizzazione aveva avuto il bollino rosso, poi la decisione di rimetterli in libertà Arriva il primo stop del giudice alle espulsioni di dieci immigrati
GIOVANNA CASADIO ZITA DAZZI
ROMA - Il primo stop alla raffica di espulsioni degli immigrati pronti alla regolarizzazione è arrivato ieri dai magistrati di Milano. Il giudice di turno presso il centro di permanenza temporanea di via Corelli ha deciso di non convalidare una decina di espulsioni. A chiederle era stata la polizia, dopo avere prelevato gli stranieri dalle famiglia e dai locali dove lavoravano. Grazie a quel lavoro e alla sanatoria prevista dalla Bossi-Fini erano certi di essersi guadagnati il contratto di soggiorno. Niente affatto. Accanto alle loro pratiche è stato apposto il "bollino rosso", e immediato è scattato il fermo nei centri di accoglienza in vista di un rimpatrio immediato. Ora il magistrato milanese ha annullato le espulsioni. Gli immigrati sono stati rimessi in libertà ma la questura li ha riconvocati per ulteriori comunicazioni: il tira-e-molla continua e sale la polemica politica. Una raffica di interrogazioni sono state presentate in Parlamento. Dal Viminale il commento è laconico, in particolare sul caso di Olga raccontato da Repubblica: «Ci atteniamo alla legge». E il prefetto Anna Maria D´Ascenzo, che coordina l´andamento delle regolarizzazioni: «Su 700 mila e passa richieste di messa in regola quelle bocciate sono poche decine. Forse il modo in cui le espulsioni sono state fatte ha dato fastidio, e questo posso ammetterlo. Ma certamente c´erano ragioni fondate». La prima ad essere stata liberata dal centro di via Corelli ieri è stata Gabriela, badante, 23 anni, moldava, che la polizia era andata a prendere a casa della pensionata ottantenne da lei assistita 24 ore su 24, in un condominio di Cinisello Balsamo. Gabriela è stata rimessa in libertà perché il giudice Vito Pietroforte ha rilevato che nel suo fascicolo mancavano le motivazioni per le quali il permesso di soggiorno veniva rifiutato. La sentenza spiega che l´omissione di questo provvedimento fa venir meno per l´immigrato «la possibilità di valutare correttamente e pienamente gli elementi richiamati dalla legge», cioè annulla le possibilità di difesa e di ricorso all´espulsione. Quanto dicono i sindacati che contestano la circolare D´Ascenzo. Quanto rilancia l´ex ministro diessina Livia Turco: «Si stanno violando le più elementari regolare di difesa». L´esempio milanese potrebbe ora essere seguito da altri giudici? È presto per dirlo. Intanto dalla prefettura milanese è partito un invito ai funzionari di polizia affinché adottino «prudenza» nelle procedure di regolarizzazione, e soprattutto «accantonino momentaneamente» le espulsioni che riguardino lavoratori stranieri colpevoli semplicemente di reati amministrativi legati alla loro clandestinità nel periodo precedente alla sanatoria. È stato questo uno dei punti più discussi durante l´approvazione delle norme che hanno permesso la maxi sanatoria. Ne è testimone. Gian Paolo Landi, responsabile immigrazione di An. Fu allora proposto di ampliare la regolarizzazione a chi era stato "beccato" in clandestinità e ricevuto una unica espulsione amministrativa. Proposta bocciata. «La legge è così, e va ora rispettata. O la sinistra pensa di farla violare con trucchi e trucchetti?». Ma la sentenza scritta in via Corelli per la badante Gabriela rileva anche l´assenza di «motivi che attestino la pericolosità per la sicurezza dello stato», cosa che, sempre secondo la Bossi Fini, fa decadere automaticamente la necessità di espellere senza possibilità di ricorso gli immigrati. Nicola Coccia e Claudio Frugoni, avvocati di Gabriela, cantano vittoria e si preparano a insistere sulla regolarizzazione per la loro assistita. Nel frattempo, assieme ad un gruppo di colleghi milanesi, scrivono un esposto alla Procura per chiedere un´indagine sulle espulsioni facili.
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