30/6/2003 ore: 10:56
Americani, addio vacanze italiane
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29 GIUGNO 2003 |
Pagina 12 - Cronaca |
Il turismo Usa Meno 25 % di presenze nel Belpaese, alberghi in crisi Supereuro schiaccia il dollaro americani, addio vacanze italiane
La moneta unica europea rivalutata del 22% in un anno. Siamo diventati cari La stima della spesa 2003 non supererà i 900 milioni, un terzo rispetto al 2000 Flop anche per le crociere con tour dalla Francia fino a Civitavecchia LUISA GRION
Ma non solo: prima gli echi di guerra e la Sars, ora soprattutto i cambi hanno lasciato il segno su tutto il turismo italiano. La presenza degli americani quest´anno è stimata in calo del 25 per cento. Non va meglio con i giapponesi. Le vie dello shopping delle grandi città non sono più attraversate da minute ragazze cariche di pacchi firmati Gucci o Prada: la polmonite atipica si è fermata, ma il suo effetto sul turismo in entrata dall´Asia continua. Quest´anno in Italia ci sarà il 30 per cento in meno di turisti giapponesi. Va un po´ meglio con l´Europa, anche se grazie alla recessione della Germania la presenza dei tedeschi è in calo del 5 per cento. Per definire la situazione Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi-Confturismo parla del 2003 come del possibile «annus horribilis» della categoria. Nei primi sei mesi dell´anno il giro d´affari degli alberghi - fa notare - è diminuito di 300 milioni di euro. Se si tiene conto dell´indotto (dallo shopping ai trasporti) la perdita stimata lievita fino al miliardo di euro. Considerato che la voce pesa sul Pil per l´8 per cento, che il fatturato 2002 ha raggiunto i 72 miliardi e che gli occupati sono oltre 2 milioni, le conseguenze della crisi balzano agli occhi. Una è immediata: da gennaio a giugno le assunzioni nei soli alberghi e ristoranti - dati Inail - sono diminuite del 12 per cento. Di fatto se gli italiani - anche loro in crisi di potere d´acquisto - si concedono vacanze sempre più brevi gli stranieri ci snobbano. Super euro - che nei confronti del dollaro si è rivalutato del 22 per cento - ha fatto sì che per il turista d´oltreoceano il viaggio Italia, nei migliori dei casi, sia rincarato altrettanto. Nel migliore dei casi, appunto, cioè considerando che le tariffe e i prezzi nazionali siano rimasti fermi ai livelli dell´anno scorso. Si sa che così non è stato e che quindi all´effetto cambio va aggiunto il rialzo dei listini. La voce del popolo - i tassisti di Roma e Firenze (le città d´arte più penalizzate dalla situazione) - stimano una calo della presenza americana superiore al 50 per cento. Probabilmente anche quelli che non rinunciano al viaggio non spendono comunque più come una volta. I dati forniti dagli albergatori non lasciano comunque scampo: gli arrivi dagli Usa nel 2002 sono stati 2.944.000, le stime per il 2003 si fermano (sempre secondo Federalberghi) ai 2 milioni. La spesa turistica degli stessi (considerati spostamenti, alloggi, divertimenti e quant´altro) nel Duemila era di 2,5 miliardi di euro, nel 2001 di 2 miliardi, lo scorso anno era già scivolati a 1,3 miliardi. La stima di quest´anno è di 900 milioni. La crisi si vede anche nell´indotto che costruisce servizi «a misura» di americano: le crociere. Quella classica, per esempio partiva dalla Costa Azzurra e sbarcava a Civitavecchia per permettere ai turisti di visitare in pullman Roma, Firenze e Venezia: qualche giorno tutto cultura e via. L´organizzazione di tali viaggi - dicono gli operatori - per quest´anno è stata quasi azzerata. Come, d´altra, si sono azzerati profitti della Carnival, la maggiore compagnia da crociera nel mondo che lavora soprattutto con clienti Usa e che, nel secondo trimestre di quest´anno, ha perso il 34 per cento dei suoi utili: risultato dovuto soprattutto al taglio dei prezzi utilizzato come cura per riempire le cuccette svuotate dal dollaro fragile. Gli americani, si sa, non sono abituati a tirare la cinghia quando visitano l´Europa. Gli albergatori italiani vorrebbero che - almeno i pochi che decidono lo stesso di partire - non finiscano in pasto alla concorrenza. «Francia e Spagna - dicono - costano meno anche perché là l´Iva sugli hotel è rispettivamente del 7 e del 5,5 per cento. Noi versiamo il 10. Il governo ci ha promesso un intervento. E´ ora di farlo». |