Amato: interverremo sui contratti
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Amato: interverremo sui contratti "Le imprese ritardano i rinnovi". Guidi: "Li faremo, senza diktat" Il premier convocherà le parti. Salvi: se la concertazione fallisce, nuove norme per garantire il recupero del potere di acquisto
RICCARDO DE GENNARO
Roma - Il governo convocherà le parti sociali per tentare di sbloccare i rinnovi contrattuali di categoria, a partire da quello dei metalmeccanici. Il presidente del Consiglio, Giuliano Amato, accusa gli industriali di ritardare la firma degli accordi per il recupero del potere d'acquisto dei salari, a dispetto di quanto prevede l'accordo sul costo del lavoro del luglio ‘93. Se poi la contrattazione collettiva si dimostrerà inefficace, aggiunge il ministro del Lavoro, Cesare Salvi, «nella prosima legislatura si dovrà pensare a nuove misure, come il ricorso a leggi che stabiliscano i salari minimi e, successivamente, il recupero dell'inflazione» sull'esempio del caso francese. Salvi non esclude neppure l'ipotesi di una nuova scala mobile, come chiede Rifondazione comunista. Il blocco dei rinnovi contrattuali coinvolge attualmente 56 milioni di lavoratori, «gente che di soldi ne guadagna già pochi - dice Amato - e che non riesce neanche ad agganciare l'inflazione programmata». A questo proposito, il premier assicura che il governo sta valutando il modo con cui esercitare il suo ruolo di garante del patto del ‘93 e spingere le parti a una conclusione dei contratti. La minaccia di un intervento da parte del governo ha suscitato l'immediata reazione della Confindustria, che - per bocca del consigliere incaricato, Guidalberto Guidi, dice di condividere «l'invito del presidente del Consiglio a procedere al rinnovo dei contratti di lavoro per consentire l'adeguamento dei salari al tasso d'inflazione programmato». La Confindustria giudica tuttavia «non opportuno» un intervento del governo, «in quanto pensiamo - dice ancora Guidi - che le parti sociali siano in grado di esercitare pienamente il proprio ruolo negoziale per il raggiungimento degli obiettivi indicati dal presidente del Consiglio nel rispetto della politica dei redditi». Immediata la replica di Salvi: «Confindustria non faccia finta di non capire. Il presidente del Consiglio non ha affatto detto che ai lavoratori spetta solo l'inflazione programmata, ma che ‘neppure' questa viene loro attribuita in assenza di rinnovi contrattuali». Della volontà di Confindustria di concedere aumenti salariali adeguati non sono convinti neppure i sindacati metalmeccanici, che ieri hanno proclamato dieci ore di sciopero (quattro delle quali nell'ambito di una manifestazione nazionale fissata per il 18 maggio) in seguito alla rottura delle trattative per il rinnovo del biennio economico del contratto. Fiom, Fim e Uilm hanno poi espresso soddisfazione per l'intervento di Amato, annunciando che se il contratto non sarà rinnovato entro il prossimo Dpef, le loro rivendicazioni salariali verranno adeguate al nuovo tasso di inflazione programmata per il 2001, che presumibilmente - considerata la recente impennata dei prezzi e le previsioni per il resto dell'anno - passerà dall'1,7 al 2,3 per cento. I sindacati accusano gli industriali di non rispettare l'accordo del luglio ‘93 e, in casi come quello dei metalmeccanici, di teorizzare anche la possibilità di non procedere al rinnovo contrattuale. Quanto all'aumento di 85mila lire lorde in due anni per gli operai di quinto livello proposto dalla Federmeccanica, il capo della Uil, Luigi Angeletti, lo definisce «una vera e propria provocazione». Aggiunge Walter Cerfeda, Cgil: «Quando il presidente di Federmeccanica offre 85mila lire di aumento straccia proprio l'accordo del 23 luglio». Nel vertice con le parti sociali, il governo si propone appunto di esporre la sua interpretazione sul contenuto di quell'accordo, in particolare in tema di recupero del potere d'acquisto dei salari dei lavoratori. Siccome, la Federmeccanica sostiene che non è necessario il recupero del divario tra inflazione programmata e inflazione reale nel biennio 19992000 perchè «attribuibile esclusivamente a inflazione importata», il governo - anticipa Salvi - chiarirà la sua posizione anche su questo punto.
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