Altolà Cgil su imprese responsabili
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ItaliaOggi (Economia e Politica) Numero 263, pag. 6 del 6/11/2003 di Stefano Sansonetti
La responsabilità sociale d'impresa (rsi) non può essere usata dal governo come pretesto per spingere le imprese a sostituire lo stato nella prestazione di servizi a cui deve attendere il welfare. È questa la critica che la Cgil muove nei confronti del progetto di corporate social responsability (csr) che il ministro del welfare, Roberto Maroni, si appresta a presentare il prossimo 14 novembre alla conferenza europea di Venezia dedicata al tema. Una proposta che, secondo il sindacato, presenta una visione distorta del principio di sussidiarietà: da un concetto di integrazione dell'intervento dello stato, cioè, si passerebbe a quello di una sua sostituzione da parte di soggetti privati. Il tutto attraverso l'incentivo degli sgravi fiscali. L'allarme è stato lanciato ieri nel corso del primo convegno nazionale della Cgil sulla responsabilità sociale d'impresa, nell'ambito del quale il sindacato di corso d'Italia ha anche rivendicato un maggior coinvolgimento delle organizzazioni rappresentative dei lavoratori nell'individuazione, applicazione e monitoraggio delle regole di rsi che vengono adottate dalle imprese. Perché l'approccio volontaristico alla corporate social responsability, ha spiegato il segretario confederale della Cgil, Marigia Maulucci, non deve trasformarsi in unilateralità delle scelte da parte delle imprese, senza cioè che vi sia il giusto coinvolgimento di tutti i vari portatori di interessi (gli stakeholders). Tra cui, ovviamente, si iscrive anche il sindacato, di cui ieri è stato esaltato il ruolo di promotore dell'adozione di codici etici e dell'implementazione dei principi di rsi all'interno dei contratti collettivi di lavoro. E poi le critiche al progetto che sul punto è stato sviluppato dal governo. ´L'interpretazione di Rsi fornita nel progetto, dimostra come l'esecutivo sia socialmente irresponsabile', ha tuonato la Maulucci che ha spiegato: ´Il concetto che il governo ha di sussidiarietà è quello di un welfare pubblico che arretra per far posto a soggetti privati'. Sulla stessa lunghezza d'onda anche l'ex segretario generale della Cgil, Sergio Cofferati: ´In Italia la sussidiarietà è una pratica diversa da quella concepita in Europa. Qui da noi il principio viene declinato come attività sostitutiva dell'intervento pubblico, non come attività integrativa'. Critica anche l'associazione consumerista Cittadinanzattiva, che per bocca del vicesegretario generale, Giustino Trincia, ha comunque dato atto al governo di aver per la prima volta affrontato politicamente il tema della rsi. |