29/3/2011 ore: 8:08

Aiazzone, in carcere ex patron del Torino

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ROMA — Lo schema ormai è collaudato: si evadono le tasse, si lascia che il debito con il fisco cresca e, dopo qualche anno, si svuota l'azienda e la si trasferisce in Bulgaria. Se a settembre gli arresti avevano decapitato Vichi Holding (metalli), stavolta è toccato all società che avevano rilevano il marchio Aiazzone, con la capogruppo B&S. In carcere sono finiti l'ex presidente del Torino ed ex deputato del Psi Gian Mauro Borsano, il finanziere torinese Renato Semeraro e l’ultimo proprietario del gruppo, Giuseppe Gallo. Il commercialista Marco Adami è ai domiciliari (era stato già colpito dalla stessa misura sei mesi fa), mentre per l’avvocato romano Maurizio Canfora il gip Giovanni De Donato ha disposto un anno di sospensione dall’esercizio della professione. I reati contestati dall’aggiunto Nello Rossi vanno dalla bancarotta fraudolenta all’evasione fiscale (10 milioni dal 2003 al 2008), dal riciclaggio al falso, ma in ballo ci sono anche 13 mila clienti che si ritengono truffati e 800 dipendenti e venditori disoccupati. Tra gli indagati la figlia di Borsano, Margherita, il cognato Vittorio Bozzolini, il figlio di Semeraro, Lorenzo, e la moglie bulgara di Adami, Marinka Gospodinova Georgieva. Il Nucleo di polizia valutaria, diretto dal generale Leandro Cuzzocrea, ha sequestrato beni per oltre 50 milioni: i marchi Aiazzone, un aereo Chessna, una barca, 30 auto (tra cui una Porsche e una Lexus), immobili e terreni. Anche se l’associazione a delinquere non è contestata, al gip sembra che si possa configurare «una vera e propria societas sceleris» tra gli indagati, dei quali è da rilevare «la spregiudicatezza» e la «scaltrezza» . Nell’inchiesta infatti c’è anche il tentativo di ottenere concordati fallimentari senza avere i requisiti previsti. «Se però andiamo in concordato li inc...» , dice Borsano in un’intercettazione. Ma il personaggio chiave, stando all’ordinanza di custodia, è Adami, che fino all’anno scorso con la moglie e 6 prestanome (5 bulgari; uno romano ottantenne e residente in una casa di riposo) ha acquisito la titolarità di 276 società, indebitate con l’erario per quasi 264 milioni euro. Fra queste, 191 sono state già trasferite all’estero, ma prima hanno avuto un ultimo indirizzo a Roma. Dove? In un cortile in centro, vicino al ministero della Marina, con officine meccaniche e box.

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