Aiazzone, arrestati Borsano e Semeraro
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Torino - Accusati di bancarotta e riciclaggio nell´indagine romana sul gruppo B&S
Si è costituito poco dopo le 18 di ieri. Gian Mauro Borsano, ex patron del Torino ed ex deputato socialista, è stato arrestato quando i suoi presunti complici, Renato Semeraro (il re del Mobile) e Giuseppe Gallo (amministratore di Pan Media) erano in galera già da ore. I finanzieri del Nucleo di Polizia tributaria incaricati di eseguire l´ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip romano Giovanni De Donato su richiesta dei pm Francesco Ciardi, Francesca Loir e Nello Rossi, erano entrati in azione verso le sette. Semeraro e Gallo li avevano trovati nelle loro abitazioni, Borsano sembrava invece scomparso. In serata però, su consiglio dell´avvocato Tom Servetto, l´ex presidente del Torino si è presentato negli uffici dei finanzieri.
Per lui e gli altri due arrestati le accuse sono gravissime e spaziano dalla bancarotta fraudolenta e per distrazione al riciclaggio, al falso e alla sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Mentre Borsano, Semeraro e Gallo sono finiti in cella, il commercialista Marco Adami se l´è cavata con gli arresti domiciliari e un avvocato romano, Maurizio Canfora, con la sospensione dall´attività forense. I finanzieri hanno inoltre sequestrato «preventivamente» immobili, veicoli, imbarcazioni, aerei e marchi di fabbrica per oltre cinquanta milioni di euro.
L´inchiesta della Procura romana, che affianca quella tuttora in corso della Procura torinese sul caso Aiazzone, è partita nel marzo del 2010. Mesi di indagini hanno permesso ai magistrati di scoprire il vorticoso giro di cessioni fittizie di immobili e di partecipazioni societarie, prelievi di contanti e emissioni di fatture per operazioni inesistenti con cui Borsano e i suoi complici avrebbe svuotato sistematicamente le società appartenenti al gruppo B&S, holding dell´arredamento, indebitate con il fisco per diverse decine di milioni di euro. I tre avrebbero fatto confluire le parti attive dell´azienda in nuove società costituite per l´occasione, mentre la rappresentanza delle società ormai svuotate veniva ceduta a Marinka Gospodinova Georgieva, una bulgara che avrebbe provveduto al loro trasferimento all´est e alla conseguente cancellazione dal registro delle imprese italiano. Così avrebbero evitato di incorrere nelle procedure di fallimento. Tra le società al centro dell´indagine ci sono, oltre alla B&S, la Holding dell´arredo (dichiarata fallita il 5 gennaio 2011), la fiorentina Mobil Discount e la Mete spa che, secondo l´accusa, tra il 2003 e il 2008 avrebbe evaso il fisco per 10,5 milioni di euro tra imposte sul reddito e Iva.
Basta però contare i capi di imputazione elencati nell´ordinanza del gip di Roma per comprendere la portata della vicenda. Si parte dalla lettera A, che riguarda «la complessa operazione fraudolenta unitaria compiuta al fine di consentire alla Mete spa di sottrarsi al pagamento delle imposte dei redditi e sul valore aggiunto per complessivi euro 10.4447.662,65 con atti fraudolenti sui beni sociali in guisa da rendere in tutto o in parte inefficace la procedura di riscossione coattiva», per arrivare al capo d´imputazione I, che contesta ad Adami e Borsano di aver «posto in essere operazioni atte ad ostacolare l´identificazione delle provenienza delittuosa della somma di 485.309,00 euro derivante dal delitto di bancarotta patrimoniale impropria...». In mezzo ci sono «la distrazione di 234.350, 00 euro prelevati dai conti correnti di Mete per l´acquisto di tre appartamenti in Bulgaria...», «gli atti distrattivi dal patrimonio sociale della Holding dell´Arredo cedendo senza corrispettivo a società del medesimo gruppo Persempre srl le quote dalla stessa detenuta nella Mobidiscount srl per un controvalore pari a 3.870.470, 00 euro...» e altri raggiri.