Ai disoccupati assegno per un anno e più pesante

Ai disoccupati assegno per un anno e più pesante
Ecco il piano del governo per gli ammortizzatori sociali. Sindacati e imprese gestiranno le indennità
ROMA - S’intitola «Welfare to Work» ed è il documento che contiene le contropartite alla sospensione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che il governo intende calare sul tavolo nel confronto con i sindacati. Si tratta della riforma degli «ammortizzatori sociali», che costituisce uno dei prodotti a valle del Libro Bianco presentato a ottobre e firmato da Marco Biagi. Nella bozza riservata che i tecnici del ministero del Lavoro hanno messo a punto e che il Corriere è in grado di anticipare, viene disegnato un sistema a due pilastri: un’indennità di disoccupazione potenziata rispetto ad ora e un secondo livello di sostegni al reddito, integrativo del primo, e cogestito direttamente da imprese e sindacati attraverso gli enti bilaterali. Costo per le casse pubbliche: 700 milioni di euro. E si avanza anche la proposta di un patto fra imprenditori e sindacati per la gestione in comune dei sussidi.
SDRAMMATIZZARE LO SCONTRO - Il tutto è inserito in un contesto di riordino del collocamento pubblico (già deciso la scorsa settimana dal Consiglio dei ministri), di «liberalizzazione regolata dei servizi privati» di collocamento, secondo quanto previsto dal disegno di legge delega sul mercato del lavoro (le agenzie di lavoro interinale potranno fare anche collocamento) e di «riforma dell’istruzione, fondata su un più stretto rapporto tra scuola e lavoro, e un migliore coordinamento delle risorse pubbliche e private per la formazione permanente». Oggi, ad esempio, «meno del 5% dei giovani» è coinvolto nei tirocini sui luogi di lavoro. In questo contesto, è scritto in neretto nella bozza, «si ridimensiona l’esasperata attenzione alle tutele collegate al singolo rapporto di lavoro», con un chiaro riferimento allo scontr o sull’articolo 18 (regole dei licenziamenti individuali).
WELFARE TO WORK - Con questa espressione «si comprendono tutti gli strumenti di protezione sociale che sono rivolti a incoraggiare e assistere il cittadino nel suo inserimento o reinserimento nel mercato del lavoro». In pratica, il governo vuole «sostituire» i tradizionali sussidi monetari alla disoccupazio ne, «che hanno sempre avuto una funzione assistenziale priva di stimoli e servizi», con forme di sostegno al reddito «accompagnate e condizionate da azioni per il reinserimento nel mercato del lavoro». Basta, quindi, con prepensionamenti, la cassa integrazione a vita e l’indennità di mobilità e disoccupazione slegate da qualsiasi tentativo di ritrovare un’occupazione. E chi resta nella vecchia logica assistenziale perderà i sostegni al reddito.
LA NUOVA INDENNITA’ - Si propone di aumentare e prolungare l’attuale indennità di disoccupazione. Non più il 40% dell’ultimo reddito per 6 mesi, ma «uno schema della durata complessiva di 12 mesi» a scalare: il 60% per i primi 6 mesi, il 40% per i successivi 3 mesi e il 30% per gli ultimi 3. «Il costo ipotizzato dal ministero dell’Economia è di circa 700 milioni di euro e potrà essere definito con la prossima legge finanziaria previa indicazione nel Dpef (Docu mento di programmazione economica e finanziaria) di giugno». Del resto, l’Italia oggi spende poco per i trattamenti di disoccupazione: lo 0,7% del prodotto interno lordo «a fronte di una media Ue dell’1,9%».
IL SECONDO PILASTRO - Il governo incoraggia la «definizione da parte delle parti sociali, per i diversi settori produttivi, di un secondo livello di sostegno al reddito, integrativo di quello precedente». Varie le ipotesi prospettate: estendere ai settori che ne sono privi la cassa integrazione e l’indennità di mobilità o lasciare libere le parti di individuare nuovi sussidi «sulla base di contributi sul lavoro in misura comunque non superiore a quella attuale», cioè senza aumentare le trattenute in busta paga.
GLI ENTI BILATERALI - I nuovi ammortizzatori sociali, in particolare quelli integrativi dell’indennità di disoccupazione, saranno gestiti da enti bilaterali costituiti da sindacati e imprenditori. Non solo. «Il governo intende promuovere e incoraggiare forme di cogestione di molti dei servizi al mercato del lavoro da parte delle organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori, sulla base delle esperienze già svolte» in settori quali l’edilizia e l’artigianato. Gli enti potrebbero gestire anche i «servizi di incontro tra la domanda e l’offerta» di lavoro, cioè il collocamento, vigilare sull’uso degli ammortizzatori attraverso «una selezione e un controllo virtuosi dei beneficiari dei sostegni», e scegliere le attività di formazione «utili al reinserimento» di chi ha perso il lavoro, rilasciando poi le certificazioni ai lavoratori che vi hanno partecipato.
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Enrico Marro
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 Economia
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