Abano. Terme: primi scioperi dopo 13 anni
 |
martedì 22 marzo 2005
Pagina 1 - Prima Pagina
Alla protesta partecipano i dipendenti degli hotel affiliati a Unindustria che hanno disdetto il contratto territoriale Terme, primi scioperi dopo 13 anni Da oggi astensioni a scacchiera in 21 alberghi di Abano e Montegrotto
ABANO. Dopo 13 anni, tornano gli scioperi «di massa» negli alberghi del bacino termale. A rompere la tregua, i dipendenti dei 21 hotel di Abano e Montegrotto che aderiscono a Unindustria. La protesta, che sarà attuata a sacacchiera a partire da oggi, arriva alla vigilia di queste festività pasquali che si prennunciano non particolarmente ricche per il turismo termale, ed è stata indetta contro la decisione degli alberghi di Unindustria di disdire il contratto territoriale. «Non avevamo altra scelta», dicono i sindacati. Gli imprenditori, da parte loro, lamentano di non aver avuto risposte agli inviti di aprire tavoli di confronto.
Pagina 29 - Provincia
Astensioni a sorpresa a partire da oggi: saranno paralizzate tutte le attività termali Scioperi nei 21 alberghi Unindustria I sindacati: «Non abbiamo avuto altra scelta, spiegheremo agli ospiti le nostre ragioni» «Eravamo disponibili alla trattativa Così non è stato»
ABANO. Si preannuncia una Pasqua davvero «calda» in molti alberghi di Abano e Montegrotto. Per la precisione, nei ventuno hotel aderenti a Unindustria che hanno disdetto il contratto territoriale. Da oggi, infatti, partirà una serie di scioperi che si protrarrà finché gli imprenditori aderenti all’associazione industriale non torneranno sui loro passi. La decisione è stata comunicata ieri da Cgil, Cisl e Uil.
A tutti i lavoratori verrà chiesto di presidiare i cancelli delle aziende. L’obiettivo è paralizzare l’intera attività alberghiera: reparto cure, piscine, servizi ai piani, segreteria e sala. Un blocco totale, ma realizzato «a scacchiera» in modo da non dissanguare il personale: ogni giorno saranno interessati 3-4 alberghi. Ovviamente, massimo riserbo sui nomi di chi oggi si troverà i picchetti all’entrata, per ottenere il massimo effetto-sorpresa. «Non abbiamo avuto altra scelta - ha esordito Renata Mazzacco, della Fisascat-Cisl - Avevamo espresso a Unindustria la nostra disponibilità a discutere. Ma solo a condizione che i ventuno hotel rinunciassero alla disdetta. Così non è stato. Non neghiamo che il termalismo stia attraversando un periodo di crisi. Ma non è con le rotture unilaterali che si risolve il problema. Oggi (il riferimento è ieri per chi legge, ndr) avremo un incontro con l’Associazione albergatori per chiedere la formale assicurazione che non seguirà Unindustria su questa strada. Altrimenti, siamo pronti a estendere la protesta ad altri stabilimenti». Nel frattempo, viene sollecitata una presa di posizione ufficiale al presidente dell’Associazione industriali di Padova Luca Bonaìti.
«La scelta di Unindustria ha spezzato un equilibrio che ha garantito alle Terme pace sociale e professionalità - ha dichiarato Ivana Veronese della Uiltucs - Gli industriali assicurano che non cambierà nulla per chi ha i diritti acquisiti. Ma intanto, già ora non sappiamo che fine farà il premio di risultato del 3 per cento. Di periodi di crisi ne abbiamo già affrontati: l’ultimo fra il ’92 e il ’93. ma ci confrontammo e riuscimmo a trovare un accordo. Oggi, invece, molti albergatori vogliono smantellare quello che giudicano un fardello. E in questa operazione ci sono imprenditori che pensano solo ad acquisire qualche piccola fetta di potere. Ci rendiamo conto dei disagi per gli ospiti. Ma stiamo preparando dei volantini per spiegare loro le nostre ragioni».
«L’accordo territoriale è il frutto di anni di giuste lotte dei lavoratori - ha sottolineato Hamid Reza Khakpour, della Filcams-Cgil - Periodicamente viene ventilato di apportare radicali modifiche a questo impianto contrattuale. Noi abbiamo seguito le vie diplomatiche, ma senza risultati. Se passasse questo disegno, vi è il rischio che gli hotel non riescano più, in breve tempo, a trovare personale qualificato». I sindacati denunciano inoltre che alcuni dei ventuno stabilimenti hanno già iniziato ad assumere personale con contratti stagionali. Cioè utilizzando meccanismi che, in base alla normativa vigente, sono giudicati formalmente illegali su tutto il territorio del bacino termale. La «deregulation» annunciata e invocata come panacea ai mali del settore sarebbe dunque già diventata pratica.
Per Unindustria intanto il primo «trofeo» è di aver rotto la pace sociale che da trent’anni governava le terme: un biglietto da visita pesante nella caccia al tesserato aperta da alcuni mesi senza esclusione di colpi nell’imprenditoria termale.
|
 |
Per offrire una migliore esperienza di navigazione questo sito utilizza cookie anche di terze parti.
Chiudendo questo banner o cliccando al di fuori di esso, esprimerai il consenso all'uso dei cookie.
Per saperne di più consulta la nostra Privacy e Cookie Policy