30/1/2007 ore: 11:33
"Volenterosi" Nuova marcia dei 40 mila
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Pagina 12 -Interni LA PROPOSTA CAPEZZONE PER CAMBIARE WELFARE E PENSIONI. MA PEZZOTTA REPLICA: «NON FU UNA GRAN RIVOLUZIONE» Prima uscita dei riformisti bipartisan MILANO Quando Tony Blair si ritroverà pre-pensionato della politica inglese un ruolo per lui in Italia è già garantito: al «tavolo dei volenterosi» è stato lui il più citato e il più (indirettamente) applaudito. Lui, l’unico vero e solo «riformista», autenticamente «progressista», per molti degli intervenuti al primo incontro pubblico di questo aggregato. Che «non vuole essere un partito e neppure un movimento» - come dice Nicola Rossi, appena uscito dai Ds - e che al momento raggruppa noti economisti, politologi e politici di varia estrazione, tenuti insieme da un’idea di «modernizzazione» e «liberalizzazione» del nostro Paese. E mentre dall’Europa arriva un apprezzamento del presidente degli affari monetari Almunya al decreto Bersani, il convegno di Milano si risolve con un successo «al di là delle più rosee aspettative». Parola degli organizzatori, che avevano scelto una saletta all’Angelicum di Milano (150 posti a sedere) e che si sono ritrovati con parecchia gente in piedi. Come slogan della giornata era stato scelto un proverbio cinese, «il riso non si cuoce con le chiacchiere». Però alla fine delle oltre tre ore di intenso dibattito, con il discorso conclusivo affidato all’ex segretario Cisl Savino Pezzotta, le proposte concrete, e unanimemente condivise, sono poche. Tutti, pur con qualche aggiustamento, si dicono favorevoli alla proposta di legge che vede tra i primi firmatari il «volenteroso» Antonio Polito (parlamentare della Margherita) per la creazione di un’autorità di controllo sull’efficienza della pubblica amministrazione. Accordo anche sull’innalzamento dell’età pensionabile: «condivisibile anche - dice Pezzotta - l’idea di utilizzare le risorse per gli ammortizzatori sociali», ma da qui al consenso sul progetto presentato dal radicale Roberto Cicciomessere (le donne in pensione a 65 anni in cambio di un sussidio per un anno a tutti i disoccupati) la strada è ancora lunga. Così come è lunga quella che separa Pezzotta da Daniele Capezzone. «Su Welfare e pensioni ci vuole una nuova marcia dei quarantamila, che segni uno spartiacque», dice il radicale. «Questo riferimento proprio non mi piace - gli ribatte il vecchio sindacalista -, non fu proprio una grande rivoluzione». E poi c’è la questione di un eventuale sbocco politico di questo aggregato ancora un po’ magmatico, che in questo primo incontro pubblico rischia pure di diventare una passerella di vecchie volpi della «prima repubblica» (De Michelis, Cirino Pomicino, Pillitteri, solo per citarne alcuni). Forse questa presenza non c’entra, forse davvero è solo per «evitare strumentalizzazioni», però Nicola Rossi non parla. E non intervengono nemmeno il ministro Linda Lanzillotta e il presidente della Provincia Filippo Penati, le uniche presenze istituzionali del convegno. Di un’eventuale trasformazione del «tavolo» nessuno parla apertamente. Però si percepisce molta differenza di tono, ad esempio, tra Franco Debenedetti, ex senatore ds, e il deputato Udc Bruno Tabacci. Dice il primo: «Va bene che su certe proposte di legge votino deputati di entrambi gli schieramenti, ma sia ben chiaro che se il proposito fosse quello di superare il sistema bipolare io mi dichiaro con forza estraneo e contrario». Il secondo gli ribatte che il sistema dell’Italia di oggi non è proprio il massimo, né sul terreno della pratica («nella prima repubblica c’erano 10-12 partiti, oggi si contano 44 soggetti politici») né su quello dell’etica («all’epoca di Mani Pulite sette ministri si dimisero per un avviso di garanzia, adesso ci sono banchieri che si autoconfermano dopo una condanna»). E partendo da questo assunto spiega: «Ciascuno sceglie la metà campo in cui stare. Ma la buona politica è fare l’interesse generale ed è questo che noi dobbiamo portare al centro del campo». «Offrire un contributo di idee ed energie a tutte le formazioni oggi esistenti», così dice il «manifesto dei volenterosi». Sul come «cuocere il riso» però il dibattito resta aperto. |