4/2/2011 ore: 10:40

«Vertenza Fiat ancora aperta» La Fiom non cede a Marchionne

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«Siamo a una svolta epocale»: è molto netto il segretario della Fiom, Maurizio Landini, davanti alla platea dei suoi delegati, chiamati a un’Assemblea nazionale (ieri e oggi) a Cervia. Perché questo non è un anno come tanti: Landini, nella sua relazione di apertura, si riferisce a quanto sta avvenendo alla Fiat, alle«imposizioni di Sergio Marchionne». «Fatti che parlano a chi lavora nelle fabbriche, ma anche a chi sta in ufficio, nelle scuole: la strategia Fiat è quella
di cambiare non solo le condizioni del lavoro negli stabilimenti,ma le relazioni sindacali in Italia. E se passa quel modello, sarà un regresso per tutto il nostro paese». «Bisogna dunque – conclude Landini – contrastare e sconfiggere il modello Marchionne». Una sfida ambiziosa,ma la Fiom ritiene di non essere isolata. Non sono i partiti a sostenerla (se non pochi e certo non grossi), non è ovviamente il governo nè gli altri sindacati, ma sono gli altri lavoratori, i precari, gli studenti: «Abbiamo appena vissuto una bellissima giornata – dice Landini – quella dello sciopero del 28, in cui abbiamo visto accanto a noi i precari, gli studenti, non solo i metalmeccanici. La nostra lotta è stata compresa a fondo nel paese, e ha riportato per un po’ il tema del lavoro al centro delle cronache, proprio perché tanti sanno che quello che la Fiat propone oggi a Pomigliano e a Mirafiori, domani c’è l’intenzione di estenderlo in tutti i luoghi di lavoro». La politica, però, non sembra capire quanto sta accadendo: «Negli incontri che abbiamo fatto con tanti partiti, in preparazione dello sciopero, abbiamo chiesto non tanto di pronunciarsi a nostro favore o contro,ma di esporci una loro analisi autonoma su quello che avviene. Ma non hanno fatto che dire: "se fossi operaio, voterei così o cosà", o "ringraziamo gli operai per l’esito del voto". Cavolo che grande azione politica ». Chiaro l’attacco ai vertici del Pd. Insomma, ce n’è per tutti, ma ovviamente il pericolo più grosso non viene dall’assoluta insipienza dei nostri politici, ormai bloccati tra gli scandali e il vuoto pneumatico, ma dall’azione, quella invece molto precisa, concreta e mirata, della Fiat. Landini cita un intervento del costituzionalista Gustavo Zagrelbesky (recuperabile sul sito Fiom), che descrive lucidamente l’«accordo » Fiat: «Non può chiamarsi accordo, dice Zagrebelsky, quanto uscito da
un qualcosa che non è una trattativa, perché una parte è ricattata e più debole dell’altra. Manca la condizione fondamentale della "libertà" delle parti,perché si possa parlare di un contratto valido. E che un costituzionalista analizzi un accordo siglato in fabbrica, segnalandone i rischi, fa capire veramente che quello che sta avvenendo in Fiat dovrebbe allarmare tutti i cittadini». «L’accordo Fiat – continua Landini – elimina tutte le libertà sindacali, toglie il diritto di eleggere le Rsu, e sul fronte del lavoro non abolisce solo 10 minuti di pausa. Aumenta anche i singoli movimenti da fare alla catena dentro una stessa unità di tempo, e questo vuol dire un peggioramento della salute di chi lavora. Non dimentichiamo che a Melfi, la fabbrica più giovane della Fiat, ben la metà dei 5 mila operai oggi ha ridotte capacità lavorative. E così è ovunque ci sia una catena». Il progetto di Federmeccanica, avallato da Confindustria e non contrastato dagli altri sindacati, «è di firmare un accordo in base al quale ogni azienda potrà scegliere tra un contratto nazionale e uno aziendale». «Ma stiamo attenti – ammonisce il segretario Fiom – in questo modo si uccide il contratto.
Senza contratto nazionale, non ha senso neanche il secondo livello. E il sindacato diventa corporativo e aziendalista, perché è chiamato solo a ratificare una competizione tra lavoratori». La Fiom reagisce con le sue proposte: rilancia lo «sciopero generale». E sul settore metalmeccanico, spiega che «è ancora in vigore il contratto siglato da tutti nel 2008», e si prepara così a presentare una nuova piattaforma entro fine 2011, «senza pregiudiziali sulla durata». La piattaforma verrà allestita «non dalle segreterie ma nei luoghi di lavoro, con attivi e assemblee, e se ne discuterà tra qualche mese a una nuova Assemblea nazionale dei delegati ». Per poi sottoporla a referendum. Quanto alla Fiat: «La vertenza è ancora aperta, si è dimostrato a Mirafiori. Si deve riaprire il confronto per nuovi accordi che includano tutti. La Fiat ci deve mostrare i suoi piani e chiarire gli investimenti: precisando che non si deve più investire solo sui prodotti, ma anche per migliorare la qualità del lavoro e la salute delle persone. E per una mobilità verde e sostenibile».

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