9/11/2006 ore: 11:21

"Usa" L´America boccia Bush

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    gioved? 9 novembre 2006

    Prima Pagina (segue a pag.2) - Esteri
      la scelta
        Parla il presidente: ora nuova strategia in Iraq

        L?America boccia Bush
        trionfo per i democratici

        Primo segnale dalla Casa Bianca: silurato Rumsfeld
          Difficolt? anche tra i vincitori hanno posizioni diverse sul conflitto e sul ritiro delle truppe da Bagdad

          Ai liberal la maggioranza del Congresso, espugnati feudi elettorali dei conservatori

          Hanno pesato sul voto gli scandali che hanno travolto il partito dell?asinello e la guerra in Iraq

          dal nostro corrispondente
          Alberto Flores D?Arcais
            NEW york - L?America politica ? da oggi profondamente cambiata. Quando sono arrivati i risultati degli ultimi seggi del West, quello che si era intuito dai primi exit polls ? diventata una certezza.

            Il partito democratico, al termine di una lunghissima notte elettorale, ha la maggioranza del Congresso degli Stati Uniti. Con una vittoria netta alla Camera dei Rappresentanti (+30 seggi quando ne mancano una dozzina da assegnare) e una vittoria sub judice al Senato, dove si dovr? aspettare il riconteggio della Virginia prima di certificare il clamoroso en plein del partito dell?asinello.

            Non sar? stata una valanga (di voti democratici) ma ? sicuramente un terremoto politico: in cui i principali sconfitti sono George W. Bush e i vertici del Grand Old Party e la cui prima vittima sacrificale ? il ministro della Difesa Donald Rumsfeld, sostituito al volo al Pentagono con l?ex capo della Cia (primi anni Novanta) Robert Gates.

            Il partito democratico era riuscito a trasformare le elezioni locali in una sorta di referendum pro o contro la Casa Bianca - ha puntato molto sulla corruzione della maggioranza governativa e sull?impopolarit? della guerra in Iraq - e alla fine l?elettorato gli ha dato ragione. Dalla East Coast al selvaggio West, dal sud al Midwest i suoi candidati sono riusciti a scalfire le certezze dell?elettorato repubblicano anche in distretti dove il Gop era padrone da decenni. Una tendenza confermata nelle sfide testa a testa per il Senato e in quelle dei governatori, con i democratici che conquistano la maggioranza degli Stati dell?Unione: un ottimo viatico in vista della Casa Bianca 2008.

            Un?elezione che lancia sulla ribalta della politica nazionale volti nuovi come i fighting dems, i veterani di guerra e gli ex militari scesi in campo contro una guerra malcondotta; che conferma volti conosciuti come quello di Hillary Clinton e di Schwarzenegger. Un?elezione che ha fatto diverse vittime illustri.

            Come il repubblicano Rick Santorum, le cui ambizioni presidenziali (e il suo ruolo di numero tre del partito al Senato) sono naufragate nella sfida persa in Pennsylvania contro il democratico Robert Casey; come il suo collega Lincoln Chafee, il repubblicano moderato che piaceva ai democratici che ha perso il proprio seggio in Rhode Island.

            Da oggi Bush non ha pi? una maggioranza su cui contare. Deve iniziare a fare i conti con un partito che dopo dodici anni di opposizione al Congresso e due campagne presidenziali perse (la prima, nel 2000, avendo la maggioranza del voto popolare) non vedeva l?ora di poter rialzare le proprie bandiere e che nutre una grande sete di rivincita. Tradizionalmente un presidente al suo ultimo mandato viene definito nell?ultimo paio d?anni una lame duck, un?anatra zoppa; con il nuovo Congresso Bush rischia la totale immobilit? e deve trovare al pi? presto un modo bipartisan (anche nella forma) per evitare che gli ultimi 24 mesi alla casa Bianca diventino per lui un?agonia.

            Lui, il presidente, le aveva provate tutte per far cambiare il vento di una sconfitta annunciata. Aveva partecipato ad oltre cento raccolte di fondi per i candidati del Gop, aveva raccolto quasi duecento milioni di dollari, ma non ? bastato. Anzi, la sua crescente impopolarit? aveva indotto alcuni dei candidati repubblicani a tenersi alla larga da lui; alcuni hanno vinto, altri hanno perso, nessuno ? in grado di spiegare se e come sia stata colpa di Bush.

            L?unica cosa certa ? che l?ultimo mese di campagna elettorale ha aperto una frattura tra la Casa Bianca e il partito, frattura che la sconfitta elettorale render? ancora pi? evidente nei prossimi mesi.

            Passata la sbornia per la vittoria anche i democratici dovranno adesso dimostrare di aver meritato la fiducia degli elettori. Al momento l?agenda del partito ? ancora confusa, ambigua, ha come unica certezza la richiesta di aumento del salario minimo. Sulla guerra in Iraq e sulla exit strategy all?interno del partito ci sono differenze notevoli e del resto in materia di politica estera, difesa e terrorismo i margini di manovra della Camera sono molto ristretti. La guerra in Iraq ha avuto un peso determinante sul voto ma ancora pi? importanti nella scelta del partito sono stati temi quali la corruzione e i valori etici; un tempo cavallo di battaglia dei repubblicani e oggi causa della loro sconfitta.

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