«Uno sciopero per difendere i lavoratori»
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 mercoledì 8 ottobre 2003 «Uno sciopero per difendere i lavoratori» Cgil, Cisl e Uil rispondono a Fini che aveva parlato di protesta politica. Epifani: non c’è spazio per trattare
di Felicia Masocco
ROMA Uno sciopero politico? «No, è per difendere i lavoratori» e sarà «unificante», la lista dei sindacati che l’hanno proclamato si allunga fino alle sigle della destra. Gli appelli al dialogo da parte del governo? «Profferte senza fondamento». I tentativi di dividere di nuovo il sindacato come per l’articolo 18? «Non produrranno effetti» per Guglielmo Epifani che punto per punto smonta le critiche dell’esecutivo nell’offensiva che Berlusconi e i suoi uomini hanno messo in campo senza risparmio di energie. Il leader della Cgil esprime «rammarico» per la mancanza di parità di informazione tra le diverse ipotesi in campo «soprattutto sulle reti pubbliche», ma mostra di non temere la mossa del premier di spiegare per lettera agli italiani la riforma delle pensioni, «spero che la leggano con attenzione - afferma - così potranno essere finalmente informati correttamente e potranno confermarsi nelle loro opinioni». Nonostante i messaggi a reti unificate, nonostante un battage che ha pochi precedenti, «il messaggio rassicurante del governo non è passato - è la convinzione di Epifani -. Anzi, la maggioranza dell’opinione pubblica è contraria». Dietro i torni della grande propaganda si cela «una grande debolezza». Il direttivo della Cgil ieri ha approvato (con tre sole astensioni) la decisione di uno sciopero generale unitario. E unitario lo sarà davvero, anzi «unificante» per il segretario cigiellino, la stragrande maggioranza del mondo del lavoro mostra di non gradire affatto le proposte del governo. In piazza il 24 ottobre non ci saranno solo Cgil, Cisl, Uil, ma anche i lavoratori che aderiscono all’Ugl, il sindacato di area An, quelli dello Snals, della Confsal, e dei Sincobas. I sindacati di base sciopereranno per l’intera giornata e lo stesso faranno i lavoratori del pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil. La loro è una doppia piattaforma, all’attacco del governo alla previdenza di tutti si aggiungono motivazioni «specifiche», il fuoco di fila che dura da mesi contro i diritti dei lavoratori pubblici e della scuola. Basti pensare al rinnovo dei contratti, l’accordo firmato da Gianfranco Fini nel febbraio dello scorso anno è carta straccia, la Finanziaria non prevede risorse sufficienti a garantire il potere di acquisto degli stipendi dei dipendenti pubblici. Quanto alle confederazioni questa volta sarà più difficile dividerle secondo lo schema seguito nel caso dell’articolo 18: «La storia non si ripete sempre allo stesso modo. Vedo tentativi per dividere, ma i sindacati resteranno uniti perché sono convinti di fare una battaglia giusta», taglia corto Epifani. L’obiettivo è quello di tornare al punto di partenza, Cgil, Cisl e Uil non ci stanno a discutere di aggiustamenti alla riforma, di «gradualità» o «scaloni», insomma delle cosiddette «aperture» che verrebbero da una parte del governo. E lo sciopero non è «politico», come va affermando il vicepremier «è contro la legge Finanziaria che non assicura lo sviluppo ed è iniqua. Ed è anche uno sciopero contro gli interventi controriformatori delle pensioni» per il numero della Cgil. Anche per il segretario generale della Uil, Luigi Angeletti, non c’è «nulla di politico inteso come ontrapposizione tra schieramenti. C'è un problema politico di merito che riguarda l'equità del nostro sistema previdenziale» afferma. E dello stesso parere è il leader della Cisl Savino Pezzotta. «La mobilitazione è politica nel senso che contrasta una politica del governo. Ma è uno scopo puramente sindacale perché contrasta una controriforma delle pensioni che non ci piace».
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