3/7/2006 ore: 12:36

"Unipol" Un banchiere bianco nella roccaforte rossa

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    sabato 1 luglio 2006

    Pagina 27 - Economia

    Il personaggio
      Un banchiere bianco
      nella roccaforte rossa delle Coop


      Sergio Bocconi
        Con Carlo Salvatori le cooperative azioniste di Unipol compiono la svolta: per la prima volta si affidano a un manager esterno, a un banchiere che non ha in alcuna riga del curriculum punti di contatto con il ?loro? mondo produttivo e finanziario. Una svolta culturale che segna una profonda discontinuit? e segnala un’apertura al mercato senza precedenti: il patto probabilmente preliminare all’ingaggio a sorpresa, e reso manifesto dalla completezza delle deleghe affidate al nuovo amministratore, prevede forse che a Salvatori vadano le chiavi di una societ? che d’ora in poi dovr? configurarsi davvero come una public company. Senza dubbio alla base della scelta ci sono preoccupazioni di immagine e identit?: le contiguit? con l’economia dei furbetti e l’avventura in Bnl hanno compromesso la ben diversa raffigurazione di s? che le coop hanno sempre conservato con gelosia e speso con generosit?. Per recuperare la credibilit? perduta le cooperative dopo l’uscita di Giovanni Consorte avevano gi? annunciato una separazione fra propriet? e governo dell’impresa, ma non avevano ancora compiuto passi decisivi. Si era trattato sempre di mosse interne al perimetro consueto. La nomina di Salvatori ? invece la prima ?escursione? nel mercato, nell’economia lontana dalle relazioni tradizionali.

        La discontinuit? segnata nella governance non significa per? il ripudio delle strategie precedenti. Anzi. La scelta di un banchiere al timone sembra voler confermare la validit? almeno industriale dell’operazione tentata con Bnl e pi? volte ipotizzata con il Montepaschi: il matrimonio non con un’altra compagnia di assicurazioni bens? con un istituto di credito. Un ?chiodo fisso? finalizzato a logiche di potere o dettato dalla volont? di fare il salto costruendo la prima struttura di bancassurance italiana? L’arrivo di Salvatori sembra senza riserve muovere nella seconda direzione.

        Certo ? che Unipol non ha scelto n? un tecnico del credito o delle assicurazioni (competenza che ha in casa) n? una figura di calibro ?istituzionale? del mondo delle polizze come Gianfranco Gutty (ex Generali) o Sandro Salvati (ex Alleanza, oggi Toro). Bens? un banchiere che, per autorevolezza, ? in grado di dialogare con l’intero sistema finanziario, di sedere a tutti i tavoli senza che pesino le pregiudiziali politiche che di fatto hanno frenato lo sviluppo dell’Unipol sotto la gestione di ?re? Consorte. Anzi Salvatori, cattolico, moderato, oggi considerato vicino a Romano Prodi, pu? avere le chiavi pi? adatte anche sotto il profilo politico per la nuova fase della compagnia che vuole prendere le distanze dalla tradizionale cultura ?rossa?.

        Ecco dunque perch? Stefanini e il vicepresidente di Unipol Vanes Galante hanno bussato circa un mese fa alla porta di Salvatori. Il curriculum (Ambroveneto, Bnl, Intesa, Banca di Roma, Unicredito) e le operazioni portate a termine dal banchiere (l’ultima, con Alessandro Profumo, ? il matrimonio crossborder con Hvb) non lasciano dubbi sulla sua capacit? di far fare alla compagnia della Lega il passo decisivo, che la smarchi dal passato ma anche dall’impossibilit? di diventare il numero uno in campo assicurativo o di trasferire il core business in campo bancario. Quali saranno dunque le mosse del nuovo capoazienda? C’? chi parla di Popolare italiana (come Unipol seguita da Mediobanca, di cui Salvatori resta per il momento vicepresidente), chi ripensa al Montepaschi, chi azzarda il Credem. Ma Salvatori gi? in passato ha sorpreso con operazioni inattese. Colpo peraltro che oggi gli ? riuscito di nuovo. Con se stesso.

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