"Unipol" Da Bankitalia per chiudere su Bnl
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mercoledì 14 dicembre 2005
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L’OPA DI VIA VENETO CONSORTE VUOLE ACCELERARE I TEMPI PER NON DOVER RICOMINCIARE TUTTO DA CAPO
Unipol da Bankitalia per chiudere su Bnl Abete a Cardia: autonomi sull’Argentina
Francesco Spini
MILANO Giovanni Consorte non l’avrebbe voluto far sapere. E anche quando le agenzie nel pomeriggio battevano le notizie di una sua visita agli uffici della Vigilanza di Banca d’Italia, l’entourage del presidente di Unipol aveva un solo ordine: negare tutto. Invece l’incontro con i responsabili della Vigilanza Claudio Clemente e Giovanni Castaldi - gli stessi che avevano dato parere negativo alla scalata di Bpi su Antonveneta, poi disatteso da Fazio - è stato richiesto venerdì proprio dal presidente di Unipol e, dopo il forfait di due giorni fa, causa sciopero dei funzionari Bankitalia, l’ha ottenuto solo ieri. Fazio non c’era: era a colazione con il presidente Consob, Lamberto Cardia, con tutto il direttorio e il segretario particolare, Angelo de Mattia. Ma di Bnl non avrebbe parlato. Cosa che invece ha fatto Consorte con gli uomini della Vigilanza. La missione? Convincere Bankitalia ad accorciare i tempi dell’autorizzazione che, in caso di rinvio, farebbe slittare l’Opa al 2006, con il rischio per Unipol di dover ricominciare tutto (o quasi) daccapo con l’entrata in vigore delle nuove regole sui conglomerati finanziari. A cominciare dagli accordi di finanziamento (scadono a fine anno) e al prospetto. L’incontro, durato oltre tre ore, avrebbe avuto al centro i mille dubbi che ancora non convincono i controllori, soprattutto in merito ai ratio patrimoniali, il cui complesso calcolo (si tratta di un conglomerato finanziario) aveva già portato il presidente di Bnl due mesi a denunciare la necessità per Unipol di mezzi propri addizionali di due miliardi.
E ieri Luigi Abete ha confermato le stime formulate dalla banca sia per quanto riguarda la patrimonializzazione, sia sul punto del prezzo d’Opa (Consorte offre 2,70 euro) su cui si starebbe concentrando anche la Consob che, in relazione ai rapporti con Deutsche Bank e Bper potrebbe richiedere un adeguamento del prezzo. «Il Cda di Bnl ha emesso il 21 ottobre un comunicato ben chiaro - ha detto Abete - che ha espresso considerazioni motivate in relazione al prezzo e alla necessità di risorse addizionali per garantire l’attuale livello di patrimonializzazione. È un documento tuttora attuale sia in termini di analisi che di valutazioni quantitative», anche perché le successive iniziative di Unipol «erano già in gran parte previste nel documento». Pronta la reazione di Unipol: «Gli unici organi preposti a valutare la congruità del prezzo dell’Opa su Bnl e l’adeguatezza dei coefficienti patrimoniali del conglomerato finanziario che si costituirà tra Unipol e Bnl sono gli organi di controllo». Quindi «ogni altra dichiarazione è soggettiva e ha il solo obiettivo di influenzare la vigilanza e la pubblica opinione».
Intanto Bnl passa al contrattacco sulla diffida a vendere le proprie attività in Argentina, lanciata tempo fa da Unipol alla banca. Luigi Abete ha inviato nei giorni scorsi la lettera alla Consob (e intercettata da La Stampa) in cui, rispondendo alla richiesta di chiarimenti della Commissione, denuncia il «pregiudizio» che la diffida «arreca alla gestione corrente della banca». Inoltre ricorda che l’assenza delle autorizzazioni a quattro mesi dall’annuncio dell’Opa comporta una situazione di «incertezza» nella «gestione corrente» dell’istituto. Abete, a difesa della dismissione, ribadisce «la cospicua plusvalenza per la banca» che ne deriverebbe. Concetti ribaditi nella missiva allegata e inviata a Piero Schlesinger, consulente di Unipol, dall’avvocato Michele Carpinelli, dello studio Chiomenti, secondo cui l’operazione non implica «la dismissione di un “ramo aziendale”, ma la cessione di partecipazioni azionarie il cui peso sul bilancio della banca, sia in termini patrimoniali che economici e finanziari, è del tutto marginale».
Viene negato che «l’obiettivo dell’operazione sia quello di influire sull’Opa» lanciata da Unipol. Ma soprattutto viene ricordato come la cosiddetta «passivity rule», la neutralità di una banca sotto «assedio», non sia stata violata anche perché «l’intenzione della banca di procedere alla dismissione era del tutto nota al mercato e alla stessa Unipol, come agevolmente ricavabile dalla lettura del documento di offerta pubblica». Tutto infondato, per Bnl, tanto più che «non si comprende quale pregiudizio la programmata cessione possa mai arrecare ad Unipol, alla banca e agli azionisti Bnl, considerando il positivo impatto che la stessa avrebbe sul risultato economico e sulla situazione patrimoniale della banca». Venerdì è in programma un cda cruciale per l’istituto di via Veneto. Unipol si sente ormai sotto assedio: dopo le mosse della magistratura romana e milanese che vanno indagando sulla scalata. Quindi ieri mattina Consorte ha presentato al procuratore capo di Bologna, Enrico Di Nicola, un esposto contro ignoti per individuare chi, dal giugno scorso, ha «avviato una sistematica azione contro la compagnia, i suoi esponenti e i suoi azionisti». Le ipotesi di reato su cui Unipol chiede di indagare sono manipolazione del mercato, aggiotaggio bancario e ostacolo all’esercizio delle autorità di vigilanza.
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