13/9/2006 ore: 10:36

"Telecom" Epifani: «Un colpo all’interesse nazionale»

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    mercoled? 13 settembre 2006

    Pagina 3 - Economia/Oggi


    Epifani: cos? muore Telecom Italia
      ?Un colpo all’interesse nazionale. Il governo intervenga per sventare i piani di Tronchetti?

      di Oreste Pivetta

      BEFFA FINALE - Il sindacato insorge e proclama uno sciopero. Ma quella del sindacato non ? l’unica voce “contro”. Altre si sommano, se non proprio “contro” comunque assai perplesse: dall’Unit? al Sole 24ore, organo della Confindustria, della quale Marco Tronchetti Provera ? vicepresidente. Leggiamo Orazio Carabini. Dopo aver definito ?cattiva notizia? lo scorporo, conclude: ?lo spezzatino deciso ieri non ? il miglior epilogo che si potesse immaginare per la storia della privatizzazione di Telecom. ? per? un episodio emblematico dello stato di salute del capitalismo italiano, troppo schiavo dei debiti per vincere le partite che contano?. Un epitaffio. Il sindacato potrebbe aggiungere: ?Avevamo ragione noi...?.

      Che ne pensa Guglielmo Epifani, segretario Cgil?
        ?Penso che si stia arrivando a qualcosa che assomiglia alla “beffa finale”. Telecom Italia era la quinta compagnia al mondo. Nel giro di pochi anni tante responsabilit? e scelte sbagliate hanno ridotta a questa triste condizione. Qualcuno ha ricordato quando Tim, nel pieno delle sue energie, era pronta a conquistare Vodafone, per diventare il primo gruppo al mondo di telefonia mobile. Il destino di Telecom appare adesso appeso al filo di uno scorporo, tra una vendita che quasi sicuramente non vedr? capitale italiano in gioco e che consegner? Tim a piani industriali decisi chiss? dove e un futuro incerto da media company, ostaggio o preda dei fornitori di contenuti. Mi sembra il peggior epilogo di una storia che ? metafora del nostro capitalismo, che compra accumulando debiti, pensa pi? alle azioni che all’impresa, rovescia piani industriali un anno con l’altro?.

        Con quale credibilit?? Anche dal vostro punto di vista...
          ?Mi chiedo se Tronchetti Provera questo l’abbia considerato. Fino a un mese fa sono venuti da noi per rassicurarci. Ma pare che anche al presidente del consiglio abbiano spiegato che non sarebbe successo nulla. Quandoi si aprir? il confronto tra sindacati e azienda, quanto potremo credere al nostro interlocutore? Oltretutto mentre cogliamo segni di vitalit? tra vecchie aziende e settori considerati obsoleti. Penso alla Fiat e alla Piaggio, penso alla siderurgia, penso a Parmalat uscita da una situazione difficilissima ma anche ai settori del tessile e dell’abbigliamento che si stanno riorganizzando, contro la dura concorrenza. Il vecchio va avanti, il nuovo dei servizi retrocede?.

          Lei parla di responsabilit? ed errori. Visti fin dal primo atto: la privatizzazione...
            ?Le privatizzazioni hanno segnato buoni risultati l? dove una presenza pubblica ? stata difesa (come per Eni e Enel) o dove chi ha comprato ha comprato per investire e rilanciare, perch? credeva in un progetto industriale. Con Telecom si sono fatte pi? operazioni finanziarie che industriali, grazie alle quali qualcuno si ? arricchito, mentre l’azienda si indebitava. Se Telecom fosse rimasta in mano pubblica, adesso starebbe meglio o peggio? Posso porre questa domanda senza l’accusa di lesa maest? del mercato??.

            Reagirete. Questo ? certo. Gi? lo sciopero ? un chiaro modo per reagire. E poi?
              ?Uno sciopero e se ne avvertiremo la necessit? un altro ancora. sta in ballo il destino di migliaia di lavoratori. Si tratta di capire se la golden share potr? essere ancora esercitata, se si potr? fare marcia indietro, se si potranno condizionare certe scelte?.

              Gentiloni ha spiegato che ? presto per parlare di golden share...
                ?Abbiamo intanto chiesto un incontro con Prodi. Pronti a collaborare per il rilancio, non per scrivere una brutta pagina...?.

                Che vi attendete dal governo?
                  ?Il governo dovr? agire presto. ? difficile accettare che uno dei pi? grandi gruppi italiani tramonti in questo modo, contro l’interesse nazionale?.

                  Domanda banale ma inevitabile: perch? non ce la facciamo?
                    ?Si misurano i limiti del nostro sistema finanziario. Restiamo il paese della piccola e media impresa, dove si preferiscono i mercati protetti, si ha paura della concorrenza, si vendono pezzi di azienda pur di mantenere il controlllo di quanto rimane?.

                    Sar? il primo scoglio per il governo che aveva promesso una vera politica industriale.
                      ?Il primo. Subito dopo se ne presenter? un altro: cio? Alitalia. Non ? chiaro che fine debba fare la compagnia e francamente non ci sembra di dover condividere il piano industriale. Il riformismo del governo ? chiamato qui a dare qualche prova...?.

                      Un giudizio sulla politica economica del governo?
                        ?No. Molto si capir? dalla finanziaria. Una manovra di troppi tagli si presenterebbe inevitabilmente con il carattere dei due tempi: prima risanamento, poi sviluppo. E i due tempi non sarebbero una buona scelta, proprio quando il paese ha ripreso a camminare...?.

                        Il “rigore” non vi convince?
                          ?Non stiamo al gioco rigore s?, rigore no. Crediamo in una grande attenzione alla spesa e al “rigore dal volto umano”, che stia bene attento alle decisioni che riguardano welfare, sanit?, famiglia, casa, previdenza. Penso al tema della precariet?, che dovrebbe risultare centrale tra i primi atti del governo. Penso alla riscrittura della legislazione sul lavoro, riscrittura che deve avere il respiro di una intera legislatura. Ma qualche colpo che rompa con il passato vorremmo sentirlo subito?.

                          Anche per quanto riguarda le pensioni?
                            ?Ci siamo impegnati e ci stiamo impegnando perch? nella finanziaria non compaiano tentativi di riforma previdenziale. Sono questioni strutturali, se ne riparler? dopo, partendo dal punto sulla riforma Dini. Intanto vediamo gli altri problemi che ci premono, dal cuneo fiscale (e ripeto i criteri della selettivit? che premia l’azienda che innova e d? lavoro a tempo indeterminato e della ripartizione sessanta/ quaranta per cento), al Mezzogiorno, alla lotta contro l’evasione...?.

                            Torniamo a Tronchetti Provera. ? anche uno dei manager pi? pagati in Italia, carico di stock options..
                              ?Ci sono due argomenti che toccano la sensibilit? popolare. Il primo: i costi della politica e i redditi dei politici, anche in un’area come quella che la Cgil rappresenta, un’area in cui c’? sempre grande rispetto per la politica. Se si accenna al tema, magari dicendo di privilegi, gli applausi non mancano mai. Il secondo ? quello appunto dei supermanager e dei loro stipendi. Milioni di euro. Non solo nel settore privato. Di fronte allo stipendio medio di milletrecento euro al mese di un lavoratore italiano,.. Ci sono situazioni come quelle verificatesi ai vertici delle ferrovie dello stato che dovrebbero farci riflettere, anche magari attraverso la comparazione con altri paesi. Il capitolo stocks options: sono sotto accusa anche negli Stati Uniti, che pure le hanno inventate. Rispondono a una logica finanziaria di breve termine: cercare subito il massimo del profitto per guadagnare di pi?, invece di distribuire i vantaggi nel corso del medio e lungo periodo, come si dovrebbe per garantire certezze al futuro delle imprese. Per non parlare di insider trading, che in quella logica di breve periodo trova sempre alimento?.

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