18/9/2006 ore: 11:17

"Telecom" D’Alema tenta di arginare il premier pigliatutto

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    sabato 16 settembre 2006

    Pagina 9 - Economia/


    SCONTRO - RIPARTE IL MATCH FRA I CAMPIONI DELLA FINANZA BIANCA E ROSSA
      E D’Alema irritato
      tenta di arginare
      il premier pigliatutto

      retroscena
      AUGUSTO MINZOLINI
        ROMA
        In fondo tra loro, tra Romano Prodi e Massimo D’Alema, l’idillio non ? mai scoppiato. Neppure la coabitazione a palazzo Chigi e al governo ha migliorato i rapporti tra i due. Qualche settimana fa il capo del governo ha nominato suo rappresentante personale per l’Ue un pezzo da novanta, l’ex-ministro degli Esteri Renato Ruggiero: una personalit? ingombrante che rischia di fare ombra al ministro degli Esteri, tant’? che quest’ultimo c’? rimasto un po’ male. Di contro D’Alema non ha voluto far parte della numerosa comitiva guidata da Prodi in Cina. Aveva sperato di avere tutto per s? il palcoscenico dell’assemblea generale a New York, ma il presidente del consiglio ? voluto essere assolutamente presente, al costo di trasvolare in una notte l’Oceano Pacifico. Tanta ostinazione ha lasciato perplesso D’Alema che per tutta risposta ? intenzionato a disertare una cena di gala che Prodi ha organizzato insieme al presidente pakistano mercoled? nella Grande Mela.
          Questa ? l’?atmosfera? che regna tra i due. Ma non ci sono solo quisquiglie o rivalit? personali a dividerli. Quelle sono solo la punta dell’Iceberg. In realt? Prodi e D’Alema sono mossi da interessi molto pi? grossi, sono i campioni di due sistemi di potere: la ?finanza bianca? e la ?finanza rossa?. Due sistemi che negli anni del centro-sinistra sono diventati inevitabilmente concorrenti per la conquista dell’?egemonia?. Egemonia che non significa solo capacit? di influenza dal punto di vista politico, ma anche economico. Diciamocelo subito: il Professore non sar? un campione nella ricerca del consenso, ma nella costruzione di architetture di ?potere? pu? esser paragonato a Brunelleschi. La fusione tra il Sanpaolo e Banca Intesa ? anche un suo capolavoro. Un’opera che ha ricevuto tanti applausi ma che ha insospettito non poco Massimo D’Alema. Mentre tutti applaudivano, il leader diessino si ? limitato a un ?Mmmmm!?.
            Gi?, qui gatta ci cova, si ? detto. E forse aveva ragione. Il secondo obiettivo che aveva in mente il Professore dopo aver messo insieme un polo bancario di fiducia era addirittura pi? ardito: costruire un polo industriale. ?Un’operazione semplice ed efficace - spiega un dalemiano ortodosso che per essere esplicito pretende l’anonimato - con l’obiettivo di trasformare la Cassa Depositi e Prestiti in una piccola Iri con dentro la rete autostradale, Terna per l’energia e la rete fissa di Telecom. Un nuovo agglomerato di area prodiana magari con Claudio Costamagna alla sua guida?.
              In quest’ottica le dimissioni di Tronchetti Provera, se da una parte sono un successo per Prodi, dall’altra fanno fallire l’?operazione? nuova Iri perch? fanno entrare nella partita altri protagonisti, a cominciare proprio da D’Alema. Guido Rossi, infatti, ? un specie di ?centauro? che dovrebbe garantire sia Prodi, sia i ds: negli anni in cui Baffino spopolava a palazzo Chigi il personaggio disse che l? dentro c’era ?una merchant che non parlava inglese?, ma poi i due, a quanto pare, si sono riavvicinati. Tronchetti, invece, ? riuscito a mantenere al suo posto l’amministratore delegato Riccardo Ruggiero, malgrado i suoi avversari ne avessero chiesto la testa. ?Questa mattina ho letto sui giornali un Prodi molto minaccioso - ? la spiegazione che Tronchetti ha dato a qualche amico della sua mossa -. Non potevo mettere la societ? contro il presidente del consiglio. Ci avrebbe fatto a pezzettini. Anche perch?, malgrado tutti, anche nella maggioranza, mi diano ragione, nessuno per ora vuole uscire allo scoperto. Almeno con Guido Rossi abbiamo rimesso la situazione sui binari della legalit?. In questa condizione, sotto i riflettori, ? difficile che qualcuno dei protagonisti possa stravincere. O almeno questa ? la speranza di Tronchetti. Sar?, quindi, un armistizio ?bilanciato?. Che avr? da lontano un altro spettatore interessato, il Cavaliere, il quale, sia pure in silenzio, di questa partita non si ? perso una mossa: ?Mi hanno raccontato - confidava ai fidi due giorni fa - che D’Alema ? fuori di s? con Prodi per il caso Telecom. Che gli ha fatto una telefonata furiosa a Pechino?.
                Sar? vero? Forse s?, forse no. Di certo D’Alema ? diventato il campione di molti nel tentativo di contrastare il ?carroarmato? Prodi. S?, perch? in Italia tutti sono allergici all’?assopigliatutto?. Di questo riflesso condizionato ne hanno fatto le spese prima D’Alema, poi Berlusconi e ora, proprio quando ha avuto la testa di Tronchetti, il Professore potrebbe correre qualche rischio. Basta osservare l’atteggiamento dei pi? nei confronti di Angelo Rovati e del suo studio ?artigianale? spedito a Tronchetti. ?? una vicenda che continua a gonfiarsi - osserva mentre passeggia al Pantheon il presidente del Senato, Franco Marini -. Per colpa dei giornali certo, ma se non ricordo male il portavoce di D’Alema, Fabrizio Rondolino, si dimise solo per una stupidaggine di donne (in realt? aveva dato alle stampe un romanzo erotico, ndr)?. Ancora pi? duro ? stato ieri alla radio, a “Baobab”, Nicola Rossi, che aveva lo stesso ruolo di Rovati a palazzo Chigi all’epoca di D’Alema: ?Come si fa ad occupare un ruolo cos? importante e ad avere un comportamento cos? imprudente e improvvido??, si ? chiesto.
                  E Rovati, inutile dirlo, in questa vicenda ? la ?controfigura? di Prodi. ?Bisognerebbe aprire una riflessione - osserva sibillino un altro dalemiano “doc” come Gavino Angius - su questo tema: quando si apre una nuova fase politica c’? una ricollocazione del potere economico-finanziario. Con Prodi a palazzo Chigi prima c’? stata la fusione Sanpaolo-Intesa. Poi l’operazione Telecom e magari tra un mese qualche altra cosa. Cosa c’? in ballo? Vi faccio una domanda: sono stati scritti molti libri sulla finanza bianca ma state sicuri che non ne troverete mai uno in libreria?. Appunto, ?egemonia?. Prodi non ha un partito, non ha un consenso suo e per ?garantirsi? a palazzo Chigi ha bisogno di un forte polo di potere: un modello Andreotti rivisitato.
                    E il concetto d’egemonia diventa chiaro nei ragionamenti di un dalemiano eretico come Giuseppe Calderola. ?Intanto - spiega - il galateo politico pretenderebbe le dimissioni di Rovati. Prodi avrebbe gi? dovuto imbarcarlo su un aereo e rispedirlo a Roma. Il povero Rondolino si dimise per molto meno, per un romanzo os? e per un’intervista della moglie. Poi c’? un problema pi? generale: Prodi spar? contro l’Unipol quando tent? la scalata della Bnl nel nome dell’italianit? contro la cordata degli spagnoli del banco di Bilbao; ora, invece, blocca la vendita di Tim agli stranieri nel nome dell’italianit?. Ho l’impressione che coniughi la difesa degli interessi nazionali con i suoi. Lui punta a conquistare con questi mezzi l’egemonia nel centro-sinistra. Diciamoci la verit?: se D’Alema e Berlusconi avessero fatto la stessa cosa da palazzo Chigi sarebbe scoppiata subito una crisi di governo?.
                      Gi?, l’?ariete? D’Alema contro il Prodi ?carro-armato?. Racconta Bobo Craxi che come sottosegretario agli Esteri ? in buona con entrambi: ?Il rapporto di competizione tra Romano e Massimo ricorda quello tra Craxi e De Mita. Ma a ruoli capovolti. In questo momento ? proprio il Professore quello che ricorda di pi? mio padre: va avanti come uno schiacciasassi?.

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