20/10/2003 ore: 9:09

«Sulle pensioni non c´è dialogo»

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domenica 19 ottobre 2003
Pagina 6 - Economia
 
 
"Sulle pensioni non c´è dialogo"
Fini: uno sciopero politico. Finanziaria, rischio fiducia
          Il vicepresidente del Consiglio: quella dei sindacati è un´iniziativa animata da pregiudiziali ideologiche
          Manovra, ricucitura governo-Comuni Domani vertice di maggioranza per ridurre gli emendamenti

          DAVIDE CARLUCCI

          ROMA - Riecco il Fini dello scontro, della sfida ai sindacati: «Non credo che vi siano oggi le condizioni per un dialogo con le parti sociali». A Prato, davanti agli imprenditori riuniti nel Forum della piccola e media impresa, il vicepresidente del consiglio taglia anche l´ultimo ponte con Cgil, Cisl e Uil. Dismessi definitivamente i toni più concilianti di fine estate e in disaccordo con Gianni Alemanno, il ministro del suo stesso partito - che ieri invece la necessità del dialogo l´ha ribadita, ventilando anche il ricorso alla fiducia sulla Finanziaria - Gianfranco Fini dice che lo sciopero indetto per il 24 ottobre contro la riforma delle pensioni è animato da «pregiudiziali ideologiche». Aggiungendo: «Proclamare uno sciopero per riforme che decorrono da qui a 4-5 anni è una legittima ma evidente espressione di dissenso politico». Unica concessione: «Mi auguro che dopo lo sciopero le parti si siedano al tavolo per verificare con il governo, nell´ambito della cornice finanziaria già definita, il percorso della riforma previdenziale».
          Per il resto, il leader di Alleanza nazionale rimane quello del voto agli immigrati, la colomba che cerca intese a sinistra, neutralizzando l´asse Bossi-Tremonti. Un´ora prima di attaccare i sindacati, all´assemblea dell´Associazione nazionale comuni italiani di Firenze, Gianfranco Fini ha teso la mano ai sindaci, per i quali la Finanziaria eroderà i bilanci comunali e i servizi essenziali ai cittadini: «Credo sia possibile l´avvio di un confronto per fare in modo che fin dal dibattito in Senato possa esserci un´azione del Parlamento con il consenso del Governo per ottimizzare le risorse. Per questo servono sinergie istituzionali, e non ho difficoltà a dirlo, alcune convergenze di tipo politico». Parole morbide, apprezzate anche da esponenti del centrosinistra come il presidente dell´Anci Leonardo Domenici e Walter Veltroni, l´uno sindaco di Firenze l´altro di Roma, entrambi diessini: «Un intervento importante che riapre il dialogo», hanno commentato. «Aspettiamo i fatti», ha poi aggiunto Veltroni. Ma l´assemblea dell´Anci si è chiusa con toni molto meno barricaderi di quelli con cui si era aperta: i primi cittadini italiani, che erano arrivati a minacciare di manifestare in mutande per protesta, ora si preparano a fare lobby. E si danno appuntamento mercoledì a Roma per una prima assemblea con i senatori.
          Di altro tenore le reazioni dei sindacati all´attacco del vicepremier sulle pensioni. «La risposta Fini se la dà da solo - ribatte la Cgil - quando dice che i margini di trattativa sono quelli decisi unilateralmente dal governo». Raffaele Bonanni, della Cisl, mette il dito sulle divisioni interne all´esecutivo: «La gestione della partita della riforma è squisitamente politica: parte della maggioranza ha subito un diktat da parte dell´altra», mentre per la Uil «non c´è peggior sordo di chi non vuol sentire».
          Fini sembra voler circoscrivere alla previdenza i fronti conflittuali del governo, cercando convergenze altrove. Il terreno rimane la Finanziaria: insieme all´Udc, per esempio, An chiede di abolire o limitare le restrizioni ai benefici previdenziali ai lavoratori esposti all´amianto. Di attenuare gli effetti del condono edilizio, avversato dall´opposizione: il partito chiede di non estendere la sanatoria anche all´Ici non pagata durante gli anni dell´abuso. Forza Italia, invece, propone un fondo per le vittime della malasanità.
          Ma il problema è che gli emendamenti alla manovra sono 2300: troppi. E il tempo a disposizione, troppo poco. Domani i capigruppo di maggioranza si riuniranno per decidere di ridurre il numero dei correttivi ed evitare il ricorso alla fiducia. Che per Alemanno, è fisiologica se «non si riescono a rispettare i tempi parlamentari». Per dare l´esempio Riccardo Pedrizzi, presidente della commissione Finanze del Senato, ha già proposto che il suo partito, An, le faccia diminuire di un terzo, portandole a quaranta.

 
 

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