23/6/2005 ore: 10:43
"StatoLiquido" La Dc appena rinata corteggiatissima da Berlusconi e Prodi
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GLI EREDI DELLO SCUDO CROCIATO INCERTI FRA I DUE SCHIERAMENTI corteggiatissima da Berlusconi e Prodi deputati e due europarlamentari. Ma fa già concorrenza all’Udc di Follini che affronterà le sue assise una settimana dopo Fabio Martini E' bastato riesumare un nome che sembrava destinato all'oblio, Dc. E' bastato rastrellare qualche migliaio di voti alle Regionali. E' bastato poco perché Gianfranco Rotondi da Avellino, una vita da peone, si trovasse al centro di un corteggiamento, discreto ma insistito, da parte dei leader politici più influenti del Paese. In poche settimane - in una escalation di mediatori, incontri riservati e barbe finte - il timido Rotondi si è visto cercare nientedimeno che da Silvio Berlusconi, Romano Prodi, Marcello Pera, Roberto Formigoni, per non parlare di altri. Certo, colloqui rimasti riservati, ma eloquenti. Un accerchiamento davvero sorprendente attorno al capo di un partitino che può contare su 4 parlamentari nazionali e 2 europarlamentari. Una Dc bonsai che si prepara ad un congresso fondativo all'insegna dell'anti-spettacolo: i neo-democristiani si vedranno sabato mattina in un albergo della periferia Nord di Roma e senza scenografie e convenevoli dopo tre ore di chiacchiere si scioglieranno, annunciando al mondo che è rinata la Dc. Con Gianfranco Rotondi segretario, Paolo Cirino Pomicino direttore della rediviva «Discussione» e Antonio Gava ospite d'onore. E l'ultimo astro della politica siciliana, Raffaele Lombardo, annuncerà che il suo movimento autonomistico «è pronto a federarsi con la Dc». Sei giorni più tardi, sempre a Roma, si celebrerà il congresso dell'Udc, il partito nel quale si concentra forse la massima densità di ex democristiani. Ben altra la scenografia e il rispetto della ritualità: tre i canonici giorni di dibattito che si dipanerà sotto le consumate volte del Palasport dell'Eur, oggi PalaLottomatica, luogo dell'ultimo vero congresso della Dc, quello nel quale si confrontarono fragorosamente due claque, quella mastelliana filo-De Mita e quella sbardelliana filo-Forlani. Scene irripetibili anche se il ministro Carlo Giovanardi dovesse alfine decidere - sapendo di perdere - di sfidare per la segreteria Marco Follini. Due congressi, certo di peso diverso, ma che si tengono in una stagione di grande inquietudine per i tanti frammenti ex dc sparsi nella galassia politica italiana. Oramai si è quasi spenta la riserva morale (o moralistica, a seconda dei punti di vista) verso la Dc, così diffusa negli anni post-Tangentopoli e i sondaggi segnalano una crescente richiesta da parte dell'elettorato di «poli moderati». Eppure la ri-nascita di un contenitore centrale, di un terzo polo, di una grande neo-Dc mai come in queste ore appare una chimera. Tanto più che nella battaglia referendaria a difesa della legge per la fecondazione assistita la prima fila non è stata occupata da democristiani più o meno giovani come Giulio Andreotti, Clemente Mastella, Beppe Pisanu, Franco Marini, ma da personaggi di tradizione laica come Francesco Rutelli e il presidente del Senato Marcello Pera e Pier Ferdinando Casini che, da presidente della Camera, ha finito per esporsi più del segretario dell'Udc Marco Follini. E' il segno di un tramonto definitivo? La Dc, in quanto tale, non rinascerà mai più? Un vecchio saggio e nostalgico come Gerardo Bianco non ha dubbi: «La Dc è qualcosa di irripetibile, legata ad una stagione storica e comunque nulla di simile potrà rinascere se non ci sarà una legge elettorale di tipo proporzionalistico». Ma è pur vero che i notabili ex democristiani - come singoli o come capi-cordata - sono «gettonatissimi», ricercati come fossero dei Re Mida, anche perché - come dice Paolo Cirino Pomicino - «non si ha idea di quanti democristiani ci siano in giro, siamo un'etnia politica». E' passato sotto silenzio un incontro molto intrigante e che in altri tempi avrebbe suscitato chissà quale scandalo, quello tra il segretario Ds Piero Fassino e Raffaele Lombardo, il capo del movimento autonomista siciliano che, seppur in polemica col centrodestra, è stato determinante nella sconfitta del candidato di centrosinistra Enzo Bianco. E Lombardo, pur accettando di federarsi alla Dc, ha confidato a Rotondi: «Non chiedetemi di vincolarmi a uno schieramento politico». |