"StatoLiquido" Bondi: nessuno strappo sull’alleanza
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Oggi "StatoLiquido" non è dedicato alla notizia in sé, ma alla rappresentazione di una notizia. Che i quotidiani - e ieri i telegiornali - aprano la prima pagina, e dedichino numerose pagine interne, a un comizio della Lega e alla sua recita, è segno evidente dello stato liquido nel quale ci troviamo immersi.
n.b.
lunedì 20 giugno 2005
Pagina 2 - Politica
IL COORDINATORE DI FORZA ITALIA: «NON CI SONO TONI POLEMICI NELLE PAROLE DI BOSSI»
Bondi: nessuno strappo sull’alleanza o sulla Ue
«Quel no è solo una formula retorica in un contesto come Pontida Per l’Europa c’è un comune atteggiamento, realistico e concreto»
Intervista Amedeo La Mattina
ROMA SANDRO Bondi non è sorpreso del «no» di Umberto Bossi al soggetto unico della Cdl. Si tratta, del resto, della conferma «di una posizione già nota e conosciuta di un partito fortemente caratterizzato dal punto di vista territoriale e ideologico». Ma non ci sono «toni polemici» nelle parole del Senatùr, anzi c’è «un atteggiamento favorevole alla nascita del partito unitario». Per il coordinatore di Forza Italia, «come sempre Bossi mostra di possedere un profondo intuito politico e una capacità non comune di assecondare progetti politici importanti».
Bossi dice pure che il partito unico c’è già, quasi a delegittimare il progetto di Berlusconi. Non le sembra?
«No, si tratta di una formula retorica in un contesto come Pontida. La Lega ha sempre mantenuto una propria “irriducibilità” anche nell’ambito della Cdl. Forse per il Carroccio si apre un maggiore spazio di manovra politica, di catterizzazione ideologica nell’ambito di un’alleanza con la nascente forza unitaria».
Lui però continua a coltivare il suo orto...
«E’ un orto confinante con il nostro ed è l’unico appezzamento di terreno. Non escludo che in futuro anche la Lega potrebbe entrare a far parte del Ppe».
Dopo la secessione e il federalismo, oggi la bandiera di Bossi è l’anti-europeismo. Il governo italiano ne sarà sempre più condizionato?
«Un conto è l’appartenenza a un governo, un’altra è l’appartenenza ad un’alleanza politica. Per quanto riguarda il primo aspetto, il Carroccio ha dei doveri che finora ha sempre mantenuto e garantito. Per quanto riguarda invece l’alleanza politica, la Lega ha la possibilità di manifestare in maniera chiara le sue scelte. In futuro, come dicevo prima, ci sarà una distinzione tra le posizioni della Lega sull’Europa e del nuovo soggetto politico dei moderati. Ma rimane un minimo comun denominatore che è costituito da una concezione dell’unità europea non assimilabile a quella della sinistra. In fondo, al di là di certe formulazioni, bisogna riconoscere che la Lega, come del resto Forza Italia, aveva ragione a muovere delle critiche al modo in cui è avvenuto il processo di unità europea. La Lega non ha mai visto l’Europa come un’utopia. Non si tratta di disconoscere la necessità storica e politica dell’unificazione europea o cancellare i meriti che fin qui l’Ue ha avuto. Ma questo non significa accondiscendere ad una visione idealizzata. Tra noi e la Lega c’è un comune atteggiamento, realistico e concreto, dei limiti che devono essere corretti».
Lei parla del nuovo partito dei moderati come se fosse una cosa fatta. A parte i tanti dubbi degli alleati, non la preoccupa questa Margherita di Rutelli sempre più lanciata all’inseguimento proprio dei voti moderati in uscita da Forza Italia?
«Niente affatto. Intanto, nell’Ulivo è stata messa una pezza al rischio di una spaccatura della stessa Margherita e dell’intera opposizione. Una pezza che durerà per un tempo molto limitato. Le contraddizioni sono talmente profonde che non tarderanno ad esplodere. Non ci preoccupa la concorrenza di Rutelli: dal momento in cui fa la scelta, che io ritengo provvisoria, di allearsi con la sinistra, perde immediatamente qualsiasi attrattiva nei confronti degli elettori moderati della Cdl. E la leadership di Prodi di giorno in giorno diventa più debole, evanescente. Non escludo che la sua candidatura venga messa in discussione prima del 2006. Prodi è sempre più prigioniero della sua arrogante impotenza, chiuso in un solipsismo politico: un uomo sempre più lontano dalla realtà e dal Paese come dimostra il suo modo di parlare dell’Europa».
Lei è convinto che Berlusconi sarà il candidato del centrodestra?
«Il presidente Berlusconi ha detto che se si formerà il nuovo partito unitario, sarà questo partito a scegliere chi sarà il nuovo candidato».
Esclude altri candidati come Casini e Fini?
«E’ stato Berlusconi a non avere escluso né Fini né Casini. Anche la posizione di Fini sul referendum, che pure io non ho condiviso, non diminuisce il valore della sua leadership, anzi per certi aspetti l’accresce: lui si pone in una dimensione, ormai da tempo, pluralistica e post-partitica, che va anche oltre il centrodestra. E in quanto tale si pone in condizioni più favorevoli ad affrontare la formazione di questo nuovo partito unitario».
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