7/10/2005 ore: 11:36
"StatoLiquido" Alla fine il Cavaliere si scoprì l’ultimo dei democristiani
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Pagina 2 LA STRATEGIA «LA PRIORITÀ E’ IL PROPORZIONALE, SULLA PREMIERSHIP SI VEDRÀ» l’ultimo dei democristiani Augusto Minzolini Quella barzelletta nella saletta delle riunioni del gruppo di Forza Italia a Montecitorio esce quasi spontanea dalla bocca di Silvio Berlusconi. Raccontata così, con naturalezza, in romanesco, accompagnata da gesti e da sorrisi ammiccanti, somiglia tanto agli aneddoti che Giulio Andreotti ricorda ogni tanto a «Porta a Porta», anche lui in romanesco. E, a ben vedere, quando il Cavaliere racconta quella storiella, che è una lode all’istinto di sopravvivenza scudocrociato, anche lui sembra un democristiano. Più o quanto Andreotti. L’occasione davanti a telecamere e mezza stampa italiana è data da una domanda sul futuro di Marco Follini, segretario dell’Udc, che dopo una lunga guerriglia sembra finalmente aver accettato - o meglio, sconfitto è stato costretto ad accettare - un’intesa con Berlusconi sulla legge proporzionale, cioè su un sistema elettorale che è sempre stato la Bibbia di ogni dc che si rispetti. «Follini non ci lascerà - comincia il premier con il sorriso sornione e l’ironia con cui Arnaldo Forlani accompagnava le sue dichiarazioni durante i congressi Dc - credo che resisterà. Oggi ci siamo parlati al telefono. Io penso che Follini sia immarcescibile e gli faccio tanti auguri che continui a fare politica, che è la sua vera unica passione. E poi, Follini è un democristiano. Sapete quella storiella su di loro? Nerone che andava giù nei sondaggi di popolarità chiede a Tigellino: “A Tigellì qua bisogna fa qualcosa per divertì il popolo..”». L’altro gli risponde: “Ci sarebbero 12 leoni belli e affamati. Eppoi 150 cristiani che sembrano fare ar caso nostro”. “Allora - gli risponde Nerone - che aspettiamo, portamoli al Colosseo”. Arriva il gran giorno. Entrano i leoni feroci e pronti a sbranare qualsiasi cosa. Dall’altra parte arrivano nell’arena in processione, salmodiando 150 cristiani. Subito c’è la zuffa. Si alza un polverone, si sentono ruggiti e grida. Alla fine, quando la polvere si dirada, nell’arena appaiono i 150 cristiani che continuano a salmodiare, mentre sul terreno restano le carcasse dei leoni sventrati. “A tigellì - se la prende Nerone - t’avevo parlato de cristiani non de democristiani!”». Ma il mito della capacità di sopravvivenza dei democristiani può essere paragonato tranquillamente alle doti di resistenza del Cavaliere. Dal ‘94 gli è successo di tutto, ed è ancora lì in sella. Del resto il primo ad ammetterlo è il suo avversario di oggi, Romano Prodi, altro ex-democristiano, che nelle scorse settimane spiegava allo stato maggiore dell’Unione: «Sbaglia chi dà per spacciato Berlusconi, l’uomo ha mille risorse». E, infatti, gira che ti rigira il Cavaliere è riuscito a riportare i Dc dalla sua. Da buon democristiano. Ha ridato agli ex-Dc la loro Bibbia, il proporzionale, e così facendo ha isolato il loro sacerdote di oggi, Follini. E dicendo un «no», un «ni», un «sì» e lavorando sui tempi, con pazienza, è probabile che alla fine il Cavaliere convincerà l’Udc che le «primarie», l’ultimo pallino di Follini, sono la cosa più lontana dallo spirito democristiano. Casini è già convinto («a me non interessano» ha spiegato ai suoi qualche giorno fa) e probabilmente alla fine anche Follini si convincerà. O il Cavaliere tenterà di persuaderlo, ma da buon democristiano, cioè senza fretta. Ieri il trait-d’union tra Casini e Follini, l’eurodeputato Lorenzo Cesa, ha dichiarato che «l’argomento primarie per il momento è accantonato, è prioritario quello sulla legge elettorale». E il Cavaliere ha fatto capire ancora una volta che non le vuole, che sono inutili ma si è acconciato alle parole di Cesa: «Vedremo alla fine. Normalmente quando c’è un sistema proporzionale il responsabile del governo è il leader del partito che primeggia all’interno della coalizione. Ma io non voglio escludere nulla. La penso come Cesa: “adesso pensiamo alla legge elettorale, poi penseremo alle primarie”». Appunto, perseverare, perseverare, alzando la voce e minacciando, di tanto in tanto, e magari accettando qualche compromesso. Addirittura ieri il premier si è lamentato di essere stato paragonato a «sor Tentenna». Ma in fondo l’operazione con cui ha ritrovato un’intesa con l’Udc è di stretta scuola democristiana: ha appagato Casini e i suoi con una legge proporzionale che adesso anche lui considera indispensabile. E, dato non irrilevante, li ha costretti a scegliere, a tornare nell’alveo della maggioranza dimenticando i «flirt» con l’opposizione. Anzi, in questo momento Casini è diventato il primo bersaglio di D’Alema e di Prodi. Tant’è che i democristiani che militano dentro Forza Italia (e non sono pochi) considerano questa operazione un capolavoro. «Ha dimostrato - sottolinea il deputato azzurro Osvaldo Napoli, che per vent’anni è stato il sindaco Dc di Giaveno - di essere il più bravo dei democristiani». Mentre un altro deputato di Forza Italia, Paolo Ricciotti, cresciuto all’epoca nella Dc romana di Vittorio Sbardella, è pronto a scommettere: «Se Berlusconi finisse nell’arena riuscirebbe a sopravvivere ai 22 leoni ma anche ai 150 democristiani, visto che è il più democristiano di tutti». |