«Sicurezza, il governo resta a guardare»
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Marco Venturi: abbiamo invitato il ministro, non è mai venuto: ora pretendiamo un incontro «Sicurezza, il governo resta a guardare» di Maristella Iervasi
«Da parte di questo governo c’è una sottovalutazione del fenomeno che colpisce i commercianti». Parla Marco Venturi, il presidente della Confesercenti, dopo l’omicidio del gioielliere durante la rapina sul litorale romano di Torvaianica. «Abbiamo più volte invitato il ministro Scajola alle nostre iniziative, l’ultima quella di un mese fa sul racket - spiega -. Ma lui non è venuto. Da parte sua non un accenno. Ma ora basta. Voglio e pretendo un faccia a faccia con il ministro. E spero che almeno adesso, dopo quest’ennesima tragedia, Scajola non si tiri indietro. Perchè c’è allarme sociale, altro che più sicurezza!». Venturi indica in 33 gli omicidi di commercianti a scopo di rapina avvenuti nel 2001. E oggi ancora una rapina mortale - quella del gioielliere Andrea Biagini assassinato perchè tenta di difendere il proprio lavoro da rapinatori armati e senza scrupoli -. «Ancora una rapina mortale - precisa il presidente di Confesercenti - che in questo inizio d’anno si somma a quella del benzinaio sardo, del commerciante di giocattoli di Siracusa e di una guardia giurata del centro commerciale. È ora che il governo si svegli, cambi marcia e ci ascolti».
Mille volte il governo, secondo la Confesercenti e la Cna, avrebbe annunciato delle misure che poi sono rimaste sulla carta. «Sappiamo che esiste un progetto della prefettura per rendere più sicure le professioni come quella orafa - dice Lorenzo Tagliavanti, direttore della Confederazione nazionale artigianato - tramite microtelecamere collegate con la questura. E proprio in occasione della morte di Andrea Biagini chiediamo che il progetto diventi esecutivo e invitiamo tutti gli orafi romani a chiudere l’attività durante i funerali del gioielliere». Venturi invece spiega che c’è una situazione da «allarme sociale» per alcune categorie: gioiellieri, tabaccai e benzinai. I primi per i beni preziosi, gli altri per la grande liquidità di denaro, «incassano non solo per i loro proventi ma anche per lo Stato». Quasi sempre i rapinatori colpiscono nell’orario di chiusura dell’attività, approfittando del buio, della stanchezza e dell’incasso pieno, frutto di una intera giornata di lavoro. Che fare, dunque, per contrastare le rapine ai commercianti, «considerate dai criminali convenienti» in quanto a basso rischio? «Le porte blindate dei negozi e delle vetrine non bastano più e gli incentivi pubblici sono insufficienti - sottolinea la Confesercenti - soprattutto al Sud, così come sono insufficienti i video di sorveglianza». Lo Stato nella Finanziaria 2001 ha demandato la videosorveglianza alle regioni, ma le risorse non ci sono».
Qual è allora la soluzione? per Venturi bisogna limitare la circolazione di moneta contante nei registratori di cassa utilizzando la carta di credito. «Ma per fare ciò bisogno fare in modo - sottolinea la Confesercenti - che il consumatore non sia gravato dal costo di commissione». Altra soluzione: «ritiro dei fondi delle entrate», vale a dire l’incasso dei commercianti dovrebbe essere ritirato una o due volte al giorno da società di vigilanza privata con il quale i singoli esercenti stipulano un contratto. «Ma tutto questo non può avvenire solo con la buona volontà dei commercianti - precisa Venturi - ma con incentivi sulla sicurezza». E non finisce qui, nella proposta della Confesercenti ci sono anche altre richieste, come il coordinamento di tutte le forze dell’ordine e il poliziotto di quartiere - cose per altro più volte propagandate dal governo Berlusconi -, e la rimappatura dei commissariati sul territorio. «Devono essere ridisegnati - conclude Venturi - perchè la loro sede è stata decisa tenendo conto del numero degli abitanti sul territorio. Andrebbero invece ridisegnati tenendo conto della pericolosità dei quartieri».
(Nella foto Marco Venturi segretario generale Confesercenti)
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