«Sei gay, non puoi lavorare alla cassa» Aperto lo sportello contro le discriminazioni
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BERGAMO - «Femminiello» non può stare alla cassa, troppo effeminato, lede l`immagine del supermercato. È quanto si sono sentiti dire tre giovani omosessuali, tutti impiegati nello stesso ipermercato lombardo, quando l`azienda li ha congedati. E seguita una causa, vinta, per ingiusto licenziamento ma senza l`aggravante discriminazione, perché «il nostro Paese ha sì recepito la normativa europea che vieta queste ingiustizie ma l`ha interpretata in modo tale che risulta impossibile dimostrare l`effettiva causa dell`interruzione del rapporto di lavoro, l`omosessualità». L`Italia su questo fronte arranca, lo ha spiegato ieri a Bergamo Stefano Pieralli, dell`Arcigay nazionale all`inaugurazione del primo sportello italiano della Cgil, in collaborazione con l`associazione pro Lgbt, «Nuovi Diritti contro le discriminazioni di gay e trans nei luoghi di lavoro». Un progetto pilota che coniuga l`esperienza del sindacato con l`associazionismo No omofobia 80 mila firme in Regione omosex, uno strumento di vertenzialità e di informazione. «Il cliché ci vede impiegati come parrucchieri, commessi, stewart ha osservato Luca Trentini, bresciano, segretario nazionale Arcigay - nella realtà siamo anche in fabbrica, in ufficio, in tutti i settori e, come accade per le minoranze, subiamo vessazioni e umiliazioni. Mobbing, demansionamento, obbligo al test Hiv nonostante sia vietato per legge». Sul sito web «io sono io lavoro» è in corso un progetto parallelo: raccogliere più testimonianze possibili in modo da costruire una letteratura corposa utile a fini legali.