«Rutelli, più a sinistra»

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«Rutelli, più a sinistra» Così gli «imprenditoriliberal» incalzano il leader dell'Ulivo «Più coraggio» Una cinquantina di padroni «buoni» incontrano Rutelli. E criticano Confindustria e il suo collateralismo MANUELA CARTOSIO MILANO «Cofferati difende con intransigenza i diritti dei lavoratori. Penso abbia ragione. Lei, onorevole Rutelli, è d'accordo?». La domanda perentoria ammette solo due risposte: sì o no. A rivolgerla al leader dell'opposizione non è un metalmeccanico ma un imprenditore del settore grafico-editoriale. Il signor Palermo detesta con pari intensità il presidente del consiglio Berlusconi e il presidente di Confindustria D'Amato. Sventola sdegnato il Sole 24 ore con l'ultima intervista al suo presidente che fresco come una rosa chiede al governo «un messaggio di verità» sui conti e sulla situazione economica, come se lui e Confindustria in questi mesi fossero stati su Marte. Una cinquantina d'imprenditori che volentieri butterebbero giù dalla torre Berlusconi e D'Amato ieri hanno incontrato a palazzo Visconti Francesco Rutelli, in transito verso Cernobbio. E' stata la prima iniziativa pubblica del sito www.imprenditoriliberal.it. L'ha messo in piedi Riccardo Sarfatti, amministratore delegato di Luceplan, presidente di Assoluce, l'imprenditore del made in Italy di simpatie uliviste che qualche mese fa ha avuto i suoi cinque minuti di notorietà. Si è dissociato in pubblico dalla fregola di D'Amato di spaccare, con la modifica dell'articolo 18, il fronte sindacale, ha criticato il collateralismo di Confindustria verso il governo. Quando Assolombarda aveva invitato i suoi associati a premere (come se ce ne fosse bisogno) perché D'Amato sull'articolo 18 «andasse fino in fondo», Sarfatti gli aveva scritto «fermati». In via dell'Astronomia non l'hanno ascoltato e i risultati Sarfatti ieri li ha riassunti così: hanno firmato un accordo povero nei contenuti e nelle risorse, hanno chiamato Patto per l'Italia una cosa che lascia irrisolti i problemi veri dell'impresa, anzi li complica perché le ore di sciopero sono aumentate a razzo e la conflittualità crescerà ulteriormente. Secondo i 200 impreditoriliberal che si sono messi in rete non ne valeva proprio la pena. Pochini, ammette Sarfatti. Ma sono ben di più, aggiunge, gli imprenditori che si stanno convincendo «anche per ragioni egoistiche» che Confindustria ha fatto un micidiale sbaglio di cui saranno loro a pagare le conseguenze. «Lo scontro di principio sull'articolo 18 ha prodotto pericolose lacerazioni e perdite di tempo, senza alcuno sbocco positivo. Non basta dichiararsi riformatori per esserlo», dice il documento costitutivo di imprenditoriliberal. Ieri Giuseppe Garrone, piccolo imprenditore metalmeccanico in attività dal 1960, ha liquidato così l'argomento: «Tutto tempo sprecato, ormai è il dipendente che licenzia l'imprenditore».«Confindustria è appiattita sul governo», tuona Luciano Balbo, presidente di B&S Electra, che aggiunge un altro conflitto d'interesse ai tanti collezionati da Berlusconi: se uno è imprenditore e capo del governo è ovvio che le aziende «preferiranno lavorare» con le sue tv, le sue assicurazioni, le sue immobiliari. «Senza libertà d'informazione non saremo mai liberi imprenditori», esclama Bruno Favretto, imprenditore informatico. Ricorda che «Confindustria non voleva andare in Europa, ci siamo grazie al fortunato incidente della vittoria di Prodi». E' sull'Irap, invece, che Rutelli deve incassare le critiche degli imprenditoriliberal. «Nel Nord est è stata una strage, un capestro», afferma il padovano Leopoldo Franceschini, con quella tassa il centrosinistra ha regalato voti a Lega e Polo. Il made in Italy è anche agricoltura, sostiene un viticoltore, ma di certi argomenti come l'olio taroccato il centrosinistra non se ne occupa. Ci è sfuggito il nome di questo simpatico signore, però ricorderemo questa sua frase: «Il barolo è meglio della Fiat». E la scuola che abbiamo è meglio di quella che ha in mente la signora Moratti, afferma un giovane imprenditore sulla quarantina: «Se il progresso è questa disastrosa riforma che vuole piegare la scuola alle esigenze delle aziende, io mi dichiaro conservatore».
Insomma, l'avrete capito, i padroni «buoni» sono quasi più a sinistra di Rutelli. Che, nonostante il suo futuro da leader dell'Ulivo sia incognito, ha raccolto spunti e suggerimenti «per guardare avanti». Per l'oggi ha sottoscritto le critiche degli imprenditoriliber a Confindustria: insieme Berlusconi e D'Amato hanno lavorato per dividere il sindacato e «legarne una parte al governo». La Cgil ha reagito e si è rafforzata, l'intestardimento sull'articolo 18 ha fatto perdere al paese il treno delle riforme. «Confidustria non perda l'ultima occasione per cambiare rotta».
Il prossimo incontro gli imprenditoriliberal vogliono farlo con il ministro Marzano. «Se accetterà», dice Sarfatti. «Non ci sottavaluti - raccomanda Palermo - in 102 anni una cosa così in Confindustria non era mai successa».
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