8/4/2005 ore: 11:10
"Retroscena" Ad Arcore spunta la tentazione di un polo populista (1)
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venerdì 8 aprile 2005 L CAVALIERE DA SOLO CON LA LEGA E’ IL TIMORE DEGLI ALLEATI Ad Arcore spunta la tentazione di un polo populista senza An e Udc ROMA E’ il 13 febbraio del 1996, Antonio Maccanico è lì lì per formare un governo istituzionale di transizione, ma in un vertice tempestoso del Polo Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini annunciano a Silvio Berlusconi che loro non ci stanno, c’è il rischio che tutto appaia come un inciucio. Il Cavaliere prende atto, si avvia verso il Palazzo di Montecitorio dove Maccanico ha il suo quartier generale. Ma prima di entrare nello studio del Presidente incaricato, Berlusconi pronuncia una frase che i suoi collaboratori non hanno più dimenticato: «Prima vado al bagno e poi dirò al Presidente Maccanico che Fini e Casini non vogliono fare il governo e noi perderemo le elezioni...». Sessantotto giorni più tardi l’Ulivo di Romano Prodi vince le elezioni politiche e per la prima volta nella storia d’Italia va al governo una coalizione progressista. In quei giorni si scrisse che Fini e Casini - dicendo no a Maccanico - avevano fatto una doppia scommessa: se si vincono le elezioni, bene; se si perdono, Berlusconi sarà costretto a farsi da parte. Sono passati nove anni, il Cavaliere non è stato spodestato e in questi giorni è come se stesse andando in onda un replay. Un Gianfranco Fini molto determinato lo sta ripetendo in queste ore: «Senza una scossa rischiamo seriamente di perdere le Politiche del 2006», «serve un profondo rinnovamento dell’esecutivo», «se Berlusconi non ci sta, non restano che le elezioni anticipate». Già, ma da affrontare come? E proprio su questo scenario potrebbe maturare una sorpresa, al momento improbabile ma che costituisce già uno spauracchio per An e nell’Udc: la decisione di Berlusconi di “ripudiare” gli alleati infedeli e di affrontare le elezioni con un Polo “populista”, formato da Forza Italia, Lega, le forze anti-sistema - come i Radicali, la Mussolini - oltre a pezzi di An e di centristi. Costringendo An e Udc a formare un terzo polo, con poche speranze di conquistare collegi in giro per l’Italia. Fantapolitica? Ieri mattina, ai margini del Consiglio dei ministri, si è consumato un drammatico scontro verbale tra Berlusconi e Fini al culmine del quale il presidente del Consiglio avrebbe detto: «Ma non hai capito che metà An sta con me?». Subito dopo il ministro degli Esteri gli avrebbe annunciato le sue dimissioni, posticipate soltanto per «rispetto nei confronti del Papa e dei suoi funerali». Tensione alta anche a Palazzo Madama. Ieri pomeriggio, il ristorante del Senato ha chiuso i battenti più tardi del solito. In un tavolo si sono appartati senatori di Forza Italia e dell’Udc, hanno confabulato per due ore. Alla fine - erano le 15,15 - un accigliato Francesco D’Onofrio, presidente dei senatori centristi, chiosava così la lunga chiacchierata: «Berlusconi è convinto di poter ancora invertire la rotta in vista delle Politiche del 2006, mentre in An e nell’Udc prevale l’opinione che sia tardi. Drammaticamente il dibattito di queste ore verte su come perdere meglio. E Berlusconi, a chi gli dice “perdiamo insieme”, comincia a dire: “Ma allora perdo per conto mio e con voi non voglio più stare”». Racconta, con la preghiera dell’anonimato, un esponente di primo piano di Forza Italia: «Non si discute neppure: per Berlusconi la prima opzione resta quella di giocarsi tutto nei prossimi 11 mesi, ma se Fini strapperà allora prenderà quota l’opzione di un polo “populista” che denuncerà finalmente con chiarezza le colpe dell’euro e quelle della concorrenza sleale che arriva dalla Cina. Perso per perso questo consentirà a Berlusconi di restare il capo dell’opposizione, una “polizza” importante per il suo futuro, mentre in caso di sconfitta assieme agli alleati, il capo dell’opposizione diventerebbe un altro». E c’è anche un calcolo di quanto peserebbe il nuovo polo: «Duecentodieci deputati alla Camera». Nella intervista rilasciata a “Panorama” poche ore dopo il risultato elettorale - oltre alla denuncia dello “Stato occulto” che tanta eco ha avuto - Berlusconi ha rilanciato alcuni temi: «L’euro forte rende meno competitivi i nostri prodotti industriali» ed «è sleale la concorrenza dei Paesi orientali e di quell’Est europeo». Un polo populista che, oltre a Berlusconi, avrebbe i propri leader in personaggi come Giulio Tremonti - che proprio due giorni fa il Cavaliere ha voluto al suo fianco per risollevare Forza Italia -, Roberto Formigoni, Umberto Bossi. Certo un progetto futuribile, al momento improbabile, in parte lasciato trapelare per creare allarme dentro An e nell’Udc. Al quartier generale di Fini la parola d’ordine è «no comment», mentre uno dei big dell’Udc come Bruno Tabacci non la prende sotto gamba: «Un’ipotesi da non escludere e anche insidiosa ma certo se Berlusconi fa la nuova destra magari a quel punto si scompone il centro». |