 |
mercoledì 6 marzo 2005
NELLE PROVINCE LOMBARDE AL CENTRODESTRA OLTRE 750 MILA VOTI IN MENO DI CINQUE ANNI FA, PARI AL 22 PER CENTO
Due milioni i voti in uscita da destra a sinistra Sorpresa, la Lombardia è la regione in cui il Polo scende di più
Alessandro Barbera
ROMA Circa due milioni di voti transitati da destra a sinistra. Il Polo ha perso il 13,8% dei consensi, l’Unione ha guadagnato il 16,2%. La regione in cui il Polo scende di più è clamorosamente la Lombardia: oltre settecentocinquantamila voti in meno di cinque anni fa, pari al 22%. Di tutti i consensi persi nel Paese, quelli della regione di Formigoni pesano circa per il 40%. Sembra un paradosso, ma non lo è. Così come potrebbe sembrare tale sostenere che la regione in cui l’Unione è andata «peggio» è l’Emilia, dove ha guadagnato «solo» 130 mila voti, il 9% di differenza rispetto al 2000. I dati elaborati ieri dall’Istituto Cattaneo di Bologna mostrano infatti «l’altra faccia» del voto regionale di domenica e lunedì, vale a dire lo «spostamento» dei consensi da elezione a elezione, da un Polo all’altro.
I POLI E I PARTITI. Anzitutto i voti delle coalizione e dei partiti in termini assoluti elaborati sulla base dei dati del Viminale. Il centrosinistra ha il 53% dei consensi, pari a 14 milioni e 547 mila voti. Il centrodestra 12 milioni e 119 mila voti, pari al 44,1%. Nelle otto regioni dove si è presentato, «Uniti nell’Ulivo» è il più votato. Oltre alle regioni tradizionalmente «rosse», dove supera ampiamente il 40%, è la prima forza anche in Liguria (34,3%), Lazio (27,1%), Lombardia e Veneto, dove ha rispettivamente il 27,1% e il 24,3%. Nelle altre regioni i Ds sono la prima forza della coalizione ad eccezione della Campania dove la Margherita ha il 16%. Soltanto in Piemonte e in Puglia la classifica dei partiti non è guidata da un partito dell'Unione: in queste due regioni prevale Forza Italia con il 22,4% e il 17,7%. La somma dei partiti comparata all’andamento della lista unitaria non sembra dare a quest’ultima un particolare valore aggiunto, ma l’Istituto Cattaneo rileva un dato interessante: nelle regioni in cui il centrosinistra si presenta diviso i diesse sembrano guadagnarci più della Margherita.
«SPLITTING» SU STORACE? Le curiosità non mancano, a partire dalla sconfitta di Francesco Storace. Il governatore uscente del Lazio perde a causa di uno scarto fra i voti ricevuti dalle liste che lo sostenevano e quelli ricevuti come candidato governatore. Per capirsi: le liste hanno raccolto il 50,3% dei consensi, quelle a sostegno di Piero Marrazzo hanno avuto il 48,5%. Ma poiché il dato che conta è la «croce» apposta sul suo nome, Marrazzo ha vinto comunque: il 50,7% contro il 47,4%. «E’ un caso unico in Italia», spiega il costituzionalista Stefano Ceccanti. Il quale non esclude che lo scarto possa essere stato causato dal voto «disgiunto» di una pattuglia di elettori. Voto di lista a destra, preferenza a Marrazzo. «Non è possibile calcolarlo, ma è presumibile sia accaduto». A differenza di quanto pronosticato ieri da Massimo D’Alema la cosa non è invece accaduta per Nichi Vendola: 49,84% delle «preferenze» contro il 49,74% delle liste. «Del resto i più affezionati alle liste che ai candidati sindaci o governatori sono sempre stati gli elettori del centrodestra. Esattamente il contrario di ciò che accade per l’Unione». Una tendenza confermata dalla scomposizione dei voti raccolti dai due vincitori del centrodestra: Formigoni ha il 53,4% delle «preferenze», mentre le liste che lo sostenevano il 55,4%. Per «Galan presidente» hanno votato il 50,5% delle persone, le liste a lui collegate hanno raccolto il 53,3%. «E’ presumibile che alcuni elettori leghisti abbiano fatto mancare i consensi», soprattutto nel Veneto della lista «Panto».
I FLUSSI NELLE REGIONI. Il Polo perde in modo più articolato di quanto non abbia vinto l’Unione. Il centrodestra cala in Campania quanto in Lombardia: 300 mila voi persi, pari al 22% di cinque anni fa. Va male anche la Toscana (160 mila voti in meno, ossia -19%) mentre tiene nelle Regioni in cui era data per favorita: in Lazio (-20 mila voti, -1,4%), Puglia (45 mila voti in meno, -3,7%) e Piemonte (110 mila voti in meno, -8,7%). Regioni in cui la sconfitta è dovuta all’avanzata dell’Unione: +29% in Piemonte, +21% in Puglia, +18% nel Lazio e in Lombardia. Risultati sui quali hanno inciso poco o niente candidati governatori alternativi, fra i quali quest’anno mancavano i radicali: oltre settecentomila voti finiti più a sinistra e fra le schede bianche che a destra.
|
 |