"Referendum" R.Bonanni: anche noi contro
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venerd? 2 giugno 2006
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Bonanni: anche noi contro il referendum Federalismo solidale, ma non devolution
intervista MARIA GRAZIA BRUZZONE
ROMA
Raffaele Bonanni, dopo la Cgil, anche la Cisl si schiera contro la riforma della Costituzione varata dal centrodestra?
?La Cisl non si ? accodata, anzi. Un mese fa, il giorno stesso della mia elezione a segretario, fu io a chiedere a Cgil e Uil di costruire un’iniziativa unitaria dei tre sindacati confederali per un “no” secco. L’annuncio ufficiale lo faremo il 15 giugno. Ma abbiamo gi? iniziato a mobilitare i lavoratori?.
Una novit?, visto che la Cisl tradizionalmente non si impegna nelle battaglie politiche.
?Nessuna novit?, in quanto la riteniamo un’iniziativa prettamente sindacale che riguarda il livello di democrazia e di partecipazione dei lavoratori. Non entriamo in questa contesa per fiancheggiare questo o quello schieramento politico e diamo un giudizio fortemente negativo sia sulla riforma del Titolo V che nel 2001 var? il centrosinistra sia su quella, pi? ampia e molto peggiore, fatta dal centrodestra?.
Un giudizio bipartisan. Il sindacato dei lavoratori ? contrario al federalismo?
?Niente affatto. La costruzione di una nuova Italia federale per noi ? irrinunciabile. Ma siamo nettamente contrari a questa “devolution” che risponde a una logica puramente geografica e istituzionale e nega alle fondamenta tutto ci? che si costruisce in termini solidali. Mentre accresce moltissimo i poteri del premier. L’opposto del federalismo sociale che noi aupichiamo. Un’architettura che corrisponde al modo in cui questa riforma ? nata, come del resto quella precedente?.
Contestate il metodo o il merito della devolution?
?La costruzione e l’impalcatura sono due aspetti intrecciati. Questa riforma, come la prima hanno risentito molto del tentativo delle forze politiche di catturare l’attenzione della Lega o addirittura a subirne il ricatto. Non sono il frutto di alcun progetto, di alcuna riflessione n? sul piano teorico n? fra i cittadini o, quanto meno, con la realt? sociale nelle sue forme organizzate. Gli unici ad avervi partecipato, peraltro con molte difficolt?, sono stati i Comuni. Ma un dibattito vero non si ? sviluppato. Pi? che a Don Sturzo, Gioberti, Cattaneo, che vengono tirati in ballo a sproposito, ci si ? rifatti alla vulgata di Bossi?.
Potrebbe spiegare meglio questo federalismo sociale?
?Per noi una democrazia forte non ? quella che assegna poteri forti al premier ma ? una democrazia parlamentare che vive in un rapporto dinamico e forte col corpo sociale. Si tratta quindi non solo di difendere ma di promuovere un assetto istituzionale federale che non solo riconosca ma sostenga in ogni campo l’iniziativa delle forme organizzate della societ? civile come si esprime nella sussidiariet?. Perch? cos’? la sussidiariet?, se non “faccio tutto quello che riesco a fare e, dove non arrivo, ci pensa il pubblico”??.
In che modo il sindacato ? protagonista della sussidiariet??
?Il sindacato “?” una forza sussidiaria. Lo ? nell’autonomia della contrattazione e attraverso tutti gli ambiti della partecipazione, i sistemi bilaterali su terreni decisivi per la tutela del lavoro - dalla formazione agli ammortizzatori sociali - come lo ? nell’impegno nella gestione diretta dei servizi per l’impiego nella promozione dell’iniziativa del terzo settore. Dopo di che, ci sono le associazioni del mondo imprenditoriale, ambientale, dei consumatori. Nei vari mondi c’? un’Italia che ? organizzata ed esprime livelli di governo. E includerla ? importante non solo perch? affranca il pubblico e semplifica le procedure dei poteri ma addirittura crea un potere responsabile che ? l’antitesi di un potere antagonistico. Ed ? fondamentale per far crescere il paese e per non dar vita a un potere cesaristico. Per non avere un Berlusconi o uno Chavez italiano di sinistra onnipotenti?.
Non sar? che la Cisl, forte al sud, teme un federalismo di marca nordista?
?Niente affatto. La nostra posizione ? anzi molto pi? avanzata ed ? veramente federale perch? non tiene solo conto dei poteri da affidare alle istituzioni. E non si pu? fare diversamente, se non si vuole preconizzare una realt? da anni Cinquanta, mentre quella attuale ? una realt? evoluta che esprime interessi complessi. E solo mix di cose gestite dal privato sociale e dal pubblico, laddove questo non arriva, pu? garantire una governabilit? efficiente, modernamente democratica?.
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