1/12/2006 ore: 10:30
"QuoteRosa" Donne sull’orlo di una crisi di nervi
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Pagina 13 - Politica di una crisi di nervi Gelosie, incomprensioni, voti contrari all’ultimomomento Cos?, nei Ds e non solo, ? scoppiata una guerra al femminile Fabrizio Rondolino Un certo malumore aveva accompagnato la sua candidatura al Senato, lo scorso aprile; e al Botteghino (dove ha un ufficio) viene a volte indicata, ora ironicamente ora invece con timore, come ?la zarina?, per via dell’influenza che eserciterebbe su ogni scelta del marito. Malignit? e cattiverie, naturalmente: che spesso colpiscono le ?mogli di?, colpevoli soltanto di disporre di una vita, e di una carriera, proprie. Ma anche le malignit?, in politica, hanno un significato politico: e lo scontro sulla quantit? massima di spinelli consentita per legge potrebbe anche essere un aspetto della sotterranea lotta precongressuale tra i ?fassiniani? e i ?dalemiani?. Questi ultimi, intenzionati a presentare una mozione autonoma, ripiegheranno probabilmente su un meno pericoloso ordine del giorno: ma che l’asse tra i due leader si sia incrinato, dopo la fallimentare gestione (fassiniana) della candidatura (dalemiana) prima alla presidenza della Camera e poi al Quirinale, non ? un segreto per nessuno. E cos?, guarda caso, la ?fassiniana ? Serafini ha deciso di impallinare il decreto della ?dalemiana ? Turco senza dir nulla all’altra ?dalemiana?, la capogruppo Finocchiaro. Donna tenace, intelligente e di straordinaria bellezza, quest’ultima: e ignara fino a cose fatte del colpo di testa della Serafini, che pure ha seriamente messo in imbarazzo la maggioranza. ?Livia non si ? confrontata?, ha sostenuto la Serafini con lessico paleomilitante, assicurando per? che ?? una donna di razza e anche un politico di ottima razza?. Qualunque cosa significhi questa espressione, lo scontro fra (prime) donne riporta alla luce una ruggine antica, che ha a che fare con carriere inabissatesi repentinamente ed altre in permanente rianimazione, con scelte ministeriali non sempre condivise e legittime aspirazioni personali. Giovanna Melandri, giusto per citare un altro nome prestigioso, deve la sua fortuna politica ad un successo televisivo, quando, nella primavera del ’96, mise in difficolt? il Cavaliere in un bel programma di Lucia Annunziata. Quando divenne ministro nel governo D’Alema, i maligni (e anche qualche maligna) dissero allora che fu scelta per la sua bellezza, e da allora le polemiche l’hanno costantemente accompagnata, fino alla (mala)parata con la Nazionale vittoriosa per via del Corso. Resta da capire quanto queste polemiche siano colpa delle donne che le animano, e quanto invece dei media che inesorabilmente e sadicamente le amplificano. N? vale il ricordo di una Iotti o di una Ravera: erano altri tempi, e soprattutto c’erano meno donne in politica. Oggi che il palcoscenico e i camerini sono cos? affollati, qualche spintone ? inevitabile. Fu una giovanissima Livia Turco, chiamata da Natta nella segreteria del Pci all’indomani della morte di Berlinguer, a dare avvio ad un radicale ripensamento del ruolo delle donne in politica: il femminismo buss? a Botteghe Oscure, e la ?lobby delle donne? che si raccolse intorno alla Turco cominci? la battaglia poi sfociata nelle ?quote rosa?. Si potrebbe allora concludere cos?: proprio il successo della ?lobby delle donne? ne ha decretato lo sfarinamento, la polverizzazione, la divisione. Oggi nella Quercia esistono correnti ?femminili ? divise e in concorrenza tra loro, trasversali agli schieramenti ?maschili? e pronte, quando occorre, alla battaglia. E’ la politica, bellezze. |