24/2/2006 ore: 10:47
«Pressioni su Parmalat fin dal 1996»
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Pagina 3 - Primo Piano I VERBALI - NELL’ORDINANZA LA RICOSTRUZIONE DEL RAPPORTO TRA IL GRUPPO CAPITOLINO E COLLECCHIO Anche Arpe era insistente e deciso? FRANCESCO SPINI Il ritratto che il gip di Parma Pietro Rogato traccia di Cesare Geronzi non ? di quelli che passano inosservati. La ?figura apicale sempre presente in tutto lo svolgersi della vicenda?, cos? come viene descritto il banchiere, fa passare quasi in secondo piano il ruolo del ?gentiluomo? Calisto Tanzi, il patron di Parmalat, finito dal 2002 per essere ?una testa di legno?, uno ?che siglava e/o firmava contratti, comunicazioni e bonifici il cui contenuto era stato da altri integralmente deciso?. E chi sono gli altri? Per rispondere alla domanda il gip impegna le 192 pagine a descrivere due episodi cruciali senza i quali non ci sarebbe stata ?la artificiosa protrazione dello stato di decozione del Gruppo Tanzi?. Stato che, per il magistrato, ?avrebbe cagionato nel solo periodo dal 31 dicembre 2002 alla data del “default” un aggravamento dello stato del dissesto?, poi quantificato dal commissario Enrico Bondi in circa 3 miliardi di euro. Ecco gli espisodi: l’erogazione ?di un finanziamento di 50 milioni di euro da parte di Banca di Roma nell’ottobre del 2002, formalmente a favore di Parmalat, ma destinato alla Hit?, societ? del turismo dei Tanzi. Prestito che porta alla seconda ?operazione illecita?, l’acquisto ?quale conseguenza delle indebite pressioni subite da Banca di Roma, dell’azienda Ciappazzi? per un prezzo ?assolutamente sproporzionato?. Il giudice riporta le parole di Tanzi, secondo cui era ?chiaro che il Geronzi fosse il regista delle operazioni che mi venivano proposte o, meglio, che venivo indotto a compiere?. L’intreccio tra Banca di Roma e le vicenda del crack Parmalat parte da lontano, dal ‘96 per la precisione, quando, Tanzi ?rischiava di essere travolto dalla imponente mole di debiti sconsideratamente accumulati dalle societ? del settore turistico?. Per prima cosa organizza allora quella che il pm spiega nella sua richiesta allegata all’ordinanza come ?una gigantesca truffa?, scaricando ?l’ormai insostenibile indebitamento del turismo sulle Fs di Lorenzo Necci?, con cui avrebbe fatto una joint venture. Nel ‘97 Necci viene arrestato, e Tanzi si ritrova a dover ?restituire il maltolto a Cimoli?. Qui, insieme ad altri istituti interviene Banca di Roma. Il finanziamento ha una prima proroga nel ‘99. ?Ricordo che allorquando si trattava di finanziare il gruppo turistico per il riacquisto della quota di Fs nella joint venture - racconter? Tanzi - il De Nicolais (ex responsabile area crediti di Banca di Roma, ndr), nel confermarmi l’appoggio dell’istituto di credito, che peraltro mi era gi? stato in precedenza promesso da Geronzi, mi disse che in futuro mi avrebbe “chiesto qualcosa”?. Il qualcosa lo spiegher? tempo dopo, sempre nel ‘97, Geronzi. ?Ci disse - spiegher? Tanzi - che avremmo dovuto ricambiare alla banca il favore ricevuto, acquisendo le societ? delle cosiddette acque minori?. Sono quelle che facevano capo a Ciarrapico. Le trattative sono difficili. Il loro stand by comporta ?un intervento di Geronzi su Tanzi - scrive il pm - (cui sar? richiesto di invitare Zini (l’avvocato che conduce le trattive) a “smetterla di fare il furbo” e in seguito la sospensione del finanziamento bridge (ponte, ndr) in attesa della sigla della transazione Ciappazzi?. Le trattative sono complicate, nell’ordinanza si riportano le frasi di Tanzi che descrivono Arpe e un Geronzi ?molto insistenti e decisi?. ?Lei mi chiede perch? io non preferi rimborsare impiegare i fondi Parmalat per pagare il debito Efibanca alla scelta di investirli in azioni Mcc. Per la verit? non mi posi il problema? date le insistenze dei due, dice Tanzi in un verbale recentissimo, del 15 dicembre scorso. SI arriva quindi alla ?rapida conclusione delle trattative per l’acquisto di azioni Mcc (di cui Arpe era amministratore delegato)?. Ma tutto si complica quando Parmalat si rende conto che Ciappazzi non poteva operare, in quanto ?era nel frattempo decaduta dalle necessarie autorizzazioni amministrative per estrarre l’acqua minerale dalle fonti?, annota il gip. Parmalat si rifiuta di pagare la seconda rata di prezzo. ?Approfittando del fatto che Parmalat aveva assoluta necessit? di conseguire il finanziamento per far fronte alle necessit? della Hit, in stato di decozione, ed evitarne quindi il fallimento, Banca di Roma ha temporeggiato fino all’ultimo, pretendendo che la vertenza relativa alla Ciappazzi fosse transata a fronte di un irrisorio sconto, da dedursi sull’ultima rata del prezzo?. ? qui che Tanzi passa per essere ?improvvisamente degradato ad una sorta di testa di legno?, ritenuto ?tutt’a un tratto non pi? gentiluomo degno di accordi puramente verbali per centinaia di miliardi, neanche fosse il pi? oscuro dei fiduciari di Lugano?, faceva quello che altri decidevano. E Geronzi? Era lui, secondo il Gip, ?a parlare con Tanzi? quando sorsero i primi problemi con la newco per le acque minori di Ciarrapico, ?era con Geronzi che Tanzi andava a discutere? per ?ricevere dall’amico la promessa dell’ulteriore appoggio finanziario di Capitalia nella ristrutturazione del turismo?. Insomma ?il livello di interlocuzione tra la struttura imprenditoriale e quella bancaria era, insomma, davvero consolidato. Lo sapeva anche Matteo Arpe, all’epoca “solo” direttore generale del gruppo bancario che, allorquando vorr? “richiamare all’ordine” Fausto Tonna, si limiter? a paventargli che “il pres. dott. Geronzi avrebbe intrattenuto direttamente il Cavalier Tanzi in merito alle Sue irrituali richieste?. |