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gioved? 25 maggio 2006
Pagina 2 - Interni
l?intervista
Il capo dello Stato al francese "L?Express": Berlusconi mi ha fatto capire che non poteva votare per me
?L?Italia superi le divisioni io lavorer? per il disgelo?
Napolitano: Prodi ha la capacit? di unire
Philippe Broussard Vanja Luksic e Paola Genone
A 80 anni il nuovo presidente della Repubblica ha l?aspetto di un saggio. In esclusiva colui che ? stato soprannominato "Il principe rosso" rievoca il suo passato comunista e rivolge un appello per l?unit? del suo Paese, uscito spaccato in due dalle elezioni legislative del 9 e 10 aprile scorso. Presidente Napolitano, comprende bene che l?elezione di un ex comunista a capo dell?Italia pu? stupire…
?Capisco che mi si presenti cos?, ma non ? questo ci? che conta nella percezione della mia candidatura. La cosa pi? importante ? il mio percorso nelle istituzioni. Da circa 15 anni non partecipo pi? attivamente alla politica, di qualsiasi partito. Nel 1992 sono stato eletto presidente della Camera dei Deputati e il mio ruolo ? completamente cambiato. Dal 1996 al 1998 sono stato ministro dell?Interno nel primo governo Prodi, rivestendo un ruolo che credo non sia stato di parte. Mi sono premurato di avere un dialogo con l?opposizione, in particolare per quegli argomenti che esigevano una convergenza quanto pi? ampia possibile, come la lotta alla criminalit? e la politica per l?immigrazione. Infine dal 1999 al 2004 ho presieduto la Commissione costituzionale del Parlamento europeo. Tutto ci? ha cambiato moltissimo la mia immagine?.
Il soprannome di "Principe rosso" la infastidisce?
?Pu? darsi che si tratti di un modo per sottolineare che ho un certo stile. Un amico socialista spagnolo un giorno mi ha chiamato "Cardinale rosso". Vede, ancora lo stesso colore... Dopo tutto, non ? un colore che incute cos? tanta paura. Ancora una volta la mia evoluzione verso le funzioni istituzionali mi ha conferito un?immagine di imparzialit? che ? la chiave giusta con la quale leggere la mia elezione. A questo proposito mi dispiace di non aver avuto l?appoggio dell?opposizione e di non essere stato eletto da una maggioranza pi? ampia. Credo che questa sia stata una conseguenza di una campagna elettorale molto aspra. Silvio Berlusconi non ha contestato la qualit? della mia candidatura, ma mi ha fatto comprendere che non avrebbe potuto sostenerla agli occhi dei suoi elettori?.
Lo stesso Berlusconi e i suoi alleati di destra hanno sempre brandito la "minaccia comunista". Questo oggi costituisce un problema per lei?
?No. Numerose testimonianze ricevute prima e dopo la mia elezione dimostrano che questi argomenti di un?altra epoca non hanno inciso sull?opinione pubblica. La maggioranza della gente non giudica con diffidenza l?elezione di un ex dirigente del partito comunista italiano come me?.
Un dirigente passato dal comunismo alla socialdemocrazia…
?In realt? ero gi? un socialdemocratico trenta anni fa. E soprattutto ho fatto del mio meglio per facilitare l?evoluzione del Pci, affinch? si trasformasse in un partito dell?Internazionale socialista. A questo proposito, ho incontrato molte difficolt?, ma questo non mi ha impedito di continuare lungo questa strada. A partire dalla met? degli anni Settanta ho dialogato molto con i socialisti europei, in particolare britannici, francesi, tedeschi. Le nostre differenze con i comunisti francesi erano profonde. Loro consideravano il nostro partito troppo liberale, non abbastanza rivoluzionario. In effetti, noi eravamo pi? vicini dei socialisti. Il mio migliore amico francese ? Jacques Delors. Ho anche, e da molto tempo, buoni rapporti con Lionel Jospin, Fran?ois Hollande e Dominique Strauss-Kahn?.
Secondo lei, come potr? l?Italia superare le proprie divisioni?
?Deve farlo e pu? farlo facendo perno sui suoi valori costituzionali. Come abbiamo visto nel corso di questi ultimi anni la bipolarit? ? stata concepita come un sistema nel quale chi ha la maggioranza ? onnipotente. Questo significa guerra totale, incomunicabilit? assoluta, nessun impegno comune. Invece, dal mio punto di vista il principio maggioritario non ? la dittatura della maggioranza. Esiste un?altra concezione, pi? civile, di rispetto tra le coalizioni, quali che siano le loro divergenze. Il clima deve cambiare. Al Parlamento e in tutto il Paese?.
? caduto molto in basso?
?Sapete, ho smesso di fare il deputato nel 1996 e sono tornato in Parlamento soltanto nel 2005 quando sono diventato senatore a vita. Al mio ritorno mi ha molto colpito il cambiamento di clima che si respirava. Non mi trovavo pi? nel Parlamento nel quale avevo lavorato per 38 anni. Nessuno ascoltava nessuno. Un vero dialogo tra sordi. La maggioranza mancava totalmente di spirito di apertura, non cercava minimamente di comprendere le posizioni dell?opposizione. E dal canto suo quest?ultima non voleva sentire nulla, tenuto conto dell?atteggiamento perentorio della maggioranza. Era veramente molto negativo, per i diritti dell?opposizione e al contempo per il Parlamento stesso, indebolito nelle proprie prerogative. Il Paese ne ? stato ferito anch?esso. Mai ci eravamo trovati davanti a un simile scontro. E talvolta c?era anche dell?odio. Il mio scopo ? quello di favorire il disgelo, di riuscire a far s? che ci si parli, ci si ascolti, che ci si opponga in maniera corretta e ragionevole?.
Che responsabilit? ha Silvio Berlusconi in tutto questo?
?Non voglio esprimere giudizi su Berlusconi?. Che cosa pu? fare in proposito il presidente della Repubblica?
?I poteri del presidente della Repubblica sono diversi in Italia rispetto alla Francia. Qui non ? possibile dettare scelte politiche, soltanto dare un impulso, un orientamento assai generale, far prova di persuasione presso le forze politiche. Oggi occorre che la situazione si distenda in Italia, che si superi l?interpretazione agguerrita di un bipolarismo e di un principio maggioritario?.
Agli occhi dei suoi concittadini per la sua et? lei ? qualificabile con il termine di "saggio"…
?Francamente anche se avessi pensato di essere troppo anziano per occupare questa funzione, vedendo lo stato di spaccatura del paese e il fatto che la mia candidatura si sarebbe potuta comprendere meglio rispetto a quella di qualcuno pi? giovane e pi? "politico" non potevo rifiutare. L?opinione pubblica italiana apprezza un certo distacco, che pu? anche essere interpretato, anche se non spetta a me dirlo, come "saggezza". Noi non abbiamo un sistema presidenziale ma parlamentare, con una figura "neutra" oppure, come dicevano i costituzionalisti, un "potere neutro". Siamo in un Paese che non ha sovrani e in una repubblica il fatto di non avere una sorta di figura di "garante" pu? essere un punto debole?.
Lei ha detto che sar? il presidente di "tutti gli italiani". Ma secondo lei esiste una sola Italia?
?Non esistono forse dei Paesi diversi tante quante sono le regioni? Ecco, un altro problema ? in particolare quello del Mezzogiorno. In Italia ci sono sempre state condizioni economiche, sociali e culturali diverse. In alcuni periodi queste differenze sono diminuite, poi si sono fatte nuovamente pi? marcate. Nel Sud ci sono ancora dei ritardi. Si tratta di un problema grave al quale il governo deve cercare di porre rimedio. Ma questo non ha mai dato adito a un sentimento di estraneit? tra Nord e Sud. Anche se la Lega Nord ha tentato di acuire questa situazione in modo soggettivo, con il suo vecchio progetto di secessione, non vi ? una divisione generalizzata n? risentimento?.
Secondo lei l?Italia si ? allontanata dall?Europa in questi ultimi anni?
?Il centrosinistra ha spesso criticato il governo precedente per questo. ? vero che non c?? stata la sensazione di un impegno davvero coerente da parte del governo sul terreno europeo. Anche se l?Italia ? stata tra i primi paesi a ratificare il trattato costituzionale, questo non basta. Nella tradizione italiana vi ? sempre un bilanciamento tra l?impegno europeo e i rapporti amichevoli con gli Stati Uniti. Ma l?Europa deve tornare ad essere una priorit?.
? d?accordo con l?ex commissario europeo Frits Bolkestein che ha da poco dichiarato all?Express che l?Italia ? "il malato d?Europa"?
?Questa diagnosi mi sembra assai di parte. ? vero, abbiamo dei problemi, specificatamente il terribile peso dell?indebitamento pubblico e le lacune del nostro sistema produttivo, ma per ci? che concerne la competitivit? e la modernizzazione dello Stato sociale, le impasse dell?economia italiana sono assimilabili a quelle dell?economia francese e tedesca?.
La coalizione di centrosinistra di Romano Prodi non ? troppo debole a suo avviso per accettare la sfida?
?Prodi deve fare del suo meglio per superare queste fragilit? e governare. Una delle sue qualit? ? la pazienza: egli ? capace di mettere d?accordo le persone, e questo pu? essere un atout importante in questa situazione. Penso che abbia buone possibilit? di avere successo?.
(? L?Express-la Repubblica - Traduzione di Anna Bissanti)
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