24/5/2007 ore: 10:00
"Pensioni" Sondaggio Swg: piace a 60 anni
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Tutti in pensione a 60 anni. È questo il verdetto del sondaggio che l'istituto Swg ha elaborato in esclusiva per 'L'espresso', per tentare di capire l'orientamento degli italiani davanti alla riforma delle pensioni messa in cantiere dal governo Prodi. Mentre le trattative con i sindacati sono in stallo, con i ministri Cesare Damiano e Tommaso Padoa-Schioppa che tentano di mettere su carta un difficile equilibrio tra riduzione dello scalone e diminuzione dei coefficienti, l'aumento delle pensioni più basse e le risorse dei nuovi ammortizzatori sociali, la maggioranza dell'elettorato - senza distinzioni di rilievo tra i partiti - sembra disponibile a un innalzamento dell'età pensionabile. Sempre, però, che non si superi la soglia delle sei decadi. Un giudizio che premia una proposta di mediazione: perché davanti alla domanda secca ("Lei è favorevole o meno all'innalzamento dell'età pensionabile?") i favorevoli sono il 43 per cento, mentre la maggioranza garantista preferirebbe lasciare invariati i limiti anagrafici infischiandosene delle sirene d'allarme che arrivano dagli organismi economici interni e internazionali, Fmi e Commissione europea in primis. Nello specifico, se sei su dieci accetterebbero che gli uomini tornino a casa compiuti i 60, pochissimi tollererebbero che la riforma si spingesse oltre: la percentuale di chi è favorevole ad andare in pensione a 63 anni scende al 34 per cento, mentre il tetto dei 65 è considerato inaccettabile da ben sette italiani su dieci. Tra le pieghe del sondaggio vengono fuori altri umori e qualche certezza: se su alcune domande i diessini e forzisti appaiono più vicini di quanto si possa pensare (dati alla mano sembrano loro gli elettori più riformisti), rispetto alle donne gli italiani sono spaccati a metà tra chi vuole pari trattamento con i maschi e chi invece crede che il sesso debole debba mantenere un'anzianità più bassa. Spaccature anche sull'atteggiamento che dovrebbe avere il sindacato e sulla modifica - o meno - dello scalone Maroni. Tutti d'accordo, invece, davanti alla scelta tra soldi e tempo libero: la stragrande maggioranza preferirebbe restare in ufficio qualche anno in più piuttosto che andarsene ai giardinetti con una pensione più bassa. Divisi sulla riforma Il dibattito sull'innalzamento dell'età pensionabile taglia trasversalmente l'elettorato, che ha posizioni molto eterogenee, anche all'interno dei due poli di riferimento. I più garantisti rispetto all'attuale sistema sono infatti Rifondazione, An e soprattutto l'Udc, i cui sostenitori (il 71 per cento) si dicono contrarissimi alla modifica dell'attuale soglia anagrafica. Tra i più favorevoli alla riforma, invece, gli elettori dei Ds (55) e quelli di Forza Italia, mentre la maggioranza di chi vota Margherita preferirebbe che le cose rimanessero così come sono. Snocciolando i dati specifici delle tre possibili finestre (60, 63 e 65 anni), la proposta che raccoglie consensi bipartisan è quella dei 60 anni, mentre per le altre due la bocciatura è altrettanto trasversale. Le risposte al sondaggio disegnano una mappa a macchie di leopardo anche per quanto riguarda il destino pensionistico delle donne. La maggioranza di chi simpatizza per Margherita, Ds, Forza Italia e Lega Nord chiede che sui limiti per la pensione non si facciano differenze di genere, mentre chi vota Rifondazione forma un fronte compatto con i militanti di An e Udc, tutti propensi a un'uscita dal lavoro anticipata rispetto a quella dei colleghi maschi. Nei dati aggregati, comunque, la maggior parte degli intervistati (il 52 per cento) vede di buon occhio la soglia massima dei 58 anni. Solo gli elettori del futuro Partito democratico credono che le donne dovrebbero, come gli uomini, godersi i nipoti solo dopo i 60. |