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«Pensioni, pesano gli errori della sinistra»

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Martedí 28 Gennaio 2003
ITALIA-POLITICA

«Pensioni, pesano gli errori della sinistra»

Il nuovo Welfare - L'attacco di Bossi : «Hanno sostituito lo Stato alla famiglia, ora non ci sono giovani» - Turco: si contraddice

MILANO - La crisi del sistema previdenziale? Il ministro per le Riforme, Umberto Bossi, non ha dubbi: «È tutta colpa della sinistra, che per anni ha portato avanti una politica demenziale sulle pensioni, volta a far saltare la famiglia e a sostituirla con lo Stato». Una politica - ha detto Bossi ieri a Milano all'inaugurazione della sede milanese del ministero del Lavoro - «che ha avuto conseguenze drammatiche: portare via i soldi ai giovani per darli ai vecchi». Secondo il ministro per le Riforme, «nel corso degli anni è stato abolito il meccanismo secondo il quale i genitori allevavano i figli così che questi ultimi li aiutassero in età anziana. Oggi, in tutta Europa, i giovani supportano i vecchi ma il vero problema è che il futuro non sono i vecchi. Occorre quindi capire come rilanciare un meccanismo che vede il Paese pagare uno scotto gravissimo e che deriva dall'assenza dei giovani. È il timbro - ha insistito Bossi - lasciato dalla sinistra e ora ritrovare equilibri non è così semplice». Il ritrovamento di quegli equilibri è affidato al disegno di legge delega che ha appena ricevuto il via libera dalla commissione Lavoro della Camera e che - è tornato ad assicurare il ministro del Lavoro Roberto Maroni - sarà definitivamente approvato entro giugno. «La riforma delle pensioni - gli ha fatto eco Bossi - rientra in un progetto generale: da una parte - ha detto - c'è chi ha pagato e giustamente vuole il rispetto delle regole e, dall'altra, ci sono i giovani che sono tagliati fuori completamente e su di loro si basa il sostegno del sistema. Queste sono le conseguenze di un'Europa socialista. Un dramma. È la fine della nostra società e questo è il risultato di anni di socialismo. Trovare la via per invertire progressivamente il trend - ha concluso Bossi - non è una cosa facile». Immediata la replica di Livia Turco, responsabile Welfare dei Ds, che nel discorso di Bossi rileva «menzogne ed errori». Menzogne perché «si stanno abbandonando le importanti leggi del centrosinistra che hanno aumentato di 20mila miliardi l'anno di vecchie lire le risorse per la famiglia e per l'infanzia»; contraddizioni perché «la decontribuzione per i neoassunti, inserita nella delega, si tradurrà in una riduzione dei trattamenti pensionistici». Ma Maroni tiene duro e sostiene che l'unica strada per invertire il trend negativo dei conti pensionistici deve essere affrontata con l'aumento dell'età pensionabile e con il rilancio della previdenza complementare. «Queste - ha detto il ministro del Lavoro - sono le principali misure contenute nel disegno di legge che sarà approvato entro la fine di giugno, subito prima che si apra il semestre di turno dell'Italia alla presidenza dell'Unione europea. Altro - ha aggiunto il ministro del Lavoro - non serve. E non ci saranno nemmeno - ha tenuto a precisare - interventi sulle pensioni di invalidità». Questo almeno fino a giugno. Mentre, infatti, la maggioranza è al lavoro per capire se è possibile rafforzare la delega alla Camera, tra le varie ipotesi si sta facendo strada quella di una fase due della riforma, da avviare dopo l'estate e proprio in concomitanza con il semestre di presidenza italiana della Ue. A quel punto, agli incentivi per chi prolunga la sua permanenza al lavoro potrebbero essere aggiunte forme di disincentivo per chi, al contrario, decide di andarsene in pensione di anzianità. Per tutti, poi, potrebbe essere introdotto il metodo di calcolo contributivo con il sistema del pro-rata.
MARCO PERUZZI

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