"Pensioni" Intervista a Raffaele Bonanni
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martedì 27 febbraio 2007
Pagina 2 - Economia
L´Intervista
Il leader della Cisl, pur bocciando la revisione dei coefficienti, apre sui requisiti della pensione
Bonanni: "Ma si può ragionare sull´età minima alzata a 58 anni"
Prima di parlare di SuperInps costringiamo i politici a uscire dagli enti previdenziali, le parti sociali devono tornare a governarli
DAL NOSTRO INVIATO ROBERTO MANIA
PADOVA - «Sull´età pensionabile a 58 anni si può ragionare», dice Raffaele Bonanni, segretario generale della Cisl. «Ci si può ragionare ad una condizione: che a nessun venga in mente di toccare i coefficienti di trasformazione». Il leader della Cisl ha appena concluso il suo intervento davanti ai 600 delegati di Cgil, Cisl e Uil del Veneto, assiepati nel catino della Sala Carraresi della Fiera di Padova. Sono qui per dire no al terrorismo, dopo la "scoperta" che tra gli arrestati del 12 febbraio c´erano anche quattro delegati di fabbrica della Fiom padovana. L´emergenza terrorismo, però, sembra, per ora rientrata, grazie all´azione della magistratura; mentre si avvicina l´appuntamento sulla riforma delle pensioni. Una volta incassata la fiducia, infatti, il premier Prodi è intenzionato ad accelerare i tempi.
Tradotto dal sindacalese, il suo "si può ragionare" vuol dire che non siete contrari all´aumento dell´età, come ipotizza il governo?
«Ripeto quello che le ho già detto. Aggiungo solo che non si possono introdurre i contributi figurativi per i lavoratori discontinui, come propone il ministro Damiano, finché non si separa la spesa assistenziale da quella previdenziale».
L´aggiornamento dei coefficienti, che servono a calcolare la pensione, è previsto dalla riforma Dini, che voi stessi avete contribuito a scrivere. Avete cambiato idea?
«Il Nucleo di valutazione sulla spesa previdenziale ha detto, durante il precedente governo, che i conti pensionistici sono a posto. Per questo non si sono toccati i coefficienti. E poi non c´è niente di automatico».
Il ministro Padoa-Schioppa sostiene il contrario. E dice anche che nel Memorandum firmato a settembre era ribadito questo principio. Anche qui avete fatto marcia indietro?
«Nel Memorandum non c´è scritto nulla di questo. Non possiamo accettare la prospettiva di pensioni pari al 50 per cento dell´ultimo stipendio».
Lei ritiene che l´ala riformista della maggioranza esca rafforzata dalla crisi?
«Queste mi sembrano solo chiacchiere. Non so, francamente, su cosa si possa fondare questa tesi. Quello che può rafforzare il governo è la coesione sociale. No so davvero dove possa andare un esecutivo che colleziona una maggioranza risicata al Senato insieme ad un crescente disagio sociale».
Cosa manca nei dodici punti di Prodi?
«Manca il salario dei lavoratori».
Cosa c´entra con un programma di governo?
«La questione salariale dovrebbe entrare nel programma di qualsiasi governo. I pensionati e i lavoratori italiani hanno redditi troppo bassi. Non è un caso che i consumi interni restino al palo. Constato che in questo governo ci sono anche economisti. Ma mi domando: come mai non valutano questo aspetto così elementare?».
Considera positivo l´ingresso di Follini nella maggioranza?
«Va bene tutto ciò che rafforza e che dà stabilità all´esecutivo. Per il sindacato è fondamentale avere un interlocutore stabile. Ma le sembra possibile che l´esecutivo sia finito nelle "trappole" della politica estera e delle questioni etiche, anziché occuparsi di ciò che interessa i cittadini? Ormai abbiamo una classe politica autoreferenziale, partiti oligarchici nei quali manca perfino il dibattito. C´è un grave scollamento tra la politica e la realtà».
A parte l´età pensionabile e i coefficienti, Prodi intende unificare gli enti previdenziali. Siete d´accordo?
«Prima vorrei che si parlasse d´altro e cioè del ritorno delle parti sociali al governo degli enti previdenziali. I partiti devono togliere le mani dagli enti. Le parti sociali non avrebbero mai permesso di far entrare l´Inpdai (la cassa dei dirigenti) nell´Inps a spese dei poveracci».
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