3/1/2007 ore: 11:39
"Pensioni" Il governo frena
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Pagina 3 - Primo Piano Ma i conti Inps fanno acqua Prima ha bocciato i disincetivi, poi ha dichiarato che la questione pensioni «non è urgente». Nel giro di pochi giorni, tra la conferenza stampa di fine anno e le prime dichiarazioni del 2007, il presidente del Consiglio ha raffreddato, e di molto, le aspettative in tema di previdenza. Gli scettici a questo punto sono convinti che non ci sarà nessuna riforma, oppure che alla scadenza fissata dal protocollo governo-sindacati (il 31 marzo) il risultato sarà solo un pasticcio. Una non soluzione insomma, proprio mentre la Corte dei Conti lancia un nuovo allarme sul bilancio Inps. Intanto, però, le parole di Prodi contribuscono a raffreddare il clima e a rassicurare sia l’ala sinistra della maggioranza sia i sindacati. «L’obiettivo è eliminare lo scalone del 2008 e aumentare le pensioni più basse» spiega il capogruppo alla Camera del Pdci, Pino Sgobio. Secondo il quale «sarebbe sciocco e assurdo» se qualcuno nell’Unione continuasse a parlare ancora di innalzamento dell’età pensionabile. «Le pensioni non sono una priorità» conferma anche Paolo Nerozzi della segreteria nazionale della Cgil. Le altre sigle, dalla Cisl all’Ugl, preferiscono parlare di previdenza integrativa (col primo gennaio è entrata in vigore la riforma del Tfr) e chiedere al governo di accelerare la campagna informativa. Nella maggioranza il ministro della Giustizia Clemente Mastella approva l’operato del premier: «Giusto affrontare le riforme senza fretta». Il padre della riforma, il senatore della Margherita Lamberto Dini, invece resta critico col premier. «La previdenza è una priorità - ribadisce in un’intervista che pubblica oggi “Milano Finanza” - sancita anche dal voto parlamentare sul Dpef». Non solo, ma la riforma «per essere vera», «deve prevedere anche dei disincetivi» e un «limite unico per donne e uomini». L’opposizione invece va all’attacco. «Prodi alza bandiera bianca e certifica la sua impotenza» dichiara Isabella Bertolini di Forza Italia. Per l’ex sottosegretario al Welfare Maurizio Sacconi (Fi) «Prodi non risolve il clima di incertezza affermando che la riforma della previdenza pubblica si farà senza fretta». Di qui alla fine di marzo il percorso, comunque, è già tracciato. Al conclave di Caserta della prossima settimana l’esecutivo dovrebbe definire la sua posizione. I sindacati, invece, dovranno mettere a punto la loro piattaforma e sottoporla ai lavoratori. Due i punti di riferimento: da un lato il programma dell’Unione, la cui priorità è il superamento dello «scalone» del 2008, e dall’altro il protocollo governo-sindacati che punta alla «piena applicazione del regime contributivo» e ipotizza il «rafforzamento dei criteri che legano l'età di pensionamento all'importo della pensione». Di fatto pensioni più basse e più anni da trascorrere al lavoro. Che i conti della previdenza siano in affanno, se ce ne fosse ancora bisogno, lo ha confermato ancora ieri la Corte dei Conti secondo la quale nel 2005 lo squilibrio tra prestazioni erogate e contributi incassati è salito da 8 a 10 miliardi di euro, passando rispettivamente da 120 a 125 miliardi e da 112 a 115 miliardi. Complessivamente la gestione finanziaria dell’ente «è peggiorata», e l’avanzo economico si è più che dimezzato passando dai 5,2 miliardi del 2004 ad appena 2,03. Ancora in passivo le gestioni di artigiani, commercianti e agricoltori, in attivo tutte le altre. [P.BAR.] |