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venerd? 20 ottobre 2006
Pagina 3- Economia
DAL 2007 - CON LO SBLOCCO, NUOVI FLUSSI POTRANNO ANDARE VERSO DIVERSE FORME DI PREVIDENZA INTEGRATIVA. ATTUALMENTE SOLO IL 9% DEI LAVORATORI NE USUFRUISCE
Pensioni private, si parte a gennaio
Francesco Spini MILANO
I fondi pensione suonano la carica. Dall’anno prossimo, con lo sblocco deciso con l’accordo tra governo, Confindustria e sindacati potranno finire verso le diverse forme di previdenza complementare nuovi imponenti flussi. Le stime parlano di 7 miliardi che andrebbero ad aggiungersi agli 11,3 miliardi che oggi gravitano tra fondi chiusi e aperti, oltre a quanto indirizzato su forme integrative pensionistiche sottoforma di assicurazioni Vita. Una manna, insomma, per un comparto che in Italia ? sempre stato affetto da un ?nanismo? di cui non si intravedeva la cura.
L’avventura del fondo pensione ?made in Italy? parte di recente, con il decreto legislativo targato 21 aprile 1993, numero 124. E’ quello della svolta, irreggimenta gli oltre 400 fondi preesistenti (per lo pi? aziendali) e, per i nuovi, suddivide l’universo della previdenza tra fondi chiusi e aperti. I primi, detti anche negoziali, sono riservati agli appartenenti di una determinata categoria o azienda. Gli aperti accolgono i versamenti di tutti i titolari di reddito da lavoro e di una conseguente previdenza obbligatoria. Uno sviluppo lento e tortuoso quello di questi fondi aperti, che non hanno trovato sponda per la difficolt?, riscontrata soprattutto da chi ne avrebbe pi? bisogno, i giovani, di comprenderne la necessit?. La parola chiave si chiama ?tasso di sostituzione?, ovvero il rapporto tra l’ultima retribuzione e il reddito assicurato dalla prima cedola di pensione Inps. I dati sono sconfortanti. Secondo una ricerca Irsa del 2004 un 53enne si attenderebbe a fine lavoro di ricevere il 76% dell’ultimo stipendio, in realt? ne ricever? il 67%. Pi? drammatica la situazione di un 33enne, che crede in un accettabile 69% e si ritroverebbe, senza assistenza pensionistica complementare, con un 51%, la met? di quanto guadagnava fino al mese prima.
La risposta al problema sta proprio nei fondi di pensione integrativa che possono colmare la lacuna. Attualmente, secondo i dati Covip (la commissione di vigilanza sui fondi pensione) a giugno 2006 esistono 43 fondi negoziali e 87 fondi pensione aperti. Questi ultimi sono addirittura diminuiti, visto che solo al termine del secondo trimestre ne erano stati censiti 92. Ma veniamo agli iscritti. Per quanto riguarda i fondi pensione negoziali, in un bacino potenziale che sfiora i 13 milioni di lavoratori, hanno aderito ad oggi solo in 1,183 milioni, il 9%. Il tasso di adesione pi? alto lo apportano i piloti e i tecnici di volo, la gran parte dell’Alitalia. Al loro Previvolo aderiscono 2.684 lavoratori su 3.000 potenziali. Tra i fondi storici, Fonchim (industria chimica e farmaceutica) ha un tasso di adesione del 64,1%, 120 mila iscritti, Cometa (metalmeccanici) include il 31,7% dei potenziali iscritti.
Per i fondi aperti i numeri sono ancora pi? desolanti. Su una platea sconfinata, quanti sono i lavoratori in Italia, gli iscritti sono poco meno di 418 mila. Una goccia nel mare del possibile. La parte del leone - visto che la classificazione per categorie merceologiche in questo caso non ha senso, mentre lo ha per gestore dei portafogli - lo fanno le Sgr, le societ? di gestione del risparmio, quelle che gestiscono i classici fondi comuni (raccolgono 112 mila iscritti) seguiti da Sim, assicurazioni e banche. Una regola diffusa negli Usa vorrebbe che pi? ci si avvicina alla pensione, minore dovrebbe essere la componente di rischio, legata per lo pi? al mercato delle azioni in Borsa. Gli italiani, quando pensano alla pensione, si dividono equamente tra aggressivi (il 36,5% sceglie portafogli azionari), equilibrati (il 33,9% va sui bilanciati, un po’ azioni, un po’ obbligazioni) e prudenti, col 29,6% che preferisce i bond. Cosa cambia? Il rischio, ovviamente, e di pari passo il rendimento. Nell’arco di 44 mesi (i fondi pensione andrebbero giudicati sulla lunga distanza, sostengono i gestori) solo gli obbligazionari puri col 7% si sono fatti battere dall’automatismo della rivalutazione del Tfr, al 10,3%. Nel complesso col 20,9% i fondi lo battono. Ma il saliscendi della Borsa ? sempre dietro l’angolo: c’? da scommettere, occorreranno nervi saldi.
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