24/4/2007 ore: 10:48
"PD" Il Cavaliere guarda a sinistra
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Pagina 13 - Politica Federazione addio Il Cavaliere adesso guarda a sinistra ROMA Alla Fiera del mobile di Rho-Pero, Silvio Berlusconi ha compiuto un altro passettino a sinistra. E’ uomo tenace, il Cavaliere, e non saranno gli altolà di Fini a farlo deflettere. Ieri ha parlato della Federazione di centrodestra come di un caro estinto. Ha detto quanto lui le voleva bene e ha sparso lacrime di rimpianto («Prima delle elezioni eravamo tutti d’accordo, poi qualcuno ha cambiato idea...»). Ha lasciato intuire che una rifondazione del centro-destra, come stanno facendo a sinistra, incontra troppi ostacoli, bisogna attendere che maturi. Però due mesi fa, quando nella maggioranza nessuno se lo filava, e le sue avances con i Ds cadevano nel vuoto, Berlusconi aveva altri piani. Non soltanto insisteva con gli alleati per fare di corsa la Federazione, ma ne aveva messo nero su bianco lo Statuto. Il testo, nel quale si stabiliva che chi ha più voti comanda mentre chi ne ha meno si adegua, era stato mandato in visione riservatissima a Fini («Okey Silvio, va bene»), a Rotondi per la Nuova Dc («Mi pare un tantino generico, ma sono d’accordo»), a Nucara per il Pri («Ne parleremo subito dopo il nostro congresso»). Non alla Lega, che rifiuta di starci, e tantomeno all’Udc. Aveva una fretta indiavolata, il Cavaliere, con il governo Prodi alle corde sulla base Nato, sull’Afghanistan, e le elezioni dietro l’angolo. Bisognava tenersi pronti a un grande show di compattezza per far dimenticare le liti della passata legislatura. E dopo? Dopo di allora, più nulla. Il Professore è rimasto in piedi, le elezioni sono svanite, di Federazione del centro-destra non si parla più. «Nessuno mi ha richiamato per sapere se aderiamo o meno», assicura il segretario del Pri. «Non ne so proprio più niente», giura Rotondi. «Silenzio totale», confermano dalle parti di Fini. Dove si percepisce un certo nervosismo, insieme con la sensazione che Berlusconi abbia iniziato a giocare una sua personale partita con alcuni spezzoni della maggioranza. Esempio: l’altro giorno ha colloquiato con Gerardo Bianco, «malpancista» della Margherita, il quale gli ha detto che per scrollare la pianta servirebbe il sistema elettorale tedesco. Guarda caso, ieri Berlusconi ha ripetuto che il modello della Germania non è affatto male, a Forza Italia converrebbe. In questi giri di valzer i vecchi amici, gli alleati dei giorni lieti e meno lieti, si sentono d’impaccio. Zavorra pronta a essere scaricata. Si sfoga in privato un oppositore di primo piano: «Silvio è sempre più attratto dalle sirene dalemiane e dai richiami di Franco Marini. Crede ogni giorno di meno alla possibilità di “spallate”, e vuole “vedere” che cosa gli offrono da quella parte. Non s’illude, però almeno desidera provarci. Telecom è solo un assaggio. La vero posta sono gli equilibri della Repubblica. Lui nulla chiede per sé, “solo” di tornare a contare. Ma se per caso gli aprissero la porta, come farebbe a portarsi dietro pure Bossi, Fini, Storace, magari la Mussolini? A quel punto, deve staccare il telefono e non rispondere più a nessuno...». Salvo tornare sui suoi passi, e rilanciare d’urgenza la Fed, casomai il dialogo con l’altra sponda dovesse abortire. Gli alleati, insomma, si sentono un po’ trattati come la morosa di scorta. Si aggiungano quanti, specie in Forza Italia, temono per la propria poltrona e sussurrano nell’orecchio al Capo che è un errore, questa Federazione non sembra carne né pesce, né accidente né sostanza. Inoltre una semplice sommatoria di due partiti «non scalda gli animi», avverte Gasparri. «Sposta a destra Forza Italia e concede troppo spazio di manovra a Casini», scuote la testa l’azzurro Sanza. Tanto varrebbe allora tornare all’idea originaria di Partito Unico, che quantomeno ha un suo fascino, fissa un grande appuntamento con la Storia, garantisce al Cavaliere un busto al Pincio come co-fondatore della Terza Repubblica. Ma Nando Adornato, che del Partito Unico è stato il precursore, evita di farsi illusioni: «Se vogliono, quel processo si può rimettere in moto in qualunque momento, appena i gruppi dirigenti danno il segnale». Confessa: «Solo che, di questo passo, lo vedremo nascere forse nel 2018...». |