"Opinioni" Eroiche Sconfitte - di Aris Accornero

EROICHE SCONFITTE |
di Aris Accornero Sullo sfondo del congresso Cgil c'? un protagonista che gli osservatori non hanno notato bench? domini gli eventi ben pi? della politica. La politica si mangia la scena perch? esibisce un Centro-destra burbanzoso e un Centro-sinistra esangue, che inducono Sergio Cofferati nella tentazione di fronteggiare la maggioranza e di surrogare l'opposizione. Questa rappresentazione sembra ovvia a chi fa risalire i guai dei sindacati al governo Berlusconi, che li sfida, e alla Confindustria di D'Amato, che li mette alle strette, mentre il retroterra dei partiti cui facevano riferimento ? collassato insieme al vecchio sistema politico. A tale rappresentazione manca per? qualcosa. Certo, essere sospesa fra quella pressione e questo vuoto porta la Cgil al massimo della tensione e la unisce intorno al leader come raramente capit? in passato. CONTINUA A pag.4
Le eroiche sconfitte del sindacato Aris Accornero
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Nel sindacato c'? quindi chi vorrebbe prolungarne il mandato, un'eventualit? affacciata da dirigenti schierati su posizioni antitetiche; e c'? chi vorrebbe fargli fondare un partito del lavoro, la cui assenza ? sentita da molti a sinistra. Ma forse Cofferati non far? n? l'una n? l'altra cosa. In ogni caso il problema della Cgil e della sinistra non ? quello. Sullo fondo del congresso, infatti, opera nel pi? fragoroso silenzio il vero deus ex machina della situazione: il post-fordismo, che sta cambiando il modo di produrre e di consumare attraverso profondi rivolgimenti dell'impresa e quindi del lavoro: produzione snella e fabbrica flessibile, just-in-time e integrazione orizzontale. Il post-fordismo ? anch'esso una diavoleria come il fordismo che lo ha figliato, ed ? per questo che tutti dobbiamo farci i conti. Ma se ? cos?, i ruoli dei protagonisti cambiano parecchio. I processi che differenziano il lavoro e destrutturano i rapporti di lavoro sono ancor meno imputabili al Centro-destra e alla Confindustria di quanto il fordismo stesso fosse imputabile a Henry Ford. Chi crede di avere trovato in questi attori l'assassino ignora il resto del mondo capitalistico e li gratifica di potest? immense, che non hanno. Centro-destra e Confindustria debbono piuttosto rispondere del modo con il quale intendono gestire quei processi, senz'altro pi? grossi di loro. ? una distinzione che non lenisce e non consola, ma almeno fa capire cosa succede, e poi previene dall'ingigantire l'interlocutore o l'avversario. Bisogna tenere conto delle spinte e degli stimoli espressi dal post-fordismo soprattutto quando si ha il fondato timore che, ponendo in discussione le regole sui rapporti di lavoro e sul mercato del lavoro, governo e imprenditori mettano a repentaglio la coesione sociale. La relazione di Cofferati presta attenzione ai processi di cambiamento, ma quando arriva al lavoro ogni apertura sembra cessare. La Cgil li vuole arginare perch? stravolgono le tradizionali tutele del lavoro, e a questo obiettivo ? orientata tutta la strategia. Ma ? una strategia che pu? reggere, e quanto? Non ? bastata la lezione del lavoro interinale, che veniva dipinto come la diavoleria delle diavolerie? Non ? bastato dire inutilmente di no al part-time per anni e anni? ? stata una cosa sensata farsi isolare per accontentare le Federazioni di categoria che volevano mantenere nei singoli contratti le motivazioni del ricorso ai contratti a termine, quasi identiche fra loro? E come mai la Cgil non ? andata al congresso con una alternativa al vuoto che il Libro Bianco presenta in fatto di ammortizzatori sociali? Con una bozza di "Statuto dei lavori"? Con il tracciato di una rete protettiva universalistica? Con una idea nuova sul sistema delle tutele: per esempio l'impegno dello Stato a garantire la continuit? di cittadinanza nella discontinuit? dei tragitti lavorativi? (Potremmo anche aggiungere: visto che il Centro-sinistra non ? riuscito a tutelare i collaboratori coordinati e continuativi, perch? non accettare l'ipotesi del contratto di programma?) In questi giorni si ? parlato troppo di sciopero generale, trasformando una scelta di lotta in un segnale fatidico che sembra eccitare certi ministri anzich? farli riflettere. In effetti la mobilitazione decisa unitariamente da Cgil, Cisl e Uil ha gi? espresso gli umori presenti nel mondo del lavoro; del resto le tre grandi confederazioni hanno 10 milioni di iscritti e - vedi caso - 10 milioni di italiani avevano bocciato la modifica dell'articolo 18 nel 2000. Chi ha la testa ce la deve mettere, anche di fronte agli strappi che le deleghe chieste dal governo devolvono all'aumento del tasso di attivit? (distorcendo perfino il Libro Bianco, dove troviamo molto decisionismo e niente federalismo). Come ha detto il capo dello Stato, una grande organizzazione come la Cgil ? una risorsa per il Paese. Sarebbe un peccato se, arroccandosi per vendere cara la pelle, la Cgil finisse col chiudersi in un angolo. Lo dico perch? ? appena stata tradotta dal Mulino la ricerca di Miriam Golden sulle "sconfitte eroiche", e il pensiero va ovviamente a quella subita dai sindacati alla Fiat nel 1980. Sabato 09 Febbraio 2002
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