"Opinioni" Disegno con la copertura stretta - di G.Cazzola

Disegno con la copertura stretta |
di Giuliano Cazzola
«L'attuazione delle deleghe di cui alla presente legge non deve comportare oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica». Così stava scritto (al comma 3 dell'articolo 4) a "chiusura" del disegno di legge delega in materia di pensioni, da mesi in quarantena alla Commissione Lavoro della Camera. Era una norma di salvaguardia, come se il Governo, per fare ammenda del rigore molto approssimativo che contraddistingueva il provvedimento, giurasse a se stesso di non caricare sui conti pubblici i costi di una revisione assai poco virtuosa. Poi, al Governo è bastato stilare una relazione tecnica per comprendere che la copertura finanziaria è come il coraggio di don Abbondio: «chi non ce l'ha non se lo può dare». E non è certo sufficiente una disposizione-catenaccio, giacché le leggi potranno riuscire, prima o poi, a trasformare l'uomo in donna e viceversa, ma non saranno mai in grado di fabbricare risorse che non esistono. La sostanza del problema è molto semplice: gli equilibri interni alla delega (ovvero il saldo tra entrate e spese connesse ai criteri del riordino) non consentiranno di fronteggiare il minor gettito derivante dalle misure di parziale decontribuzione per i nuovi assunti; toccherà, pertanto, alle leggi finanziarie assumersi i corrispondenti costi di volta in volta necessari. Così, la norma salva-oneri - piantata come una bandiera nel testo originario, ma divenuta un inutile orpello, messo lì a vietare quanto sarà assolutamente indispensabile compiere - è stata emendata: adesso prevede «oneri aggiuntivi a carico della finanza pubblica per le citate voci di spesa». Resta da chiedersi quale utilità abbia un intervento a tal punto depotenziato, da comportare non già un contenimento della spesa, ma da indurne una maggiore. Le soluzioni indicate (certificazione dei diritti, agevolazioni contributive per il proseguimento volontario) non serviranno a promuovere quell'innalzamento dell'età effettiva di pensionamento, assunto come obiettivo prioritario dalla Ue. Lo afferma, con chiarezza, la stessa relazione tecnica, sia quando stima che la "certificazione" (ovvero la promessa dell'intangibilità dei requisiti maturati) persuaderà, al massimo, il 4% degli aventi diritto a rinviare l'andata in quiescenza per il periodo medio di un anno, sia quando ricorda gli scadenti risultati realizzati dalle normative vigenti in materia di incentivazione della permanenza volontaria al lavoro: risultati che le nuove regole, più vantaggiose, non sembrano in grado di migliorare radicalmente. Inoltre, il discutibile incremento, in modo accelerato, dell'aliquota contributiva della gestione dei parasubordinati graverà su di una categoria di lavoratori che già ora sostiene con i propri surplus il bilancio dell'Inps, ma non consentirà di compensare - in termini economici - le misure di decontribuzione per i nuovi assunti. A proposito di questi ultimi, c'è un altro aspetto problematico da segnalare con preoccupazione. La relazione tecnica ha chiarito che l'inciso «senza effetti negativi sulla determinazione dell'importo pensionistico del lavoratore» non significa - come sarebbe logico intendere - che la salvaguardia del trattamento pensionistico deriverà (magari in proporzioni invertite rispetto alla situazione attuale) dalla somma della componente pubblica e di quella privata, ma che dovrà essere il sistema obbligatorio a garantire l'assenza dei suddetti effetti negativi «per cui - recita la relazione - a seguito della riduzione dell'aliquota di finanziamento non si ha la corrispondente riduzione dell'aliquota di computo». In parole povere, i nuovi assunti continueranno a vedersi accreditare annualmente il 33% della retribuzione pur versando solo il 28% di contribuzione. Anche in tal caso, la differenza peserà sulla finanza pubblica. Così, l'unica misura di carattere strutturale contenuta nella delega (la decontribuzione in presenza dello smobilizzo del Tfr) rimane in una "linea d'ombra" da cui potrebbe uscire soltanto grazie a una revisione veramente coraggiosa, purtroppo non alle viste. Sabato 11 Maggio 2002
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