19/2/2007 ore: 11:44
"NuoveBR" Altri iscritti Cgil indagati, è giallo sul numero
Contenuti associati
Pagina 4 - Politica Altri iscritti Cgil indagati, è giallo sul numero. L’ideologo Davanzo fa scena muta INTERROGATORI Un’indagine che potrebbe ancora riservare molti colpi di scena. L’impressione a riguardo, al termine del quarto ed ultimo giorno di interrogatori al palazzo di Giustizia di Milano, è sempre più forte. Novità potrebbero arrivare anche sul numero di iscritti della Cgil coinvolti nell’attività del Partito comunista politico e militare. Al momento, agli otto iscritti tra i quindici arrestati lunedì (tra cui spicca il delegato sindacale Vincenzo Sisi, capo della cellula torinese), bisogna aggiungere Massimiliano Murgo, delegato sindacale della Marcegaglia di Sesto San Giovanni e fresco destinatario di un avviso di garanzia. Murgo, accusato di partecipazione a banda armata, associazione sovversiva e attentato con finalità di terrorismo, ieri ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni, per difendersi dalle accuse: «I poliziotti sono sbucati a casa mia alle cinque del mattino di lunedì ed erano a volto coperto e con le pistole in mano. Ma io di tutta questa storia non so proprio nulla, degli arrestati dell'altro giorno conosco Gaeta da 15 anni perché viviamo nella stessa città, degli altri indagati non ne conosco nemmeno uno. Ho sempre fatto lotta politica e sindacale a viso aperto e sono convinto che il sindacato è anche un luogo dove ci si può confrontare e discutere». Poi fa addirittura una battuta: «Domani (oggi, ndr) io a Vicenza ci vado, a meno che stanotte non mi arrestino...». Le forze dell’ordine hanno condotto una perquisizione anche alla Marcegaglia, sequestrando il computer della Rsu. Oltre a Murgo, si ha tuttavia la certezza dell’esistenza di altri iscritti alla Cgil tra la settantina di indagati a piede libero presenti in questa inchiesta ed i cui nomi non sono ancora di pubblico dominio. Il gip Salvini ieri ha concluso gli interrogatori di garanzia dei quindici arrestati, ascoltando gli ultimi tre. Alfredo Davanzo, considerato l’ideologo del gruppo e legato alle br degli anni ottanta, nonché curatore del foglio clandestino l’ “Aurora”, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni spontanee per ribadire di essere un «prigioniero politico» e alleggerire la posizione di Davide Rotondi, un altro degli arrestati, che aveva coperto la sua clandestinità. Salvatore Scivoli, ex rapinatore divenuto brigatista in carcere, difeso dall’avvocato Ugo Giannangeli, si è anche lui avvalso della facoltà di non rispondere alle domande del gip. Il suo legale ha presentato ricorso per la nullità della custodia cautelare, contestando i cinque giorni di divieto di colloquio tra carcerati e legali, voluto dal gip Salvini. Ha invece risposto alle domande Federico Salotto, 22 anni, a cui i pm contestano la presenza ad una delle riunioni del gruppo tenutasi in Svizzera. Il legale, Carlo Covi, racconta che il suo assistito ha spiegato di «non far parte del Partito e di aver preso parte alla riunione in Svizzera perché aveva letto l’annuncio sul Indymedia. Riunione che peraltro si è svolta in un locale in pieno centro per parlare di problemi legati al G8. Non era certo una riunione di una cellula terroristica. Ha ribadito di essere soltanto un militante del centro sociale Gramignia di Padova». L’avvocato Covi ha poi raccontato della sua breve breve visita, in carcere, ai suoi assistiti Davide Bortolato ed Alesseandro Toschi: «Bortolato si è dichiarato prigione politico dello stato, che lo ha arrestato per il suo essere comunista. Toschi denuncia di essere stato preso al mattino, quando si trovava nel suo letto. Lo hanno “incaprettato”, ancora nudo, incappucciato e portato via così» |