16/1/2006 ore: 11:20
"MilanoRoma" Il giudice: «ultimi in Europa»
Contenuti associati
Pagina 10 - Interni «Basta, siamo gli ultimi in Europa» Ecco un giudice tra i «culattoni», come direbbe - e infatti ha detto, fedele al suo stile - il ministro Calderoli. Un giudice quasi in pensione che non si sente né una star né la pecora nera del mondo che rappresenta quando solidarizza con i duecentomila di Milano e denuncia il tentativo di ritrasformare le donne in «meri contenitori della specie». Legge dai suoi appunti, senza enfasi: «Negli ultimi tempi la laicità dello Stato è messa in discussione. Vi ricordo che rispetto alla libertà e ai diritti non si può mai abdicare». E ancora: «Dicono che i Pacs servono alle unioni omosessuali. Non è vero ma se anche così fosse? Questo ci dice che c´è bisogno di una legge, che non si può continuare a chiudere gli occhi di fronte ad un fenomeno sociale né accettare che l´Italia, sui diritti civili, sia il fanalino di coda dell´Europa». Nessuna violazione della Costituzione, nessuna insidia per il matrimonio. Bravo! Bravo!, «Grazie del tuo coraggio!», gli urlano. E sono coppie di lesbiche, fidanzati gay, mamme con bambini, disabili in carrozzella, facce di politici come il radicale Daniele Capezzone che denuncia «l´Opa del Vaticano sulla società italiana e i troppi Giovanardi nel centrosinistra» o il diessino Franco Grillini che guarda il cielo terso e poi conferma solenne: «Dio ci vuole bene». Chi si aspetta, come il ministro Castelli, pronto al provvedimento disciplinare, un Palombarini-Milingo, gran cerimoniere ribelle di improbabili matrimoni di piazza, rimane deluso. Questa è una manifestazione «politica», non un altro Gay Pride, precisano subito gli organizzatori. Solo qualche nota di colore tenuta ai margini, allegramente tollerata, come l´abito da sposa di Vladimir Luxuria o il boa di struzzo tinto di viola di un tal Emilio. Sul palco di piazza Farnese ci sono sì cinque coppie disposte a raccontare pubblicamente la loro storia ma Palombarini non le benedice, rivendica i loro diritti come fanno altri due suoi colleghi presenti in piazza, Franco Ippolito e Ignazio Patrone, presidente e segretario di Magistratura democratica. Alessandro Cecchi Paone, uscito combattivo ed eccitato dal suo personale outing («Il Vaticano non si permetta di giudicarci, Tremaglia è un fascista razzista, Giovanardi un cialtrone») presenta i candidati ai Pacs, coppie etero, lesbo, gay: Pasqualina e Andrea, Paola e Luisella, Cristina e Luca, Agata e Anna (23 anni insieme), Alfredo e Claudio. Dicono: «L´amore ce lo siamo preso, non vogliamo provocare nessuno, urtare nessuno, solo veder affermata, riconosciuta, la nostra esistenza. Paola Concia si rivolge al centrosinistra più cauto: «I diritti degli omosessuali non tolgono niente a nessuno, semmai aggiungono solidarietà, dignità ad un Paese bistrattato da questo maledetto presidente del Consiglio». Si tengono per mano, si fanno fotografare, si emozionano. L´europarlamentare Pasqualina Napoletano si è un po´ vestita da matrimonio, una rosa di velluto bordeaux fissata sul cappotto scuro. Da sotto il palco invano qualcuno insiste: «Bacio! Bacio!». Loro stanno seri, non è giornata. Lella Costa, che conduce entusiasta la kermesse, se li guarda e dice: «Mi fanno tenerezza». Atmosfera gioiosa, colonne sonore improbabili, anche Raffaella Carrà con «Com´è bello amarsi da Trieste in giù». Enrico Boselli, Gianni Cuperlo, Alfonso Pecoraro Scanio, Giovanni Berlinguer, Franco Giordano fanno il monitoraggio della piazza. Prodi mortificato? Gli passerà... Un unico momento teso quando prende il microfono Adelina Parrillo, la compagna, non moglie, di Stefano Rolla, caduto a Nassyria. Fu tenuta fuori dalla chiesa dove si celebrava la commemorazione ufficiale dei caduti. Le è impossibile dimenticare il torto subito, pronuncia parole dure, sotto emozione: «Voglio un´Italia vera, non quella che appoggia falsamente i tricolori sulle bare». |