"Metalmec" Calearo: una svolta positiva ma onerosa
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venerdì 20 gennaio 2006
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Intervista
Calearo: una svolta positiva ma onerosa Sarà l’ultima con queste regole arcaiche
PAOLO BARONI
«E’ un accordo oneroso, ma positivo. Però deve anche essere l’ultimo accordo che noi facciamo con questo sistema arcaico e fuori dalle regole di mercato: le imprese metalmeccaniche vivono di concorrenza e di mercato ed il fattore tempo è fondamentale». Il presidente di Federmeccanica Massimo Calearo riemerge in tarda mattinata dalla no-stop di 20 ore che l’ha visto impegnato con i leader di Fiom, Fim e Uilm. E’ stanco ma soddisfatto. «Abbiamo siglato un buon accordo - spiega -. Senza vincitori nè vinti. Come imprese abbiamo dimostrato certamente un grande senso di responsabilità siglando un’intesa che tiene conto delle compatibilità delle nostre aziende ma anche dei disagi dei lavoratori».
Quanto avete impiegato per arrivare alla firma?
«Tredici mesi».
Con quante ore di sciopero?
«Settanta, settanta ore di sciopero. Che hanno danneggiato le imprese che avevano lavoro e che con i blocchi stradali e ferroviari sono arrivate all’assurdo di danneggiare anche i cittadini. Veramente un abisso».
Qual è stata la chiave di volta della trattativa?
«Il fatto che non ci siamo fermati sul vessillo dei 100 euro. Perché se si fossimo arroccati su posizioni di principio per un euro in più o in meno, questo contratto non si sarebbe chiuso. del resto noi eravamo arrivati ad offrire 94,5 euro saliti poi a 98, i sindacati invece partivano da 105 euro più 25. Se mi permette, direi che si è trattato di un giusto compromesso, che dimostra, al di là di tutto, la maturità delle parti sociali».
Anche la Cgil?
«La Cgil si è più volte alzata e anche la Fiom si è mostrata molto intransigente. Ma secondo me è stata anche molto più matura del passato: si è infatti risieduta al tavolo per due volte, ha combattuto sino all’ultimo secondo, ma poi alla fine ha firmato. Al di là della componente economica questo è un altro risultato importante che abbiamo raggiunto: c’è stata una prova di grande maturità da parte di tutti i protagonisti, di Federmeccanica che è riuscita a tenere il tavolo e di Fiom, Fim e Uilm che sono riuscite a ricompattarsi».
A proposito di compatezza: nei giorni scorsi si era parlato di una Federmeccanica divisa, piccoli contro grandi...
«E’ stata una sceneggiata. E lo posso dimostrare tranquillamente: a parte queste ultime ore di trattativa, l’ultimo consiglio direttivo e l’ultima giunta dell’associazione, che io pensavo potessero essere movimentate, sono invece risultate monolitiche e veloci, senza alcuni dissidio».
Reazioni dalla base dopo la firma?
«Tantissime. Telefonate, messaggini sul telefonino e dichiarazioni di tanti colleghi: tutti a favore. Colleghi piccoli, medi e grandi, dal nord al centro al Sud: tutti ci ringraziano per aver reso questo servizio all’industria metalmeccanica».
Dei soldi abbiamo detto. Per quanto riguarda la parte normativa un altro capitolo delicato riguardava la flessibilità, gli orari, il lavoro al sabato...
«Su questi temi qualcuno potrebbe sostenere che non abbiamo portato a casa niente, qualcun altro potrebbe dire non abbiamo mollato niente, io dico invece che abbiamo portato a casa un segnale importante da Fiom, Fim e Uilm. Mi riferisco in particolare all’ottimo contratto di apprendistato, molto moderno, molto favorevole alle imprese e alle nuove assunzioni, e all’allargamento del ricorso agli orari plurisettimanali. Siamo molto lontani da quello che noi vorremmo però speriamo che questo “seme” possa crescere in futuro».
Sulla flessibilità istituirete un tavolo di confronto, in questa sede riproporrete la questione dei sabati?
«Oggi no, dopodomani sì. Dopodomani si discute di tutto: di sabato, di orari e di organizzazione del lavoro, tema quest’ultima che interessa molto anche il sindacato».
In tutta questa vicenda avete lamentato una assenza della politica...
«Beh, da questo governo non abbiamo ricevuto niente, o poco. Se, ad esempio, la riduzione del cuneo fiscale fosse stata maggiore avremmo potuto chiudere il contratto tanto tempo fa. Si sono preoccupati dei blocchi stradali, ma sulla competitività delle imprese non abbiamo sentito una parola».
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