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«Medicine al supermarket? Non sono caramelle»

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    venerdì 3 giugno 2005

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    «Medicine al supermarket?
    Non sono caramelle»
    L’Antitrust apre alla vendita «all’ingrosso» e plaude agli sconti di Storace. Rivolta dei farmacisti
      di Salvatore Maria Righi/ Roma
        L’ANTITRUST rilancia la palla, anzi il farmaco, e sul decreto tagliaprezzi continuano le polemiche e le critiche. L’authority ha gettato benzina sul fuoco ieri, partendo dal presupposto - un po’ controcorrente - che il provvedimento del governo sia positivo. Secondo l’Antitrust però va perfezionato e mirato, per renderlo ancora più efficace. Figurarsi i farmacisti che in gran parte sono sul piede di guerra e hanno fatto capire di non voler assolutamente praticare sconti sui farmaci di fascia C, cioè quelli senza prescrizione medica. Forse anche per questo, per correre ai ripari di un decreto che promette di rimanere inascoltato (c’è un facoltà, non un obbligo a praticare le riduzioni di prezzo), l’Antitrust ha fatto sei proposte.
          Prima di tutto, non limitando lo sconto al massimo del 20%: secondo l’autorità, in questo modo si introduce un prezzo minimo dei farmaci. Siccome il punto focale della questione è la concorrenza vera o presunta, al secondo punto delle proposte c’è quella di mettere in vendita i farmaci anche nei supermercati. La «liberalizzazione della vendita dei farmaci di automedicazione (da banco)» non può che far bene al mercato, sostiene l’Antitrust. Ma su questo punto c’è chi promette battaglia e si schiera ancora di più contro il provvedimento di Storace. Federfarma, la federazione dei titolari di farmacie, prende un po’ in giro il decreto e la sua ratio, che equiparerebbe «i medicinali non soggetti a ricetta» a prodotti di largo consumo come le caramelle. «I farmacisti ritengono che sono farmaci e come tali soggetti ad un rapporto costo-beneficio. Se tuttavia fosse vero il contrario, come lascerebbe pensare il contenuto del decreto legge Storace - si legge in una nota di Federfarma - allora sarebbe giusto il punto di vista dell’Antitrust che trae tutte le logiche conseguenze (prezzo completamente libero, vendita al supermercato con offerte speciali e liberalizzazione dei distributori intermedi)». I farmacisti invitano una volta di più il ministro della Salute a controllare a monte il prezzo dei farmaci italiani, tra i più cari d’Europa, e quindi mettere qualche laccio ai produttori. Non vuol sentire parlare di lacci invece l’Antitrust che propone anche farmaci a dosaggio, della ricetta che prevede il solo principio attivo, il no al prezzo massimo e invece l’abolizione del prezzo unico e dell’obbligo per i grossisti di detenere almeno il 90% dei medicinali di fascia C. insomma, tutto il contrario di quello che sostiene Federfarma che invita Storace, nientemeno, «a riflettere e ad adottare nell'interesse dei cittadini misure di segno opposto alla liberalizzazione». Lo stesso ministro. forse costretto dall’aria che tira intorno al suo provvedimento, è stato costretto a prendere una posizione non favorevole alla vendita dei farmaci nei supermercati: «La proposta dell'Antitrust è affascinante ma nei supermercati non abbiamo la stessa garanzia che si ha nelle farmacie. Credo che in Parlamento - ha detto Storace - ci sarà una discussione e non penso che sia quella auspicata da Federfarma». La battaglia continua, e le farmacie potrebbero diventare trincee.

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