17/5/2004 ore: 10:31

"Libro" Mobbing, se lo conosci lo eviti

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17.05.2004

un libro con «l’Unità»
Mobbing, se lo conosci lo eviti

Antonella Marrone

Esce oggi in edicola con «l’Unità» «Mobbing» di Antonella Marrone, manualetto per riconoscere e combattere il mobbing. Del libro, anticipiamo la parte dedicata alla prevenzione.

In Svezia, in Inghilterra, negli Usa e in Germania, dove il mobbing è da anni oggetto di studio per i ricercatori sociali, hanno elaborato anche piani di prevenzione. L’Europa ha dato una grossa mano nel segno della prevenzione, con una risoluzione emanata nel 2001 in cui si chiede agli stati membri di incentivare accordi e promulgare leggi contro le violenze psicologiche sul lavoro, per fermare il mobbing.

In Italia i responsabili del personale - oggi chiamati responsabili delle risorse umane - sono prevalentemente orientati verso compiti amministrativi ed eventualmente disciplinari. Ma difficilmente hanno la capacità e la formazione per risolvere, all’interno dell’azienda, altri problemi che non quelli, appunto, amministrativi o forse organizzativi. Ciononostante, in attesa che le aziende si facciano più «protagoniste» in questo settore, sono stati fatti anche da noi accordi importanti, come l’accordo di cli ma (vedi tra i nostri materiali) a Torino, l’accordo tra i sindacati e diversi ministeri (noi riportiamo quello del Ministero dell’Interno), l’accordo per i lavoratori statali, mentre i sindacati hanno attivato diversi sportelli di ascolto e di intervento antimobbing e hanno iniziato attività sensibilizzatrici su tema.

Oltre le buone intenzioni e i principi, però può accadere di trovarsi in situazioni sospette, non chiare, in cui non si sa che cosa fare o che cosa pensare. Ecco cinque consigli pratici come comportarsi:

Fermatevi a riflettere - la prima cosa da fare è distaccarsi da ciò che state vivendo e che vi procura disorientamento, disagio, sofferenza. Siate consapevoli che quello che sta accadendo non è colpa vostra. Mettetevi nella condizione di affrontare con calma un lungo percorso di contrasto a quanto state subendo, il vostro equilibrio e la forza per affrontare la situazione sono la vostra carta vincente. Ricordate che dimettervi per sfuggire al mobber rappresenta un danno irreparabile per voi e la realizzazione dell’obiettivo dell’azione persecutoria. Leggete qualche buon testo sul fenomeno del mobbing (ne troverete in appendice), evitate di rincorrere le azioni del persecutore rispondendogli con comportamenti istintivi e improvvisati.

Cercare aiuto - sul posto di lavoro il primo aiuto va cercato nelle rappresentanze sindacali presenti in azienda o nel rappresentante per la sicurezza. Laddove non ci fossero o non fossero in grado di sostenervi potete rivolgervi alle strutture esterne come gli sportelli antimobbing centri spe cializzati. Comunque denunciate il prima possibile al datore di lavoro quello che vi accade. Se avete bisogno di sostegno psicologico potete affidarvi alle strutture pubbliche specialistiche (ve ne sono anche di specializzate in questo fenomeno). Seguite scrupolosamente i loro consigli senza pensare che un periodo di riposo e di cura sia un segnale di vittoria per il mobber. Cercate sostegno e solidarietà nell’ambiente famigliare, negli amici. Se il vostro partner non vi capisce coinvolgetelo negli incontri con gli addetti agli sportelli antimobbing, con i medici, gli avvocati, capirà che il problema non nasce dal vostro atteggiamento, ma è un fenomeno sociale che capita a molti indipendentemente dal carattere o dal modo di fare di ognuno. Comunicate anche al vostro medico di famiglia i vostri sintomi descrivendoli in modo analitico.

Raccogliete i dati - annotate quello che vi sta accadendo sia dal punto di vista lavorativo (cambio di mansioni, privazione degli strumenti di lavoro quali circolari, riunioni, avvisi oppure telefono fax, computer, ecc; giudizi sul lavoro che svolgete, sovraccarico di lavoro o stato di continua assenza di lavoro) che dal punto di vista personale (esclusione da momenti collettivi usuali quali la pausa di caffè, la mensa, ecc.; pettegolezzi, maldicenze, allusioni, commenti ad alta voce sgradevoli oppure minacce, rimproveri, urla, prese in giro, molestie sessuali). Raccogliete tutte le prove scritte (lettere da parte aziendale che modificano le mansioni, il ruolo, i metodi di lavoro, provvedimenti disciplinari, richiami scritti o verbali, ecc.). Se incontrate solidarietà raccogliete anche le testimonianze di colleghi o di ex-colleghi che hanno conosciuto o magari subito situazioni simili a quella che state vivendo. Infine se vi siete rivolti a strutture mediche o psicologiche conservate le diagnosi e le ricette delle terapie.

Definite i vostri obiettivi - insieme alle persone che via aiutano chiarite quali sono i vostri obbiettivi: reintegro in caso di licenziamento, annullamento delle dimissioni, rassegnazione delle mansioni, risarcimento economico per l’accaduto e per i danni subiti, condanna del mobber. Evitate di seguire obbiettivi fuorvianti quali: la vendetta, l’umiliazione di chi vi ha cacciato in questa situazione, vantaggi economici o di carriera. Tenete presente che ripristinare la esatta situazione precedente al mobbing è difficile e che si può avere giustizia soprattutto attraverso la condanna dell’accaduto e il ristabilimento di una situazione dignitosa per voi.

Si può vincere - il vostro impegno è utile soprattutto per voi, ma anche per tutti coloro che nello stesso posto di lavoro, se nulla cambiasse, possono diventare a loro volta vittime di mobbing.
















   

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