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"Libri" Ghezzi: E Cofferati decise di andare a Bologna

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    venerd? 25 maggio 2007

    Pagina 14 - Economia & Lavoro



    IL LIBRO
      ?La strada del lavoro? di Carlo Ghezzi, per molti anni sindacalista Cgil e oggi presidente della Fondazione Di Vittorio
        E all’improvviso Cofferati decise di andare a Bologna
          Pubblichiamo un’anticipazione del libro ?La strada del lavoro? (Baldini&CastoldiDalai) di Carlo Ghezzi, per molti anni sindacalista della Cgil, oggi presidente della fondazione Di Vittorio. Questo capitolo ?L’elefante resta solo? valuta la scelta di Sergio Cofferati di candidarsi a sindaco di Bologna
            Sergio Cofferati aveva preparato per tempo il ritorno alla Bicocca. Cercava di ripartire dalla sua fabbrica e di interporre una cesura fra la direzione della Cgil e il futuro che lo aspettava e per il quale desiderava costruirsi una nuova legittimazione. Cos? il 2 novembre del 2003, alle 8 di una mattina fredda e asciutta, facendosi largo tra i flash dei fotografi timbr? il cartellino alla Pirelli. Ad attenderlo c’erano i vecchi delegati della Rsu ormai ingrigiti come lui.

            Dopo un anno, candidandosi a sindaco di Bologna, ha intrapreso una nuova esperienza politico-istituzionale. Quali siano state le ragioni di questa decisione, sulla scena politica sono venute a mancare la sua leadership e l’ampia convergenza attorno a un sistema di valori e a un modo di agire che ha riscosso consensi diffusi in tanta parte della sinistra e in disparati settori democratico-progressisti. Tessendo una vasta rete di rapporti e di interlocutori Cofferati aveva contribuito a rendere visibile l’impegno, la passione, la disponibilit? e le dimensioni di un ampio schieramento riformatore.

            Eppure nessuna voce importante si ? levata a stigmatizzare il fatto che sia stato costretto ai margini della scena politica nazionale. Tantissime donne e uomini, che hanno creduto nella possibilit? di un loro protagonismo, hanno perso un punto di riferimento e hanno vissuto la sua scelta come un abbandono. Si sono sentiti orfani di un disegno politico. Questa tenace rete di persone appare talvolta sommersa, a volte addirittura in sonno. Non riesce a strutturarsi in forme permanenti, a esprimere una rappresentanza politica non estemporanea, a dare compiutezza alle proprie potenzialit? di consolidare alleanze per riprogettare il Paese. I leader dei partiti della sinistra non hanno apprezzato questo attivismo, anzi si sono mostrati arroccati, timorosi, diffidenti verso tale generoso e creativo desiderio di fare politica. Anche se disorganizzate, deluse e disperse, queste tante persone - dall’universo del lavoro - continuano a volere un mondo pi? giusto e, per fortuna, rimangono una risorsa incomprimibile della democrazia italiana. Forse aspettano un partito che non c’?.

            Il gruppo dirigente dei Ds ha avuto un comportamento miope e punitivo. Ha spinto Cofferati alternativamente verso una sciagurata scissione o verso l’allineamento subalterno a politiche e orientamenti da lui non condivisi. Non gli ha perdonato gli obiettivi delle sue battaglie e le alleanza che aveva costruito attorno alla Cgil. Come a Luciano Lama, ritiratosi a fare il sindaco di Amelia, un paesino in Umbria, la sinistra non ha offerto a Cofferati un’opportunit? di direzione all’altezza delle sue qualit?. Ha scelto invece di non far contare quella voce del lavoro che, indubbiamente, lui ha ben rappresentato.

            La Cgil, sotto la direzione di Guglielmo Epifani, ha continuato a fare il proprio mestiere. Tuttavia il sindacato da solo non basta. Pu? momentaneamente ed eccezionalmente supplire alla politica ma non pu? sostituirsi a essa. Cos? anche il lavoro seguita tutt’oggi a essere male e scarsamente rappresentato. ? questa la problematica irrisolta che ciclicamente travagliata la sinistra italiana da oltre un secolo.

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