"Lettere" Nichi Vendola: I licenziamenti si trasformano in arma di ricatto
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I LICENZIAMENTI SI TRASFORMANO IN ARMA DI RICATTO
Ai dipendenti della Cascina dico: nemico è chi lucrava sul cibo e sui vostri stipendi
Caro direttore, come non stupirsi, come non scandalizzarsi dinanzi alle vergogne del clan de «La Cascina»? Anche gli spiriti più disincantati vengono spiazzati dal cinismo criminale che corre sul filo di quei telefoni intercettati. Anche i palati più avvezzi alla fenomenologia della truffa provano disgusto per quel sapore acre di putrefazione che accompagna un´inchiesta francamente sbalorditiva. Altro che «Comunione e Liberazione»: qui siamo alla giostra degli appalti impossibili, al vortice impazzito di un clientelismo che divora la politica e corrode la libertà di informazione, all´inquinamento sistematico delle regole e della mensa. Quella carne fetida scolorita con la trielina, quel grembo di tonno che cova uova di mosche, quei reperti archeologici di pollo, questo cibo malato e avvelenato: cosa sono, un´invenzione maligna del magistrato? Il frutto di uno scoop di giornalisti all´abbordaggio? La visione onirica di genitori troppo stressati? Il companatico, di vermi e bacilli dei pasti ospedalieri, del vitto per i bambini dell´oncologia pediatrica, dei pasti delle mense scolastiche, quell´additivo chimico di furto di salute e furto di denaro meriterebbe molto più di un´inchiesta giudiziaria: meriterebbe una rivolta popolare. Contro i trafficanti di sacralità griffata CL, contro il centro-destra vorace che taglia i servizi ospedalieri buoni per appaltare al "privato a-sociale" delle Cascine e delle Fiorite quelli che saranno servizi a buon rendere. Questa vergogna merita uno stigma morale forte e inappellabile. La giustizia si occuperà di appurare e apprezzare le singole posizioni penali. Ma la politica e la società civile non possono esimersi dal giudicare questa porcheria per ciò che è: un delitto tra i più odiosi. E la Chiesa non può tacere dinanzi a chi si fa scudo di precetti cristiani per nascondere pratiche più che pagane. Aggiungo che non si potrà far pagare ai lavoratori de "La Cascina" il prezzo dello scandalo: già essi hanno pagato molti prezzi, forse trattamenti salariali al limite dell´ingiuria, con quelle buste paga che dicono forse più di una speranza che non di una realtà. Ma in troppe aziende si usa scrivere sulla busta paga una cifra che non corrisponde a quanto viene effettivamente versato nelle tasche dei dipendenti. Mi si consenta una nota finale di carattere personale: la dedico ai mascalzoni che in queste ore stanno cercando di montare la rivolta dei lavoratori contro che ha il dovere di reprimere i delitti, contro chi ha il dovere di informarne la pubblica opinione, e contro chi si è sempre battuto per coniugare diritti e legalità. Nella città di Bari si dice che io sia tra i responsabili della possibile perdita di lavoro di chi naturalmente non ha responsabilità delle truffe o del cibo avariato, ovvero di quei dipendenti a cui va assicurato un posto di lavoro. Io lotterò per loro, perché possano lavorare ancora: ma lotterò perché sia revocato l´appalto a "La Cascina". A quei lavoratori vorrei dire: i vostri nemici sono gli stessi che lucravano sui vostri salari e sul cibo per i bimbi. E´ a loro che dovrete indirizzare la vostra sacrosanta rabbia.
Nichi Vendola (l´autore è deputato di rifondazione comunista)
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